Se mai scriverò un libro - o, volendo essere ottimisti: quando ne scriverò uno - la parte migliore saranno probabilmente i ringraziamenti; d'altra parte sono uno di quei lettori che legge sempre e quasi sempre apprezza quelli che gli capitano tra le mani e non ho nessuna difficoltà ad ammettere che, della mia tesi di laurea, sono stati l'unica parte che ho davvero sentito mia e che, più di vent'anni dopo, rileggerei.
Otto anni di trascorsi comportano però la necessità - o, se non altro, il desiderio, il che tutto sommato non fa grande differenza - di ringraziare molte persone per molti motivi - e dunque il rischio che questo post, nella mia nota e talora frustrante tendenza all'analisi, non finisca mai: in ogni caso immagino che lo scopriremo.
Grazie dunque a chi in questi anni ha sopportato le mie battute un po' idiote, la mia inclinazione a monopolizzare la tastiera anche quando si lavora in coppia, la mia generale tendenza ad essere un vicino di banco disordinato e chiacchierone: dubito che per questo vi spetti da qualche parte un qualche paradiso, ma la mia gratitudine eterna... quella di certo.
Grazie a chi non mi ha mai fatto sentire quello nuovo, nemmeno il primo giorno, né solo, e magari nemmeno lavoravamo insieme. A chi mi ha dato fiducia da subito, e non era ovvio; a chi ha chiesto la mia e generalmente è stata una fiducia ben riposta.
Grazie a tutti delle risate, in pausa o durante il lavoro o la sera davanti ad una birra - ok, ad un succo di frutta: è stato bello lavorare con voi, lavorare in questo modo.
Grazie di tutte le conversazioni tecniche, quasi sempre interessanti e coinvolgenti, grazie delle opinioni diverse dalle mie, delle discussioni e di tutte le occasioni di confronto: nessun uomo è un'isola, in fondo... o forse sì, ma come arcipelago non siete stati niente male.
E grazie, ovviamente, del fatto che, questa volta, non avrò aneddoti da raccontare su un ex collega serial-killer o su un collega che non mi stupirei di vedere a Chi l'ha visto?: sembra scontato ma, come sapete dai miei racconti, non lo è poi sempre.
A chi avevo incrociato in un'altra vita lavorativa, tanti tanti anni fa, e benché ci punzecchiamo a vicenda di continuo per motivi calcistici è diventato un buon amico. A chi mi ha detto che dovrei scrivere di più e con ogni probabilità se ne sta pentendo. A chi, stupendomi un po' ma riempiendomi di soddisfazione, mi ha detto "non scrivo bene come te": spero solo che, a questo punto, non abbia cambiato idea. A chi rientrerà dalle ferie il giorno in cui saluterò tutti e punta, penso, a farmi commuovere, cosa per altro non particolarmente difficile. A chi ha vissuto insieme a me qualche momento di stress, superato insieme con un sorriso, ed a chi nei suoi ha usato il mio punto di vista esterno e la mia apparente tranquillità come una camomilla. A chi negli ultimi mesi ha passato ore a fare pair con me, tra figlie, gatti, pranzi ad orari strani ed una comune tendenza alla chiacchiera che penso abbia reso le cose facili ad entrambi ma ora le rende un po' più difficili, spero ad entrambi ma a me di certo.
Grazie per tutte le conversazioni inaspettate, a volte serie ed a volte spensierate, non sempre profonde ma quasi mai superficiali - al caffé, in spiaggia, sulla porta o nel cortile dell'ufficio, alla lavagna, con un libro in mano, in coda al bagno, in auto, per strada, commentando un fatto di cronaca o un'idea, facendo filosofia spicciola (tutti tranne uno, che rimane un filosofo professionista anche se ottimanente travestito da dev): ho parlato tanto ma, ve lo assicuro, vi ho anche ascoltati... mi avete dato tantissimo e ciò che mi avete raccontato è in qualche modo parte di me.
Grazie a chi, salutandomi dopo l'ultimo incontro che ha coinvolto tutti, mi ha detto qualcosa che suonava un po' come "e perché mai non ci dovremmo rivedere?": grazie di cuore, perché era una cosa che non mi aspettavo ed avevo un gran bisogno di sentirmi dire.
E, ultima ma non certo in ordine di importanza, grazie a Madda, per la foto di Totti sul suo desktop il mio primo giorno di lavoro, per il "tormento" annuale dei maglioni natalizi, per le query della morte ed ovviamente per tutto il cibo che ha portato in ufficio in questi anni... e, al di là degli scherzi, per tutte le osservazioni, i commenti, i consigli garbati e le idee mai banali che quasi quotidianamente ci siamo scambiati in tutto questo tempo in cui è stato bello essere colleghi e facilissimo diventare amici... e perché mi eviterà di essere l'unico con gli occhi umidi al momento dei saluti...
Grazie a tutti, davvero: e alla prossima volta.