venerdì 21 dicembre 2012

Non siamo calzini ma persone

– E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa?
– Già.
– Già. Uno ci pensa e alla fine decide. Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di farla quella cosa di cui ha tanta voglia: e la fa: ed eccola lì la schifezza.
– Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza?
– No. Ma sta' attento: dato che non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire per star dietro ad un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi si paga. È solo questo davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi a scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante. 

[A. Baricco, "Castelli di rabbia"]

Pensieri dalla fine del mondo

21 dicembre 2012, ultimo giorno - ormai lo sa anche il cane della mia vicina di casa - del calendario Maya. Dice: e che sarà mai, la fine del mondo? Ecco, appunto: per qualcuno, a quanto pare, sì.
Ora. Lo scettico che è in me è molto poco incline a credere ad una cosa del genere - non più di quanto lo sia a credere a tutta la fin troppo nota mitologia cristiano-cattolica, che nei giorni a venire darà ahimé il meglio di sé.
E tuttavia, in linea di teoricissimo principio: non sarebbe bello, in qualche senso, che accadesse una cosa del genere? Esserci, voglio dire. E' un discorso più generale, che va ben al di là della strana data di oggi: non è bellissimo, oltre che quasi ovviamente assai spaventoso, esserci, quando accade qualcosa che segna una netta discontinuità con il passato? Per dire: esserci, il giorno in cui un'astronave aliena giungerà sul nostro pianeta. Esserci, il giorno in cui per la prima volta un uomo ha messo piede sulla luna. Esserci, il 25 aprile del 1945: non riesco nemmeno ad immaginare l'emozione di incontrare qualcuno che ancora non sa, e potergli dire "E' finita la guerra!".
Da un certo punto di vista, volendo portare il discorso un passo più avanti, sarebbe bello - bello non certo nel senso di qualcosa di gradevole; forse piuttosto nel senso di qualcosa di emozionante, di vivo - vivere in un periodo storico meno - apparentemente? - tranquillo di quello attuale: aver fatto la Resistenza, o il '68, avere visto - visto nel senso delle immagini che entrano negli occhi per non lasciarti mai più - l'orrore dei campi di sterminio nazisti, o la dittatura cilena di Pinochet.
Dubito che il mio nonno materno, che tra il 1943 ed il 1945 passò più di un anno e mezzo prigioniero in un campo di lavoro tedesco, apprezzerebbe troppo questo mio (s)ragionamento: e tuttavia il più bel racconto di guerra, ma forse dovrei dire di pace, che io abbia mai sentito - bello in quel senso là, voglio dire - lo devo a lui, alla sua esperienza diretta ed alle parole con le quali, poi, per tutta la vita se l'è portata dietro - e dentro.

Così... non ho una gran voglia di partecipare al gran finale di questo nostro pianeta - e tuttavia: non sarebbe, in qualche modo, bellissimo?

giovedì 20 dicembre 2012

Luoghi

I computer inutilizzabili causa esecuzione di un giro di antivirus straordinario, con tanto di collega deputato ad occuparsi della cosa. Due pennarelli, uno rosso ed uno verde, ed una lavagna.
Quale migliore occasione, nel primo pomeriggio di ieri, per trascinare due colleghi - Laura e Sam, compagni di banco e dunque in qualche modo di viaggio - in un emozionante viaggio nella terra incredibile della geometria analitica e dei luoghi geometrici?

Primo passo: data la definizione di ellisse come luogo geometrico dei punti del piano per i quali è costante la somma delle distanze da due punti, detti fuochi, determinarne l'equazione - che ricordiamo essere $$\frac{x^2}{a^2} + \frac{y^2}{b^2} = 1$$ nel caso di ellisse centrato nell'origine che interseca gli assi in$$A_{1,2} (\pm a, 0)$$ e $$B_{1,2} (0, \pm b)$$.

Nell'immagine che segue i passaggi del calcolo (essendo $$F_{1,2} (\pm f, 0)$$ i fuochi):



Secondo passo: determinare l'equazione del luogo dei punti che vedono l'ellisse sotto un angolo retto, di quei punti cioè le tangenti all'ellisse passanti per i quali risultano perdendicolari tra loro.

Nell'immagine che segue la lavagnata con la soluzione.
Nel dettaglio, si procede così:
  1. si scrive l'equazione dell'ellisse: $$\frac{x^2}{a^2} + \frac{y^2}{b^2} = 1$$
  2. si scrive l'equazione della generica retta di coefficiente angolare $$m$$ passante per $$P(x_p, y_p)$$: $$y = y_p + m(x - x_p) $$
  3. si mettono in sistema le due equazioni, ottenendo un'equazione di secondo grado in x per la quale si pone uguale a zero il determinante (condizione per la quale le rette risultano tangenti alla conica)
  4. si ottiene un'equazione di secondo grado in m, le cui soluzioni sono i coefficienti angolari delle tangenti all'ellisse in funzione di $$(x_p, y_p)$$
  5. si pone la condizione di ortogonalità: le due soluzioni $$m_{1,2}$$ devono essere antireciproche. Anziché calcolare $$m_{1,2}$$ e porre $$m_1 = -\frac{1}{m_2}$$, si mostra che il prodotto delle soluzioni di un'equazione $$Am^2 + Bm + C = 0$$ risulta essere $$\frac{C}{A}$$, e si pone pertanto $$C = -A$$
Per la cronaca, il luogo in questione risulta essere la circonferenza $$x^2 + y^2 = a^2 + b^2$$, di centro l'origine e raggio $$\sqrt{a^2 + b^2}$$.


UPDATE: il luogo dei punti che vedono una curva C data sotto un angolo retto è detto curva ortottica di C.

martedì 18 dicembre 2012

Dieci anni dopo

Dieci anni fa, oggi, stavo aspettando di discutere la mia tesi di laurea. Preso in trappola da un tailleur grigio fumo (che solo la cravatta rossa cercava di scusare - rossa come la rilegatura della mia tesi, unica nel monocolore azzurro), passeggiavo nervosamente per i corridoi dell'Università, in quello che sarebbe stato l'ultimo giorno della mia vita da studente. Non mostravo molto entusiasmo nei confronti di quella conclusione ma, poiché ogni fine è anche un inizio, è più interessante parlare dei dieci anni che sono seguiti, più che di quelle decine di minuti di attesa.
Dieci anni dopo, con l'Università ho mantenuto un bel rapporto,  da esercitatore part-time cui gli studenti tendono a dare del tu e che solo la paternità ha reso più severo. Ed il lavoro è più o meno quello che mi sarei aspettato a seguito dei miei studi.
Di quel giorno, alla fine, oltre a qualche fotografia, rimane la mitica pergamena di laurea, il cui tubo contenitore si è trasformato senza batter ciglio in uno dei giochi preferiti di mia figlia...


E poi: ogni dieci anni, lasciate che sfoghi un po' di secchion-pride... pubblicando il mio libretto universitario... ;-)



lunedì 17 dicembre 2012

Due strade trovai nel bosco

Qualcuno, di recente, ha utilizzato il termine "particolare" per definire il mio modo di ragionare, forse addirittura di essere, su alcune questioni: si parlava, per la precisione, di santa Lucia, versione bresciana di Babbo Natale che - de gustibus non disputandum est - si fa accompagnare da un asinello anziché da una muta di renne. Poi il discorso si è esteso a battesimi e riti matrimoniali più o meno insoliti, ma non è questo il punto - ci sarebbe altrimenti materiale per dieci post, ma non certo il tempo.
Il punto, volendo considerare la definizione come un (esercizio di modestia: mezzo) complimento (diversamente, non sarei qui a parlarne), è: particolare, strano, insolito... chi non si è mai sentito ben definito, in qualche caso, da uno di questi termini?
Personalmente sono convinto del principio generale per cui la bellezza sta nella varietà, più che nel ripetersi di un modello ricorrente quasi senza variazioni: saremmo tutti copie fatte con un unico stampino, anziché persone a volte simili ma sostanzialmente uniche.

(D'accordo, la bellezza sta anche negli occhi di chi guarda: ma questo è un discorso diverso - forse. Sempre che anche la particolarità non stia negli occhi di chi guarda...)

E dunque.
Scriveva Robert Frost: due strade trovai nel bosco, ed io scelsi la meno battuta: ed è per questo che sono diverso. Mi pare che questa massima descriva abbastanza bene il modo in cui mi sono sempre sentito - ed il motivo per cui essere definito particolare è ai miei occhi una vittoria, e non una sconfitta - mai.
Mi rendo conto - queste riflessioni hanno dato il via ad una specie di mini viaggio dentro me stesso, aiutato certo dal fatto che sto rileggendo, per l'ennesima volta, Baricco - che, in qualche modo, per me è sempre stato così: sono stato un bambino per il quale non hanno mai avuto valore i gusti della maggioranza (quella che, avrei scoperto più tardi, la statistica deifnisce moda) e sono di conseguenza un adulto che non vede come motivo di preoccupazione la possibilità che sua figlia si senta diversa - diciamo particolare: mi piace sempre di più, questa parola - rispetto alla moda (in quel senso ) dei suoi coetanei. Che si parli poi del mistero di santa Lucia, dei cartoni animati in televisione o del catechismo, poco cambia.
Mi spingo a dire che la scelta della strada meno battuta, tra le due - in generale: tra le tante - disponibili nel bosco che è la vita, può diventare, in qualche caso, un fine, più che un mezzo: il che è, evidentemente, sbagliato - con tutta la disapprovazione che, com'è noto, provo nei confronti di chi cataloga le cose dividendole in sbagliate e giuste.
E tuttavia davvero è per questo che sono diverso: perché è sempre stato lieve e semplice, per me, non seguire la strada più battuta - né la cosa ha mai rappresentato un problema. Così... non è mai stato un problema amare uno sport che non è certo quello più praticato nel mio Paese; non è mai stato un problema passare per secchione quando, semplicemente, mi veniva facile essere il primo della classe (e c'è differenza, tra le due cose: oh, se ce n'è!); non mi sono mai sentito fuori posto perché amo la matematica, o la lettura, più che le trasmissioni televisive, o perché mi piace parlare di religione o politica anche quando le mie idee sono a volte assai distanti da quelle che la nostra società considera tranquillamente normali.
Se essere me stesso - il me stesso unico ed irripetibile frutto di tanti bivi e di tante strade poco battute, a volte piene di sterpi e rovi taglienti, altre sicuramente più agevoli - è significato, qualche volta, passare per strano... be', non c'è problema: eccomi. Nessuno ha mai detto che la strada meno battuta debba essere semplice. Ma, per quanto mi riguarda, posso ben dire che la scelta della strada meno battuta è stata, spesso, la scelta che mi ha fatto - che mi fa - sentire felice - e libero. Stranezza o diversità che sia... da oggi ho una nuova parola per definirla. E' essere particolari: che è poi il motivo per cui le persone sono, davvero, interessanti.
Con un grosso grazie a chi me l'ha fatta in un certo senso scoprire, regalandomi la gioia di qualche ora passata a riflettere, anche, su me stesso.

venerdì 14 dicembre 2012

Umilmente

Sam: Be', io nella mia umiltà, ammetto che potrei anche aver sbagliato qualcosa...
Io: Nella tua...??? U-MIL-TA'???

[dedicato a Sam, ottimo collega ed ottimo amico]

Il senso della vita

A me risulta che la ricerca del senso è una sorta di partita a scacchi, molto dura e solitaria, e che non la si vince alzandosi dalla scacchiera e andando di là a preparare il pranzo per tutti. È ovvio che occuparsi degli altri fa bene, ed è un gesto così dannatamente giusto, e anche inevitabile, necessario: ma non mi è mai venuto da pensare che potesse c'entrare davvero con il senso della vita. Temo che il senso della vita sia estorcere la felicità a se stessi, tutto il resto è una forma di lusso dell'animo, o di miseria, dipende dai casi. Peraltro, è anche possibile che mi sbagli. È giusto un pensiero istintivo - un certo modo di vedere il mondo.

giovedì 13 dicembre 2012

Erone

Nel post di ieri ho mostrato come, date le misure delle lunghezze dei lati di un triangolo, è possibile calcolare l'area della superficie del triangolo in questione, in due modi diversi.
Uno dei due sfrutta il teorema di Pitagora applicandolo ai due triangoli rettangoli nei quali un'altezza divide il triangolo di partenza per calcolare l'altezza stessa; l'altro sfrutta il teorema del coseno (o teorema di Carnot), che del teorema di Pitagora costituisce, in qualche modo, una generalizzazione.
Esiste tuttavia una formula, molto elegante nella sua simmetria, che permette di effettuare il calcolo proposto in modo automatico: dette a, b e c le misure dellel unghezze dei tre lati e detta p la misura del semiperimetro del triangolo, l'area S delle superficie del triangolo stesso si può esprimere come segue (la formula è nota come formula di Erone):

$$ p = \frac{a+b+c}{2} $$
$$ S = \sqrt{p(p-a)(p-b)(p-c)} $$

Al di là dell'eleganza della formula, tuttavia, mi interessava entrare nel dettaglio di come è possibile derivarla dalla generalizzazione di uno dei due approcci presentati ieri, quello basato sul teorema di Pitagora. Di seguito il risultato dei miei quindici minuti di follia (grazie a Francesco per il contributo fotografico).


mercoledì 12 dicembre 2012

Il triangolo no!

Due modi - i primi due: altri seguiranno - per calcolare l'area della superficie di un triangolo note le misure delle lunghezze dei tre lati (grazie a Sam per la foto, l'alto grado di sopportazione della mia grafomania matematica ed il suggerimento per il titolo).


Sensibile

Piazza Fontana, quarantatre anni dopo.
E poi Piazza della Loggia, nella mia città. E l'Italicus. E la stazione di Bologna.
E tutto il resto.

Come ogni volta, questa è per non dimenticare.


martedì 11 dicembre 2012

Tutti e soli

Ed ecco a voi un'uguaglianza che racchiude tutti e soli i cinque numeri "più importanti" della matematica...

$$e^{i\pi} + 1 = 0$$

giovedì 6 dicembre 2012

Non sarebbe più semplice (domanda, non affermazione).

Analizzata e dissezionata in 5 minuti con il mio amicofragile Pietro (che cortesemente ospita i miei sfoghi) la mirabile situazione politica così come si presenta in questa livida (mi riferisco a riapparizioni di ceroni) alba del 6 Dicembre 2012. 

Allora, il PDL (partito innegabilmente di destra) prende le distanze dalla politica (altrettanto innegabilmente di destra) del governo Monti facendo le bizze in parlamento, grazie anche al fatto che conta su numeri che probabilmente nulla han più a che fare con il reale consenso di cui gode (per usare un termine caro al suo fondatore) nel paese. 
Il quale, Monti, a questo punto porterà avanti la macelleria sociale con l'appoggio fondamentale di un partito (abbastanza negabilmente, ma  ci si passi la semplificazione iperbolica, si fa per sintesi e tanto per dare un'idea) di sinistra. 

Con il risultato che alle elezioni il problema di "chi ha permesso si arrivasse a questo" sarà tutto tra le chiappe (copyleft: amicofragile) del PD. 

Ora, e qui si arriva allo sfogo e alla retoricamente retorica questione posta nel titolo del post: e se la soluzione fosse molto semplicemente quella di mandare al diavolo l'oligarchia montiana, fare pagare tutta l'IMU alla Fornero, fare in 3 mesi la legge elettorale e uscire dal questo cul-de-sac a testa alta?


Non ci si è detti forti di un consenso popolare appena ricevuto tramite le primarie?


Non sarebbe più nobile essere leali verso chi ti ha appena votato, magari con lo stomaco in subbuglio, con lo scopo principale di sancire la tua (e con "tua" intendo: del movimento politico del centrosinistra) natura democratica e partecipativa, piuttosto che 
essere leali nei confronti di un corpo politicamente estraneo (oddio: spero lo si riconosca tale...) e che ha di fatto esaurito il suo compito?

Non sarebbe più semplice (domanda, eh?, mica affermazione) essere coraggiosi e seri?

Che cosa bolle in pentola?


lunedì 3 dicembre 2012

Se un mattino d'inverno un ciclista...

D'accordo, astronomicamente, anche considerando la precessione degli equinozi, non si può ancora parlare di inverno: ma in termini di sensazioni, se all'aperto la temperatura supera di poco i 273 K, a me non viene certo da parlare d'autunno.
Quanto al titolo di questo post: i fan di Calvino perdoneranno.

Quella per la bicicletta è una passione strana. Può capitare di non aver voglia di pedalare in un tiepido pomeriggio estivo. E può succedere - in genere dopo settimane di astinenza da maltempo - di averne quasi bisogno in una gelida domenica di quasi-inverno.
Ma il ciclista, come ogni essere umano, può essere freddoloso: e ci sono esseri umani (eccomi!) più freddolosi di altri.
Così, in un mattino d'autunno, che definiremo d'inverno senza porci grossi problemi legati al periodo di rivoluzione del nostro pianeta, può capitare di riesumare dalla cantina la propria vecchia bicicletta, allo scopo di allestire una sorta di evoluta cyclette nel salotto di casa.

Passo numero uno: biciclette. La vecchia (bianca) e la nuova (rossa).


Passo numero due: individuare lo spazio adatto.


Passo numero tre: tappeto impermeabile di plastica, ché il ciclista invernale, pedalando in casa a temperature primaverili senza il conforto del vento in faccia, suda come una fontana - in realtà non è che una fontana propriamente sudi: mi si perdonerà l'imprecisione lessicale, in favore dell'immagine, che rende bene l'idea.


Passo numero quattro: rulli. Ovvero un supporto che sostenga la bicicletta (consentendo di pedalare senza muoversi per il salotto, il che sarebbe invero piuttosto problematico) ed opponga una resistenza (modulabile) alla rotazione della ruota posteriore. Permettendo, in parole povere, di regolare la durezza dello sforzo.



Passo numero cinque: installazione della bicicletta (vecchia) sui rulli.


Passo numero sei: le nuvole si aprono, il sole fa capolino per dieci minuti, il ciclista invernale freddoloso prende coraggio, indossa il completino invernale, inforca la bicicletta (nuova) ed esce, per una pedalata all'aperto. I rulli e la bicicletta vecchia rimangono abbandonati tra i divani. Poco dopo il sole scompare, la temperatura scende ulteriormente, ed il ciclista freddoloso vola felice tra i vigneti ghiacciati della Franciacorta, rimpiangendo, o forse no, il tempore del salotto, il lago di sudore ai piedi dei rulli, lo sguardo perplesso di moglie e figlia...

domenica 2 dicembre 2012

sabato 1 dicembre 2012

Marotta

Al fine di smentire le voci di un mio preconcetto anti-juventino, voci assolutamente immotivate oltre che infondate, pubblico non senza un certo piacere la fotografia di un orsetto di pezza che fa bella mostra di sé nel mio bagno, orsetto al quale è stato affettuosamente dato il nomignolo di... Marotta!


Venere nascente dall'acque



venerdì 30 novembre 2012

Per parti o per sostituzione?

Con un grosso "Grazie!" ad Alberto e Laura, che hanno sopportato - e supportato - il mio sfogo integralista - nel senso caro a Riemann - alla lavagna (ed a Samuele che ha scattato la fotografia).


mercoledì 28 novembre 2012

E al loro Dio goloso non credere mai

E dunque: rigore, perché ce lo chiede l'Europa. (Contro)Riforma delle pensioni, perché ce lo chiede l'Europa. Aumento dell'IVA, perché lo Stato deve fare cassa e dunque meglio colpire tutti che colpire solo i più ricchi. Reintroduzione dell'ICI, ora sotto forma di IMU: affrontando anche la questione degli immobili di proprietà di Santa Romana Chiesa (non solo quelli di SRC: ma quelli corrispondono ad una percentuale a due cifre del patrimonio immobiliare italiano) che non l'hanno mai pagata, legittimamente o no.
Questa la situazione, circa un anno fa.
Con grande supporto di indignazione popolare a favore dell'iniziativa del Governo, volta a sanare una situazione che, tra interventi legislativi e tentativi (riusciti) di parziale elusione, rappresentava una notevole disparità di trattamento tra enti commerciali privati ed enti commerciali religiosi (qui i dettagli sugli aspetti legislativi).
Santa Romana Chiesa tuonò contro la disinformazione che, a suo dire, le attribuiva colpe inesistenti: perché paghiamo già tutto quello che dobbiamo pagare, ed eventuali, isolati casi di errore o di dolo vanno identificati e puniti.
L'interpretazione delle leggi vigenti, poi, lasciava il dubbio: la legge prevede che SRC (non solo, come ho detto: ma si tratta decisamente di chi fa la parte del leone, tra i fruitori delle esenzioni ICI) paghi, e dunque vanno colpiti  isolati casi di errore o di dolo, o la legge prevede che non paghino l'ICI edifici adibiti anche solo parzialmente al culto (la classica "cappella" inserita in contesti commerciali, ad esempio alberghi), e dunque ha ragione l'Europa, che ci chiede (con procedura d'infrazione) di rimuovere agevolazioni che si configurano come concorrenza sleale nei confronti di altri attori del mercato?

Oggi, un anno dopo - dopo aver pagato (tutti: i cittadini comuni, intendo) le prime e seconde rate dell'IMU 2012, ed in procinto di versare la quota di saldo - stiamo ancora aspettando una regolamentazione definitiva che indichi come e quanto SRC dovrà pagare di IMU: alla faccia di tutti i noi paghiamo già tutto, alla faccia di qualunque dubbio che non vi fossero intollerabili privilegi gentilmente concessi dalla nostra politica alle gerarchie vaticane. I dettagli sulla situazione attuale, per chi fossero interessato, si possono leggere qui: ma non è questo il punto.
Il punto è che il rigore vale per i comuni mortali, assai meno per chi vende immortalità. Il punto è che la riforma delle pensioni, o i tagli alla spesa pubblica su sanità e scuola pubblica, ce li chiede l'Europa; ma quando l'Europa ci chiede di porre fine ad un regime di privilegio, facendolo in modo retroattivo (dal 2006) e minacciando sanzioni (si stima una multa di tre miliardi di euro in caso di mancata applicazione delle indicazioni UE in materia di concorrenza sleale), lo stesso Governo si scopre molto meno europeista: pronto a far pagare, a tutti gli effetti, una nuova tassa a tutti i cittadini normali (tre miliardi divisi per sessanta milioni di abitanti fanno cinquanta euro a testa: compresi i neonati) piuttosto che dispiacere ai santi tonacati.
Il che è, a tutti gli effetti, un furto: tale e quale che non pagare le tasse, tale e quale che rapinare una banca. Ma, per citare De Andrè, io senza legge rubai in nome mio, quegli altri nel nome di Dio...

lunedì 26 novembre 2012

Pizza!

Pomodoro, mozzarella, cipolle, peperoni, salamino e gorgonzola. Mi pare ci sia tutto. No?


sabato 24 novembre 2012

La solita Italia. Oppure Vendola.

Si parla molto di Primarie, in questo periodo ed in questi giorni: quelle del centrodestra, certo, che sembra più che altro di assistere allo spettacolo del circo, e quelle del centrosinistra, in programma domani. Con cinque supereroi pronti a contendersi la leadership di coalizione - no, davvero: ma chi ha avuto un'idea del genere?
Andrò a votare, benché sia abbastanza sicuro di non riconoscermi appieno nella meravigliosa carta d'intenti cerchiobottista che mi faranno sottoscrivere. Ma andrò a votare, perché in un candidato mi riconosco più che negli altri e, benché le prospettive di coalizione (se non elettorale, di governo) più probabili puzzino di fregatura (leggi: Casini), mi sembra un modo per poter dire che, comunque, ad evitarla ho provato.

Puppato e Tabacci, d'accordo: un po' per fare numero, un po' per le quote rosa, un po' perché Tabacci in fondo è simpatico - dote rara tra i democristiani.
E poi Bersani, Renzi, Vendola.

Io voterò per Vendola, che quasi di certo non vincerà ma che mi sembra l'unico politico, al momento, che porti avanti in modo esplicito e senza imbarazzanti equilibrismi terminologici alcune posizioni che, per mutuare un'espressione tanto cara ai fautori di uno Stato Etico, costituiscono per me dei principi non negoziabili.
La nostra Costituzione ci dichiara tutti uguali, senza distinzione - ad esempio - di razza o religione o abitudini sessuali: ma ho sentito solo Vendola dirsi favorevole al matrimonio tra omosessuali, lo stesso matrimonio che già esiste per le coppie eterosessuali, con gli stessi doveri e gli stessi diritti, tra cui quello di adottare dei figli.
Ho sentito solo Vendola parlare chiaramente di diritti dell'individuo, a proposito dei matrimoni, certo, ma anche a proposito della medievale legge 40 sulla procreazione assistita o del cosiddetto testamento biologico.
Ho sentito solo Vendola parlare in modo netto e deciso di abolire i regali di Stato a Santa Romana Chiesa - gli edifici commerciali che non pagano l'IMU, lo  smantellamento della scuola pubblica in favore di quelle confessionali...
Ho sentito solo Vendola parlare, a proposito della crisi in cui il nostro sistema economico versa da anni, di soluzioni che non siano, sempre, autoreferenziali: il sistema dimostra di non funzionare e la soluzione si cerca, sempre, nel sistema, in genere facendone pagare i costi a chi dall'impostazione del sistema non ha tratto alcun vantaggio.

Voterò dunque Vendola, ma mi pongo il problema di chi preferirei, tra i due candidati "papabili" per la vittoria finale.

Mi dicono: voterò Renzi perché voglio un rinnovamento della dirigenza del PD, perché voglio che D'Alema vada fuori dalle palle.
Faccio notare che, a questo scopo, tanto varrebbe votare Vendola, il quale governa la Puglia nonostante D'Alema (basti pensare alla storia delle primarie che l'hanno designato candidato governatore) e, rispetto all'attuale dirigenza del PD, rappresenta una novità ideologica ben maggiore di quella costituita dal sindaco di Firenze.
Mi rispondono: è vero, ma Renzi, se sarà il candidato del centrosinistra, avrà più probabilità di vincere le elezioni.
Forse è vero, ma: è un motivo sufficiente per votarlo?
In fondo, è lo stesso motivo per cui tante persone (e parzialmente io stesso) hanno votato, in passato, per Walter MaAnche Weltroni, o si sono turate il naso votando coalizioni allargate all'Udeur di Mastella: vi abbiamo votati, ma ce la pagherete.
E' stato un successo? Non mi pare proprio.
Il cambiamento è Vendola, non certo Renzi. Renzi potrà essere anche il più bravo a vincere, il più pronto a guardare le telecamere o ad usare Facebook. Ma lo scopo non dev'essere vincere, per come la vedo io: lo scopo dev'essere governare per cambiare le cose - per cambiare qualcosa.
Da questo punto di vista Renzi rappresenta, esattamente come Bersani, la solita Italia.

Ma tra i due? Per chi mi sento di fare il tifo?
A Bersani sono probabilmente più vicino dal punto di vista ideologico. E penso che sia il miglior segretario del PD (DS, PDS...) che io abbia visto all'opera: più che per meriti proprio, perché la concorrenza è formata da D'Alema, Fassino, Weltroni, Franceschini. Penso sia una persona competente e, per quel che ne posso sapere, una brava persona. Certo, il supereroe col toscano non l'avevamo proprio mai visto...
Ma non sono certo di volermi ritrovare, tra cinque anni (cinque: nella migliore delle ipotesi, e forse non la più probabile), a chiedermi quale sia il candidato dalemiano e quale quello weltroniano, ad interrogarmi su quali indicazioni dia la Bindi o che cosa pensi Enrico Letta: ho - abbiamo - già dato, da questo punto di vista. Diciamo per quindici anni buoni.
Una vittoria di Renzi, forse, nonostante tutto il fastidio che il personaggio mi suscita e nonostante tutta la distanza che mi divide da un certo tipo di impostazione populista e grillina, della serie "fanno tutti schifo", ribalterebbe il tavolo: lasciando forse spazio, per il futuro, a qualcosa di diverso - con il rischio concreto, tuttavia, che, in questo spazio, trovino ambiente favorevole le peggiori inclinazioni della solita Italia.

Voterò dunque per Nichi Vendola - voterò per, e non contro qualcosa o qualcuno: per un'idea di politica economica alternativa al montismo imperante, per un'idea di società che non discrimini la diversità e non tenti di imporre l'etica per decreto, per l'idea che lo Stato debba fare lo Stato e la Chiesa stare al posto suo.
Perché la scelta, davvero, è questa: la solita Italia, oppure Vendola.

Sono proprio bravo!

Martedì scorso. Università. Esercitazioni di Sistemi Operativi A.

Studente: mi scusi, non capisco come mai questo non funziona...
Io: ecco, guarda... sì, devi fare così... (faccio quel che c'è da fare)
...
Studente: Bravo!!! Funziona!
Io (ridendo): Grazie!! ... Allora lo supererò, questo esame?

venerdì 16 novembre 2012

Il più grande spettacolo della terra

Così, dalla guerra della natura, dalla carestia e dalla morte, deriva direttamente il più alto risultato che si possa concepire, cioè la produzione degli animali superiori. Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue diverse forze, originariamente trasfuse in poche forme o in una sola forma; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l'immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi.
[C. Darwin, L'origine della specie]

Non è un caso, come ci fanno notare i cosmologi, che vediamo le stelle nel nostro cielo. [...]
Lo stesso vale per la biologia. Non è un caso che vediamo distese di verde ovunque volgiamo lo sguardo. Non è un caso che ci ritroviamo appollaiati su un ramoscello sottile in mezzo al rigoglioso, fiorente albero della vita; non è un caso che siamo circondati da milioni di altre specie che mangiano, crescono, si decompongono, camminano, volano, scavano cunicoli, tendono agguati, fuggono, superano in velocità o in intelligenza le altre. Senza le piante verdi che ci superano in numero nella misura di almeno dieci a uno, non vi sarebbe energia ad alimentarci. Senza la sempre più accanita corsa agli armamenti tra predatori e prede e parassiti e ospiti, senza la "guerra della natura", la "carestia e la morte" di Darwin, non vi sarebbero sistemi nervosi capaci di vedere, e tanto meno di apprezzare e comprendere quello che vedono. Siamo circondati da "infinite forme, bellissime e meravigliose", e che lo siamo non è un caso, bensì la diretta conseguenza dell'evoluzione per selezione naturale non casuale, l'unico gioco in città, il più grande spettacolo del mondo.
[R. Dawkins, Il più grande spettacolo della terra - Perché Darwin aveva ragione]

mercoledì 14 novembre 2012

Elsa, scusi, sono choosy!

Amicofragile: Leggi questo post..
Cattivo Maestro: azz
Cattivo Maestro: pesante!
Amicofragile: decisamente ;)
Amicofragile: ma ha il suo perché
Amicofragile: davvero, la cosa veramente imperdonabile della Fornero, per come la vedo io
Amicofragile: è la completa mancanza non dico della sensibilità
Amicofragile: ma persino del minimo di buon gusto
Cattivo Maestro: incapacità di comunicare
Amicofragile: che consiglierebbe di riflettere prima di dire qualunque cosa che altri (molti altri) potrebbero trovare insultante
Amicofragile: esattamente
Amicofragile: come la storia del "choosy"
Amicofragile: in linea di principio può essere vero che, talvolta, accade che essere "schizzinosi" all'inizio della propria scelta
Amicofragile: all'inizio della propria vita lavorativa, diciamo
Amicofragile: porti a situazioni per cui "perdi" qualche occasione
Amicofragile: o sei poi costretto a prendere di peggio, pur di prendere qualcosa
Cattivo Maestro: diciamo però che adesso i livelli di disoccupazione giovanile (e non solo) sono altissimi
Cattivo Maestro: non certo per il rifiuto da parte del "giovane"
Amicofragile: chiaro
Amicofragile: per questo dico che
Amicofragile: una cosa che in linea di principio, con paletti e spiegazioni come quelle che tu ed io ci stiamo dando, è sensata e legittima
Amicofragile: dev'essere presentata in modo chiaro e completo
Amicofragile: perché se lo fai con una battuta
Amicofragile: ottieni il solo effetto di insultare chi la scelta nemmeno l'ha mai avuta
Amicofragile: avevo in mente un post in proposito
Cattivo Maestro: sì infatti
Amicofragile: il titolo, più che altro
Amicofragile: "Elsa, scusi, sono choosy"
Amicofragile: ora ho anche il contenuto :D
Cattivo Maestro: dehhehehe
Cattivo Maestro: comunque le sbaglia tutte
Cattivo Maestro: come la scelta di escludere i giornalisti
Cattivo Maestro: per timore di fare gaffè
Cattivo Maestro: è stata una gaffe
Amicofragile: eh
Cattivo Maestro: è un disastro di comunicazione
Amicofragile: esatto
Amicofragile: direi che, più che escludere i giornalisti
Amicofragile: avrebbe dovuto optare per conferenze stampa di dieci ore
Amicofragile: in cui evitare battute secche ed illustrare invece i dettagli del suo pensiero
Amicofragile: anche il discorso sull'agricoltura
Amicofragile: tanta gente ha quella passione
Amicofragile: ma detta così in un contesto "sigillato"
Amicofragile: a me fa pensare a Mussolini che taglia il fieno
Amicofragile: o, se sono più buono,
Amicofragile: al fatto che non tutti sono nella condizione di poter dedicare due ore all'orto, o di farlo senza che la riuscita faccia la differenza tra mangiare e non farlo

venerdì 9 novembre 2012

Pennarelli in luoghi ameni

Essendo stato presente alla - esilarante - scena, mi sembra doveroso segnalare questo post... esprimendo altresì l'auspicio che il pennarello oggetto del contendere finisca, quantomeno in senso figurato, dove tutti vorremmo ed abbiamo sempre sognato...

mercoledì 7 novembre 2012

All'inferno

Sam: Hai visto "Che tempo che fa", l'altra sera? Hanno raccontato una barzelletta bellissima...
Io: non guardo la televisione da quattro anni e mezzo... quindi... no!
Sam: Allora te la racconto io. Dunque: c'è Marchionne che muore...
Io: Ah ah ah! Ma che barzelletta è? Si ride subito!

martedì 30 ottobre 2012

La cultura è nulla, senza controllo

"Il diffondersi dell'istruzione secondaria e, ultimamente, post-secondaria, ha creato una vasta popolazione di persone, spesso dai gusti letterari e accademici ben sviluppati, la cui cultura supera di gran lunga la loro capacità di cimentarsi nel pensiero analitico"

[Peter Medawar, citato da Robert Dawkins ne "Il più grande spettacolo della Terra"]

lunedì 29 ottobre 2012

Due cose che so di Renzi

Due cose che so di Matteo Renzi, sindaco di Firenze e candidato alle primarie del centrosinistra prossime venture.
La prima, è che mi è antipatico. A pelle, senza nessun particolare motivo razionale, ma mi è antipatico. Questa non sarà - non sarebbe? - una motivazione sufficiente per non votare per lui. Ma... sarà quel modo di fare un po' di destra, da "io sono io e voi non siete un cazzo", da "con me il PD stravincerebbe, con altri no". Sarà l'aria piaciona e l'impostazione un po' grillina da "la politica è merda vanno mandati a casa tutti". Sarà quel che sarà: mi è veramente antipatico.
La seconda, che parla di meritocrazia, facendo notare - io penso: giustamente - come la meritocrazia sia una cosa di sinistra. E poi parla di rottamazione a prescindere dei vecchi del partito. Ora: se c'è una cosa che è l'esatto contrario della meritocrazia è valutare le persone sulla base di "categorie" anziché sulla base di considerazioni legate al singolo. Meritocrazia è mandare a casa i vecchi ed i giovani che lo meritano, ricandidando anche per cinquanta volte che si sia dimostrato valido.
Dunque: epidermicamente poco simpatico e logicamente incoerente (o, nella migliore delle ipotesi, un po' superficiale). Se andrò a votare alle primarie del centrosinistra, il che è tutto da vedere, non voterò certo per lui...

venerdì 26 ottobre 2012

Piccola montanara

D'accordo, queste fotografie non sono recentissime, dato che risalgono a circa un mese fa. Si tratta però di un bel modo di ricordare quei giorni di fine estate in questo periodo di autunno incipiente... e di mostrare la splendida bellezza della piccola montanara in erba... e dei suoi genitori! ;-)



martedì 16 ottobre 2012

Il ministro dei temporali

"Un Robin Hood alla rovescia", è stato definito il governo Monti dal responsabile economia del PD a proposito dei nuovi provvedimenti economici attualmente in fase di studio (i motivi di tale giudizio qui).

Ora: un repentino attacco di velopietosismo mi spinge ad evitare di accanirmi sulla straordinaria prontezza di riflessi con cui il partito di Bersani si accorge, dopo soli undici mesi di governo, che l'azione dell'esecutivo Monti non è esattamente improntata all'equità - il che non è in assoluto un male: è una scelta, con la quale io personalmente non sono d'accordo, ma è una scelta; d'altra parte, lo scopo dichiarato dell'attuale Governo è sempre stato individuato nella salvezza del sistema economico attuale, che di equo ha ben poco.

Vorrei però riflettere sulla metafora utilizzata da Fassina: un Robin Hood alla rovescia. La ragione sociale di Robin Hood, come tutti sanno, consisteva nel rubare ai ricchi per restituire ai poveri. Se la metafora fosse valida, dunque, la ragione sociale del nostro attuale governo consisterebbe nel togliere ai poveri per dare ai ricchi. Ora: a me non sembra che sia così. O meglio: a me non sembra che le cose stiano esattamente così. Che l'esecutivo Monti abbia fino ad ora dato l'idea di essere più morbido con i redditi alti, con le rendite finanziarie e con le posizioni di privilegio (riusciranno a definire i criteri di pagamento dell'IMU in tempo perché anche Santa Romana Chiesa paghi la nuova imposta? Dubitarne è lecito, visto l'andazzo) che non con i normali, piccoli contribuenti, è abbastanza evidente - e l'osservazione di Fassina certo va intesa in questo senso.
Ma non penso che lo scopo sia dare ai ricchi: quello eventualmente è un effetto dello scopo che, come dicevo prima, può essere individuato - mi pare - nel mantenimento e nel salvataggio di un sistema economico, lo stesso sistema economico che ha prodotto la crisi dalla quale ora dev'essere salvato. Dare ai ricchi - rendendoli più ricchi, rendendo i poveri più poveri - è la modalità normale di funzionamento di quel sistema economico, non lo scopo istituzionale di un governo di salvataggio.

Che un sistema economico debba essere salvato, inalterato, da una crisi da esso stesso provocata, be', è una cosa che a me pare piuttosto insensata - tanto più che, suppongo inevitabilmente, i costi di tale salvataggio finiscono sempre per ricadere sulle spalle di chi dal sistema in oggetto ha tratto meno vantaggi.
Sarà per questo che, ogni volta che sento parlare Monti od uno dei suoi ministri, mi tornano in mente i versi di De Andrè: Il ministro dei temporali in un tripudio di tromboni auspicava Democrazia con la tovaglia sulle mani... e le mani sui coglioni...

venerdì 12 ottobre 2012

Appunti

E comunque, in questi mesi, cos'è mai successo di insolito?
D'accordo, sono riusciti a salvare il sistema economico italiano facendo pagare il salvataggio alle fasce di popolazione che da tale sistema economico non hanno mai tratto particolare vantaggio.
D'accordo, s'è dimessa la Governatrice del Lazio, non prima di aver rinnovato un po' di contratti di consulenza agli amici degli amici.
D'accordo, Sua Santità ha attaccato l'indipendenza dello Stato Italiano dalla Santa Sede esortando i politici cattolici a promuovere una legislazione orientata alle sue indicazioni più che al rispetto delle diverse posizioni  filosofiche e religiose che in uno Stato laico dovrebbero convivere.
E d'accordo... nella mia regione s'è scoperchiato l'ennesimo calderone di tangenti, corruzione, addirittura di compravendita di voti tra un assessore ed i locali referenti della 'Ndrangheta, e la Lega s'è stracciata le vesti ed ha minacciato di far cadere il Celeste Governatore Formigoil, il quale ha minacciato, appoggiato dal segretario nazionale del PDL, ripercussioni sulla tenuta delle giunte (leghiste) di Veneto e Piemonte, ha licenziato un paio di assessori e la Lega ha chinato il capo: duriepuri ma assai attaccati alla poltrona.

Ma c'è qualcosa di veramente nuovo, in tutto questo?

Finirà che scriverò di Teoria delle Strutture Algebriche o del mio personalissimo modo di considerare la morte, il che tra l'altro avrebbe l'indubbio vantaggio di aiutare i miei lettori a sconfiggere l'insonnia...

ping amicofragile.org

Qualcuno mi chiede che fine abbia fatto il mio blog, perché da mesi non lo aggiorni con nuovi post. Il che, a ben vedere, rappresenta una buona notizia: qualcuno segue quello che scrivo, anche solo per chiedermene poi conto alla macchinetta del caffè.
E quindi: non ha fatto nessuna fine particolare, semplicemente nelle ultime settimane e negli ultimi mesi non c'è stata l'occasione - e per occasione intendo quella particolare combinazione di voglia di scrivere, tempo per farlo ed argomento su cui farlo - di regalare - si fa per dire - qualche riga ai miei tre lettori.
In qualche modo, è stato un periodo molto più pieno di cose lette che non di cose scritte - il che è ovvio, dato che le cose scritte totalizzano un rotondissimo "zero" :-) .

E tuttavia qualche post mi frulla in testa da un po', addirittura da una giornata di sole, in Salento, davanti ad una scritta su un muro.

Prima o poi, arriverà.

(Nell'attesa, grazie a Nicola per lo stimolo).

venerdì 31 agosto 2012

Accanimento terapeutico

Il Cardinale Carlo Maria Martini ha rifiutato "il tubicino per l'alimentazione artificiale" e "tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico.
Dunque andrà all'Inferno, insieme ad Eluana Englaro.

mercoledì 29 agosto 2012

Risveglio



E' venuta a mancare


Come ha giustamente notato un'amica, è venuta a mancare anche la sintassi.

E poiché non vogliamo farci mancare niente, anche l'ortografia: ché la maiuscola non sostituisce, mi pare, l'accento.

lunedì 27 agosto 2012

Acqua o sabbia?



La vita in un SMS

"La tua vita vale più di un SMS: non distrarti": questo uno dei messaggi della campagna per la sicurezza alla guida che, in bella mostra su tabelloni luminosi, ho avuto modo di apprezzare attraversando l'Italia da sud a nord un paio di notti fa.
Complici l'ora tarda, saranno state le due del mattino, ed un CD di Nek (cosa non si fa, per amore?) di sottofondo, che certo non invogliava a prestare attenzione alla musica (mentre i testi, più o meno, avrei potuto scriverli io effettuando un'opportuna permutazione delle solite trenta parole...), la frase in questione ha stimolato in me una qualche riflessione, culminata in una specie di illuminazione (si fa per dire): dato che è evidente che non pochi automobilisti guidano in modo molto distratto, tra telefonate, sigarette e messaggini (so di persone che chattano in rete mentre sono alla guida: ma qui si sconfina probabilmente nell'avere seri problemi dove ci si pettina - sempre che lo si faccia), la spiegazione dev'essere che, in effetti, non tutte le vite valgono più di un SMS. In effetti, a ben pensarci, ho ricevuto SMS più degni di valore della vita di certi automobilisti-tuttofare, ma questa è un'altra questione. Il punto essenziale è che, in tutta evidenza, distrarsi alla guida significa ratificare, in qualche modo, che il valore che si dà alla propria vita (ed a quella degli automobilisti che s'incontrano, il che sconfina immagino nel commettere un reato) è minore di quello che si dà ad un SMS o all'accendere una sigaretta - il che, in ultima analisi, è una cosa parecchio triste...

venerdì 10 agosto 2012

In valigia

  • "97 Things Every Programmer Should Know - Collective Wisdom from the Experts", Kevlin Henney
  • "Non è un paese per vecchi", Cormac McCarthy
  • "Tre volte all'alba", Alessandro Baricco

mercoledì 25 luglio 2012

Dolcissimi possessivi

Nonno (rivolto al nipotino di quattro anni): Tesoro, di' alla nonna di venire a misurarsi la glicemia.
Nipotino (serio): la glicetua?
Nonno (ridendo): be', più che altro... la glicesua!
...
Nipotino (ridendo, rivolto alla nonna): nonna, ha detto il nonno di andare a misurare la glicetua!

lunedì 23 luglio 2012

Papi

Preciso subito che non mi sono completamente bevuto il cervello e non ho pertanto intenzione di scrivere un post su Enrico Papi (il fatto che esista una pagina di Wikipedia a lui dedicata, ecco: è una di quelle cose che dovrebbero far dubitare i sostenitori dell'esistenza di un disegno intelligente).

Ed avverto subito i fan di Ruby (la minorenne, non il linguaggio di programmazione: uff, che fatica essere precisi!) e Papi ed Olgettine varie: il titolo di questo post non è da intendersi come il soprannome attribuito in situazioni intime da un gruppo di in certi casi troppo giovani ragazze ad un vecchio miliardario.

Più semplicemente: papi, sostantivo maschile plurale. Il plurale di Papa. Come Pio XII, quello che durante la Seconda Guerra Mondiale non s'è accorto di nulla e comunque gli Ebrei hanno ucciso il Figlio di Dio, per dire.

E, al di là delle derive polemiche alle quali mi lascio andare ogni qual volta vi sia la possibilità anche solo di nominarne uno (ché ad esempio Pio Decimosecondo non c'entrava proprio nulla, nel capoverso precedente: ammettiamolo!), vorrei dire in proposito una cosa semplice semplice, della quale nessuno probabilmente mi ha mai sospettato. E cercherò, facendo violenza a quasi ogni fibra del mio essere, di farlo in breve (musica di guerre stellari).

In una frase: dei due soli papi che ho avuto modo di conoscere (non di persona: dai, che avete capito), Karol Wojtyla ed Joseph Ratzinger, preferisco senza ombra di dubbio il secondo. Ratzinger.

Davvero.

Non sto scherzando.

Preferisco Ratzinger, il caro vecchio Ratzy. B16.

Sul serio.

Davvero volete sapere il motivo? D'accordo.

E' un vecchio reazionario che non fa nulla per nasconderlo, e questo mi piace (che non faccia nulla per nasconderlo, intendo). Lo rende anche facile oggetto di battute... è divertente, in fondo. Quell'altro era tale e quale, "uno dei peggiori uomini di destra del secolo", per dirla con un amico, ma passa per quello moderno ed innovatore... ma NON E' VERO!
Voglio dire: non è che perché sciava (sciava vestito di bianco: che incubo per le guardie del corpo!) o viaggiava molto era moderno.
Era un vecchio reazionario con la passione per i viaggi e per lo sci :D.
Amico di Pinochet, e tutti ad osannarlo, santo subito e via dicendo.
Ma per favor: Ratzy tutta la vita (la sua: che - statisticamente - dovrebbe volgere al termine).
E poi, scusate: uno che parla che sembra Hitler. Che va a Ratisbona e scatena in un batter d'occhio una specie di flame con i musulmani (mai stato tanto uniti in oltre mille anni di storia). Davvero: è impagabile! Lo adoro: anche se il termine adorare, in questo contesto, richiederebbe invero maggior cautela.

Quindi, riassumendo: la mia personalissima classifica dei papi, a questo punto, è: Josef, Enrico, Silvio ex aequo con Karol.
Amen.

Popoli della Padania

Farebbe quasi tenerezza, quasi sedici anni dopo, riguardare questo video, che ripropone la manifestazione della cosiddetta Dichiarazione d'Indipendenza della Padania. Farebbe tenerezza, dicevo: se solo avessi lo stomaco abbastanza forte da seguirne la riproduzione.

Di certo è piuttosto triste il percorso che, negli ultimi vent'anni, Bossi e la Lega hanno compiuto: da partito che si proponeva come nuovo e diverso, vicino alla gente (qualunque cosa significhi gente) più che alle poltrone, a partito più uguale degli altri, che affonda sotto il peso degli scandali che travolgono il Capo e la sua famiglia. Dai proclami contro Roma ladrona e per una politica nuova ed onesta, al più totale appiattimento, dopo anni al governo ad occupare poltrone, su tutti gli stereotipi della malapolitica romana: le tangenti, il posto ben remunerato nelle istituzioni assicurato per parenti ed amici, i favori al Capo da questo e da quell'imprenditore.

Gli anni del video sono quelli in cui la Lega, quando ancora ce l'aveva duro, straparlava di Padania libera ed indipendente e di mitiche origini celtiche dei popoli del Nord, organizzava un Parlamento Padano (a Mantova, mi pare) e farneticava di occupazione del Nord da parte dello Stato centralista.
C'era tuttavia già stata la prima, breve esperienza di governo, nel 1994, e già non era più, probabilmente, la Lega nata a metà tra razzismo (il padroni a casa nostra ed i terroni che vengono a rubare il lavoro ai nostri figli, per intenderci) e quello che oggi si definisce movimentismo e punta ad opporre le manifestazione della cosiddetta società civile al malcostume diffuso in [certa parte della] politica: la Lega, per dire, degli amministratori onesti opposti alla deriva tangentista del pentapartito.

Vent'anni dopo quella prima Lega, e dopo i mesi di scandali che hanno svelato il coinvolgimento della famiglia del suo leader storico (ed unico) in una palude di intrallazzi, scambi di favori ed utilizzo del potere a scopi personali, mi sembra che del movimentismo opposto alla malapolitica non sia rimasto nulla: i lunghi anni passati al governo a sostenere Berlusconi ed il suo sistema di potere, evidentemente, hanno spazzato via qualunque dubbio e la Lega si è completamente allineata al modus operandi di quella Roma ladrona a parole ancora tanto avversata. Nel frattempo, Bossi non è più quello di una volta, ha avuto gravi problemi di salute ed anche il partito non pare messo meglio - ben lontano dall'averlo duro come un tempo, direi che s'è lasciato alle spalle la stagione degli amministratori onesti ed integerrimi, arroccandosi infine sulle posizioni dalle quali, in fondo, tutto era iniziato: il razzismo e la xenofobia, che nel frattempo hanno cambiato oggetto, un tempo i terroni, ora i negri, i Cinesi, in futuro probabilmente i Marziani od i Venusiani e poi, chissà!, gli abitanti di altri sistemi stellari o di altre galassie...

Anche per questo, quasi sedici anni dopo, fa quasi tenerezza riascoltare Bossi proclamare l'indipendenza della Padania che non c'è - se non altro per chi è fornito di stomaco più forte del mio!

martedì 17 luglio 2012

La scuola pubblica a Brescia, Padania

Non sono ancora entrato nella spirale dei problemi della scuola pubblica, è vero: ma ho una figlia piccina, che prossimamente farà il suo esordio all'asilo nido, per cui non sono completamente a digiuno delle questioni relative a finanziamenti che saltano e risorse che vengono tolte. Più in generale, ritengo che investire sull'istruzione, e sull'istruzione pubblica in particolare, sia l'unico modo per garantire il futuro non solo degli individui bensì anche, e forse soprattutto, della collettività: cominciando dalle scuole per l'infanzia...

Così, trovo sgradevole pensare che, come troppo spesso è accaduto nel nostro Paese da che ho memoria, i tagli degli investimenti pubblici, a qualunque livello, riguardino quasi sempre le attività connesse all'istruzione: ad esempio, la completa eliminazione delle convenzioni tra Comune ed asili nido privati per quanto riguarda la mia città.

E trovo folle che la stessa amministrazione cittadina di Brescia abbia deciso di non rinnovare il supporto economico alle iniziative di alfabetizzazione pre-scolari per bimbi figli di extracomunitari, con i seguenti effetti:
  • aumento del numero di bimbi che non parlano bene l'italiano che si iscrivono alle scuole elementari
  • necessità di alfabetizzare tali bimbi prima di procedere a qualunque tipo di attività didattica
  • abbassamento del livello complessivo dell'istruzione impartita a tutti gli alunni di classi ad alta percentuale di bimbi extracomunitari
  • tendenza dei genitori di bambini "italiani" ad iscrivere i figli a sezioni a basso tasso di bimbi extracomunitari (cosa formalmente non possibile ma, mi si dice, ottenibile piuttosto facilmente mediante richiesta di attività particolari, come attività musicali, artistiche e via dicendo)
Risultato finale: ghettizzazione dei bimbi extracomunitari in sezioni "ben delimitate", con riduzione al minimo del "rischio" di contaminarne la padanità a seguito di contatti con bimbi di altre "razze".

Ora: che si tratti di un risultato appetibile per una giunta che già s'è distinta per provvedimenti xenofobi (divieto di mangiare nei parchi pubblici: tra il nonno "italiano" che dà il gelato al bambino e l'extracomunitario col kebab, chi pensate sia perseguito? Eliminazione dei contributi comunali per i nuovi nati, dopo il rilievo di incostituzionalità per la norma che ne prevedeva la disponibilità alle sole coppie "bresciane"), non dubito. Io tuttavia lo considero scandaloso, vergognoso, pericoloso: perché l'integrazione non si costruisce isolando le diversità e guardandole con sospetto, bensì mescolando le esperienze di vita a partire da quelle dell'infanzia.

Segnalo, in tema di istruzione pubblica a Brescia, questo blog, curato da una persona che conosco: si occupa di dare risalto ad iniziative e manifestazioni volte ad inseguire la speranza di una scuola pubblica forte ed aperta, ben diversa da quella che il vicesindaco leghista (il sindaco è parlamentare e preferisce Roma ladrona alla noia dell'amministrazione cittadina) e la sua giunta vorrebbero (si fa per dire) costruire.

lunedì 25 giugno 2012

Darwin al consultorio

Chiacchieravo, un paio di giorni fa, con un'operatrice di un consultorio familiare circa il fatto che i bimbi, nell'età in cui iniziano a gattonare, a mettersi in piedi ed infine a camminare, hanno la tendenza ad utilizzare il cranio come ammortizzatore in caso di caduta, e ad essere dunque spesso adornati di bernoccoli. E si parlava di come l'essere le ossa dei bimbi più morbide di quelle degli adulti riduca la gravità (non me ne voglia Newton) di tale tendenza.
Al che la consulente in questione ha chiosato qualcosa come "del resto, la Natura - non so se nella sua frase ci fosse la maiuscola: io per abitudine la metto - non fa mai le cose a caso".

Ora.

Ho deciso che se voglio lasciare in eredità a mia figlia un mondo migliore di quello che ho trovato devo provare a fare mia una frase di Einstein, secondo cui "Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose": e che dunque non devo perdere occasione per provare ad opporre il mio modo di vedere le cose a manifestazioni con esso in contrasto - essendo in ultima analisi il concetto di "mondo migliore" intimamente legato al modo di vedere del singolo.

Così, memore dell'illuminante lettura de "Il gene egoista", ho avuto l'inaspettata prontezza di spirito di rispondere "be', oppure è vero il contrario: che individui dotati di geni che danno ai neonati un cranio più duro e rigido tendono a sopravvivere e diffondere i propri geni meno di quelli con le ossa più morbide..." (la formulazione dialogica ovviamente è stata un po' più sommaria e concisa di questa).

Che è poi la differenza, per me fondamentale, tra il considerare l'uomo oggetto di un presunto disegno ed il vederlo invece, darwinianamente, come parte attiva (attiva se non altro in senso genetico) di un'evoluzione.

giovedì 21 giugno 2012

Un tentativo...

Telefonata tra mia moglie ed un addetto di call center di un noto operatore di telefonia fissa:

- Buongiorno, ho visto sull'ultima bolletta che mi avete addebitato una fantomatica "Consegna elenchi telefonici"... che io non ho mai chiesto...
- Sì. Non l'ha ricevuto?
- No. Né l'ho ricevuto in passato, né mi interessa riceverlo.
- D'accordo, allora le tolgo l'addebito.

Così, senza opporre nemmeno un po' di resistenza: sarò prevenuto, ma riassumerei la vicenda come "Che dire, ci abbiamo provato!"

lunedì 18 giugno 2012

Però c'è l'accento!

La fotografia è quello che è, e l'ultima parola - felice - si intuisce soltanto.
Che poi manchi anche dell'altro, be'... probabilmente se n'è reso conto anche l'autore, che ha pensato di compensare la "acca" perduta con un accento...

venerdì 15 giugno 2012

Ultimo giorno di scuola

Il mio ultimo "ultimo giorno di scuola" vero risale, direi, a sedici anni fa: concludevo, nel giugno del 1996, il quarto anno di liceo. L'ultimo giorno di scuola del quinto anno, oltre ad essere una giornata piuttosto triste per il senso di angoscia che dà, sempre, qualcosa di quotidiano che finisce, non fu un vero e proprio "ultimo giorno": non nel senso della libertà estiva, che gli esami di maturità spostavano un po' più in là nel tempo. Stesso discorso vale per l'ultimo giorno di lezione in università: altri cinque anni in cui, con il concludersi della didattica, non si concludeva certo l'impegno scolastico, che anzi entrava nel vivo con le sessioni d'esame.
Sedici anni fa, dunque: fino ad oggi. Oggi, in qualche modo, è di nuovo un "ultimo giorno di scuola": rientrerò infatti in ufficio nella seconda settimana di settembre, dopo aver fatto, per due mesi e mezzo abbondanti, il papà a tempo pieno. Vacanze estive, in qualche modo, come ai tempi delle superiori: con qualche pannolino in più da cambiare, qualche lavatrice in più di cui occuparmi, e tutto ciò che nella vita normale di una famiglia finisce per essere rimandato al fine settimana (non i pannolini, certo: penso a fare la spesa, lavare, stirare... e chi più ne ha più ne metta). Ma soprattutto con la presenza, sempre allegra e sorridente, della nostra piccola Irene ad occupare le mie giornate ed alla quale dedicarmi completamente: facendola giocare, cercando di dribblarla passando da una stanza all'altra, cucinando per lei, cullandola per farla addormentare...
In bocca al lupo, dunque, a me stesso ma soprattutto a lei, che per tutto questo tempo dovrà sopportarmi...

giovedì 7 giugno 2012

Lingue e relazioni non funzionali

"Che cos'è il tempo? Se non me lo chiedi lo so; ma se invece mi chiedi che cosa sia il tempo, non so rispondere", scriveva Agostino di Ippona, il mezzo integralista religioso e guerrafondaio che gli amici cattolici, di conseguenza, definiscono "santo" ed annoverano tra i "padri della Chiesa".
Stephen Hawking suggerisce l'idea che il tempo sia fondamentalmente un modello matematico utile, tra le altre cose, per misurare la durata di una partita di calcio e per studiare l'Universo nel quale viviamo (ok, quella della partita di calcio è mia). E che dunque nulla vieti di concepire un modello matematico diverso, ad esempio quel tempo immaginario che ben si presta a descrivere un Universo senza inizio e senza fine - chiaramente questo potrebbe configurare un problema per una partita di calcio, ma se parliamo di cosmologia l'idea che non sia indispensabile pensare ad un inizio rimuove la necessità di inventarsi un creatore e spazza via migliaia di anni di integralismi religiosi (ivi compresi, a ben vedere, quelli da cui s'è partiti: questo post dunque potrebbe scomparire da un momento all'altro, per suo stesso effetto).
Il colonnello Bernacca, dal canto suo, potrebbe affermare che il tempo previsto per domani è piuttosto variabile, forse pioverà forse no, in ogni caso meglio uscire con l'ombrello.

Ma che cosa è, il tempo?
Personalmente sono sempre stato disturbato dall'idea che la relazione significante - significato, in italiano, non sia funzionale: che cioè, ad esempio, la parola "tempo" significhi tanto "tempo cronologico" (time, Zeit) quanto tempo meteorologico (whether, Wetter). Questa caratteristica, comune certo ad altre lingue, costituisce in realtà l'essenza di molti giochi di parole: ed è pertanto una caratteristica interessante e stimolante di una lingua, per quanto la mia indole da algebrista in teoria non la apprezzi.
Molto più sgradevole e problematico, in effetti, è il fatto che non sia funzionale  la relazione grafema - fonema, fatto poco comune in italiano, lingua nella quale, piuttosto tautologicamente, amiamo dire che "le cose si pronunciano come si scrivono", ma comunissimo nella lingua di Sua Maestà Britannica Elisabetta Seconda: chi di noi non s'è mai scontrato con il fatto che parole "scritte allo stesso modo" si pronunciano, in inglese, in modo diverso?
Caratteristica interessante, invece, di molte lingue - voglio pensare di tutte - è che la relazione significante - significato non è iniettiva: in sostanza, esistono gruppi di sinonimi, parole diverse che hanno lo stesso significato, se non altro dal punto di vista denotativo - ché quello connotativo, la sfumatura che si vuol dare al discorso effettuando una certa scelta lessicale piuttosto che un'altra, è senza dubbio una complicazione ulteriore.
E' interessante, dicevo, perché è quella che fa la differenza tra un vocabolario ricco ed un vocabolario povero, tra l'utilizzare sempre le stesse parole (e se le cento usate sono in fondo sempre quelle non è importante poi comunicare, canta Guccini) ed il mostrare di conoscere ed apprezzare la varietà che la propria lingua offre, tra chi non sapendo se si scriva "legenda" o "leggenda" utilizza come criterio di scelta il numero di risultati restituiti da google - e finisce per corredare un grafico di una leggenda - e chi minge quando gli scappa da pisciare.

Mi viene da concludere che, forse, più che stuprare i propri neuroni con favolose ipotesi circa l'inizio del tempo ed il suo eventuale e fantomatico artefice, varrebbe la pena di riflettere un po' di più sulle - infinite? - possibilità che una conoscenza approfondita della propria lingua offre, tanto in termini di comunicazione (perché, a volte, l'importante è comunicare - non me ne voglia Guccini) quanto dal punto di vista degli stimoli al ragionamento ed alla riflessione che essa può suggerire.
Diversamente, si rischia di finire per credere alle leggende e pisciare sulle legende, anziché fornire legende e mingere sulle leggende.