lunedì 28 maggio 2012

Non è successo niente

Trentotto anni fa, nella piazza principale della mia città, il terrorismo nero uccideva otto persone e ne feriva più di cento. Da qualche settimana sappiamo che, in realtà, trentotto anni fa, in Piazza Loggia, non è successo niente.

giovedì 24 maggio 2012

D'accordo

Di recente, mio papà ha regalato un libro a mia mamma. Poi s'è messo a leggerlo. Negli stessi giorni, mia mamma ha regalato un libro a mio papà. Dualmente, com'era giusto che fosse e senza che tale scelta fosse frutto di una qualche ripicca, bensì solo di un andare d'accordo che dura da - quasi - trentacinque anni, l'ha letto lei...

mercoledì 23 maggio 2012

Blog nuovo, link "vecchi"

Dopo la migrazione del blog alla nuova infrastruttura, di cui ho già parlato qui, ho cercato di fare un po' di pulizia tra i link proposti nel menu di spalla: ho rimosso riferimenti non più funzionanti, modificato quelli a blog che sono stati spostati, aggiunto qualcosa e tolto molto altro. Quel che ne resta è una sorta di piccolo riassunto di ciò che leggo, seguo, mi interessa: riassunto che spero di tener aggiornato in modo un po' più sistematico di quanto non sia successo in passato, e che riguarda principalmente blog di persone che considero amiche ed interessanti, risorse interessanti per chi sia appassionato di ciclismo, qualche sito di comics un po' nerd (un po' tanto) ed un paio di blog di persone che non conosco ma che trovo sempre molto istruttivo seguire... Nulla di nuovo, in realtà: ma non è un motivo per non farne, una volta ogni tanto, pubblicità!

martedì 22 maggio 2012

Per mille

Periodo di dichiarazioni dei redditi, periodo di scelte sulla destinazione da dare agli ormai famosi otto e cinque per mille (famoso soprattutto il primo, principalmente per via della pubblicità battente ed un po' ripetitiva che la Chiesa Cattolica promuove al fine di ottenerne una quota consistente. Pubblicità molto ben fatte e gradevoli, a quanto posso giudicare sulla base del mio personalissimo gusto: il che giustifica, probabilmente, che a Santa Romana Chiesa costino (fonte: Curzio Maltese, "La questua") più della quota di otto per mille che la Chiesa stessa destina alle attività sociali).
Al solito, rinnovo l'invito a scegliere ed a farlo consapevolmente: perché è importante, penso, essere a conoscenza del fatto che non scegliere alcuna destinazione per quanto riguarda l'otto per mille non significa non darlo a nessuno né tanto meno tenerlo per sé :-), bensì lasciarne la fetta più grossa a chi riceve il maggior numero di scelte da parte degli altri contribuenti. Ed è curioso sapere che, per quanto riguarda il cinque per mille, esiste una soglia massima oltre la quale lo Stato comunque non versa, anche a fronte di verse esplicite. Perché nel primo caso vengano elargite somme anche in assenza di scelte esplicite e nel secondo non vengano elargite somme anche in presenza di scelte esplicite, è cosa sulla quale sarebbe interessante avere qualche spiegazione...

Al solito, non perdo l'occasione per pubblicizzare, tra le scelte possibili, quelle che sono state le mie:
  • otto per mille allo Stato, come storicamente ho sempre fatto, ad esclusione degli ultimi due anni, nei quali l'idea che chi rappresentava lo Stato esprimesse posizioni da non-Stato era troppo forte, e la mia scelta di destinazione è andata all'Unione delle Chiese Valdesi, unica confessione tra quelle abilitate al contributo a non utilizzarlo per il sostentamento del clero bensì solo per finalità sociali. Non che ora io mi riconosca più di tanto nell'impostazione ideologica di chi ci governa: ma se non altro ci governa, e rappresenta un'idea di Stato
  • cinque per mille all'UAAR, Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti, perché ritengo che, al di là delle lodevolissime organizzazioni che fanno ricerca scientifica alle quali sarebbe possibile destinare la propria scelta, ed alle quali in passato l'ho destinata, promuovere e sostenere posizioni cultural-filosofiche razionali e coerenti, benché (purtroppo) non di maggioranza relativa, sia importante almeno quanto promuovere lo sviluppo della scienza

lunedì 21 maggio 2012

E' una brava persona!

Riflettevo sulla locuzione brava persona, e sull'utilizzo che talvolta, a mio avviso assai impropriamente, se ne fa. In particolare, mi è capitato di sentir dire ma è una brava persona!, a proposito di un vicino di casa irrispettoso dell'altrui udito (televisione a tutto volume, richiami rumorosi alla badante, ...) così come di capi assai poco responsabili e non sempre tecnicamente all'altezza del ruolo che ricoprono.
Ora: chiaramente, per brava persona ciascuno di noi può intendere qualcosa di diverso. C'è chi si fa un'idea sulla base dell'abbigliamento dell'individuo in esame, chi valutandone le opinioni politiche, il comportamento alla guida, lo stile di vita più o meno nella norma (anche se, statisticamente, sarebbe forse meglio parlare di moda). Io ad esempio trovo che guidare regolarmente in autostrada a velocità che mettono a rischio l'altrui incolumità non sia un comportamento da brava persona, a qualcuno probabilmente danno fastidio, negli stessi termini, le mie posizioni di netta avversione nei confronti di Santa Romana Chiesa, e così via: punti di vista, appunto.
Ma il punto penso sia un altro. Perché l'essere una brava persona, qualunque cosa si intenda con questa espressione, dovrebbe in qualche modo essere una giustificazione da opporre a chi critica un comportamento? Forse che le brave persone non possono essere pessimi responsabili, o vicini di casa rumorosi? Forse il riconoscere che qualcuno è una brava persona dovrebbe privare della possibilità di muovere critiche nei suoi confronti?
Vorrei dire, al contrario: se qualcuno è veramente una brava persona, personalmente mi aspetto che, a maggior ragione, le critiche nei suoi confronti vengano sottolineate e possibilmente risolte, proprio a seguito del suo essere brava persona - dunque in teoria meno incline a comportamenti criticabili e più incline ad eliminarli. Diversamente, si finisce nell'assurdo (per altro molto in voga tra i politici) per cui non si può criticare la Chiesa per l'omertà nei confronti della pedofilia poiché la Chiesa fa un sacco di opere meritorie nella società. Perfettamente d'accordo sull'ultima parte: ma questo costituisce forse un'autorizzazione, un lasciapassare nei confronti di comportamenti di copertura di gravissimi reati?
Allo stesso modo, non mi pare il caso di accettare senza lamentarsi che un vicino rumoreggi ad ogni ora del giorno e della notte, o che un responsabile abbia in realtà comportamenti ben poco vicini alla lettera del termine, per il motivo che l'individuo in questione è una brava persona. Altrimenti il mio essere una brava persona potrebbe tranquillamente autorizzarmi, che so, a pisciare nel giardino del condominio o ad andare in ufficio a torso nudo...
A me sembra chiaramente che si stia parlando di cose diverse e non collegate tra loro: come se a qualcuno che vuol gettare via un oggetto con la motivazione che s'è rotto io opponessi il (si fa per dire) pensiero che l'oggetto va conservato perché, che ne so, è di colore rosso.
Ma forse è un limite della mia intelligenza  quello di non accettare giustificazioni di questo genere...

PS: non entro nel merito dei casi in cui qualcuno definisce se stesso una brava persona. L'ultima volta che mi è capitato che qualcuno mi garantisse "Guardi che io sono una brava persona", si trattava di un uomo che, nell'ordine: mi aveva tamponato facendo retromarcia per imboccare una svolta vietata; mi ha proposto di mettere in piedi quella che tecnicamente si chiama truffa assicurativa, prendendomi la colpa del sinistro in cambio di qualche soldo da parte sua; ha truffato me, portando all'assicurazione la falsa testimonianza scritta di un conoscente, secondo la quale la brava persona in questione era stata da me tamponata... Se è una brava persona questa...

mercoledì 16 maggio 2012

L'immagine del Vaticano

Il Vaticano afferma la sua volontà di difendere anche con mezzi legali l'immagine del Papa - e ci mancherebbe che non fosse così! - e lo fa a proposito di una campagna pubblicitaria di Benetton - questa - che propone, tra gli altri fotomontaggi di personaggi famosi che si baciano, un'immagine del Santo Padre che bacia l'Imam del Cairo. Titolo della campagna: Unhate.
Ora: qui nessuno mette in dubbio il diritto di chicchessia di difendere la propria immagine con mezzi legali, qualora la ritenga in qualche modo diffamata. Non voglio pertanto parlare della scelta della Santa Sede, forse poco incline all'umorismo ma assolutamente legittima - e del resto, probabilmente non si campa duemila anni divenendo la lobby più forte del pianeta facendo troppe concessioni all'umorismo.
Voglio riflettere sul significato del considerarsi diffamati da un fotomontaggio del genere.
Che di fotomontaggio si trattasse, prima di tutto, penso fosse chiaro a tutti: difficile credere il contrario, conoscendo le posizioni personali dell'attuale Sommo Pontefice e quelle tradizionali dell'istituzione che guida - stesso discorso, suppongo, può valere per l'altro signore protagonista del fotomontaggio (sarei felice di sbagliarmi, a questo proposito). Pertanto mi sembra difficile sostenere che qualcuno si sia formato un'immagine erronea e falsamente negativa del Papa sulla base della convinzione che l'immagine non fosse un montaggio - sempre che essere considerato omosessuale possa essere, per un eterosessuale, una deformazione in negativo della propria immagine: cosa che non credo ma di cui suppongo qualcuno sia convinto.

(A proposito: il Santo Padre è eterosessuale? O sarebbe più corretto definirlo asessuale?)

 A questo punto devo concludere che difendere l'immagine del Papa consista, per il Vaticano, non tanto nell'affermarne la non omosessualità (il che di per sé meriterebbe un post ben più lungo ed incazzato di questo: omosessuale non è un insulto!), bensì rivendicarne l'estraneità rispetto ad una campagna pubblicitaria che inneggia, per come la vedo io, all'Amore ed alla Tolleranza per qualunque forma di diversità (viste anche le altre immagini della campagna in questione...), onde togliere qualunque dubbio - evidentemente considerato diffamatorio - che la Santa Sede, Santa Romana Chiesa e Sua Santità possano in qualche modo appoggiare tale iniziativa: non sia mai, dopo duemila anni di onorato servizio a sostegno del combattere crudelmente qualunque impostazione diversa dalla propria!

In sostanza, per come la vedo io: un sacco di pubblicità praticamente gratuita per Benetton (dato il ben noto disinteresse per qualunque forma di ricchezza da parte delle istituzioni cattoliche, la Santa Sede non ha magnanimamente chiesto alcun tipo di risarcimento economico), una figura piuttosto discutibile per le gerarchie vaticane, e la conferma della mia idea che qualcuno si prende troppo sul serio e che, davvero, una risata vi seppellirà!

giovedì 10 maggio 2012

Prove ontologiche e teoremi di incompletezza

Pensavo ad Anselmo d'Aosta ed alla sua prova ontologica dell'esistenza di dio, questa mattina Erano passate da poco le sei e tentavo di far riaddormentare mia figlia - tentativo per altro coronato da successo: I like it! - e la prova ontologica s'è insinuata nei miei pensieri. Lo fa spesso, in realtà, da quando ho avuto occasione di leggere una pagina di Facebook che, facendo riferimento, forse per sfottò e forse per errore, ad un tal Sant'Anselmo da Ostia, ne parlava, prendendo in giro l'approccio hai detto "dio" dunque esiste che caratterizza un certo modo di ragionare su certi specifici argomenti (si veda, ad esempio, la querelle tra UAAR e monsignor Nuvoli, di cui ho già parlato qui).
Ricordo, vagamente, la prima volta che ho sentito parlare di Anselmo d'Aosta: ero uno studente di liceo e la sua prova ontologica mi aveva in qualche modo colpito, non fosse altro che per la semplicità del ragionamento. Che per semplicità non si dovesse intendere, in questo caso, eleganza, bensì qualcosa di più vicino alla superficialità, be', mi è stato chiaro in seguito: ed è di questo che vorrei parlare, come se, tanti anni dopo, fosse venuto il momento di ricambiare - colpendo, a mia volta, il modo di procedere della prova ontologica: con grande forza, avrebbe aggiunto Weltroni ai suoi tempi: che poi i tempi di Weltroni sembrino non finire mai, nonostante tutto, be', è cosa che va ben al di là dell'essere in quanto tale, ma è anche, decisamente, un altro discorso.

Il ragionamento di Anselmo, fondamentalmente, è il seguente:
  1. Dio è, per definizione, qualcosa di cui nulla può essere pensato più grande (nel senso di vicino alla perfezione)
  2. qualcosa che può essere pensato come esistente è più grande di qualcosa che può essere pensato ma non esiste
  3. dunque Dio esiste
(applausi).

Ora: mi pare evidente che, se il punto 1, come ogni definizione, non è argomento di dibattito (voglio dire: se non ti piace questa definizione, prendiamone un altra, ma allora si tratta di giocare ad un altro gioco), e che se da 1. e 2. 3. segue in modo non evidentemente illogico, il problema di un ragionamento di questo tipo consiste nell'affermazione "qualcosa che può essere pensato come esistente è più grande di qualcosa che può essere pensato ma non esiste". I problemi sono essenzialmente due:
  • stabilisco per ipotesi qualcosa che voglio ottenere per tesi: la tesi poi ovviamente segue, ma vale zero
  • stabilisco per ipotesi una scala di valori (di perfezione) assolutamente soggettiva
Ciò che Anselmo fa è dunque prima di tutto stabilire per ipotesi ciò che vuol dimostrare come tesi: stabilisce cioè al punto 2. che esistere è più vicino alla perfezione, cioè per il punto 1. a Dio, che non esistere, il che, in modo totalmente inaspettato, conduce a concludere che Dio esiste.
L'altro aspetto, che chiamerò del relativismo della prova ontologica, si riferisce al considerare "più vicino alla perfezione" qualcosa che esiste di qualcosa che non esiste. Pensiero legittimo ma non certo indiscutibile - un po' come se io, sulla base di un gusto assolutamente personale, asserissi che essere di colore rosso si allontana dalla perfezione meno dell'essere di colore nero, e ne concludessi che dio non può non essere rosso. Allo stesso modo, per il mio vicino di casa dio potrebbe essere azzurro (perché azzurro è per lui il colore della perfezione), mentre per la vecchietta leghista del piano di sopra senza dubbio la perfezione è verde - e così dio. Dunque per qualcuno dio è fascista, per altri senza dubbio corre in bicicletta o scrive romanzi rosa - cosa quest'ultima che ho qualche difficoltà ad immaginare, ma non nego che mi divertirebbe molto.
La cosa curiosa di tutto questo è che da un argomento sedicente ontologico, relativo cioè all'essere in quanto tale, siamo arrivati ad una sorta di prova ontologica del relativismo - quasi che l'essere, in quanto tale, si prestasse ad infinite relativizzazioni, una per ogni soggetto di pensiero. E quasi che solo la fantasia personale fosse limite alle caratteristiche soggettivamente attribuibili a dio - e subito ontologicamente dimostrabili. Il che non mi sembra nemmeno tanto sconvolgente, facendosi riferimento per definizione ad un argomento sul quale non esistono riscontri oggettivi bensì solo differenti interpretazioni personali e culturali.
Dice: ma Dio, per definizione, è tutto questo, è rosso e nero ed azzurro e verde, a seconda degli occhi  con cui lo si guarda. Ha ispirato la Divina Commedia e, sì!, anche qualche romanzo rosa.
Ok, pare che ci siamo giocati il principio del terzo escluso... mi sembra un po' un trucco ma voglio stare al gioco: se veramente dio è tutto ciò che posso attribuire al concetto di perfezione... se veramente dio è tanto ecumenico da accontentare un po' tutti: come la mettiamo con il nazismo, le guerre, le malattie... con tutto il repertorio cioè di fenomeni che da millenni imbarazzano i credenti di tutte le fedi, costringendoli ad improbabili equilibrismi molto teo- e poco -logici?
Non rischiamo di sconfinare nel campo di Gödel, dove completezza e non contraddittorietà hanno la spiacevole abitudine di non presentarsi in coppia?
A questo punto Irene s'è addormentata, riconsegnando il sottoscritto ad un meritato sonno ed Anselmo ad un meritato oblio - e regalandomi, prima di riaddormentarmi, un attimo di atea serenità.

lunedì 7 maggio 2012

Marò? Ma anche no!

Ho avuto la ventura, nelle ultime settimane, di passare dinanzi alla sede del Comune in due diverse città italiane (Brescia e Bergamo, per la cronaca). In entrambi i casi sono stato sorpreso dalla presenza, sulla facciata del municipio, di un manifesto che, sotto le immagini dei militari italiani coinvolti recentemente in fatti di cronaca giudiziaria in India, riportava la scritta "Salviamo i nostri marò".
Non voglio stare a sottilizzare sul fatto che la parola marò, sinceramente, riesce solo a darmi l'idea di una mezza imprecazione. Né entrare nel merito del fatto di cronaca, disquisendo della colpevolezza o meno dei due soldati coinvolti. Né, ancora, sottilizzare che poche cose sento più lontane dell'utilizzare un possessivo sulla base della mera origine geografica, e che dunque "nostri" non è il termine più adatto a farmi sentire partecipe di qualcosa di anche solo vagamente patriottico. Non voglio, infine, dar conto di quanto poco mi piaccia l'idea di militari italiani che girano per il mondo a (forse) sparacchiare, motivo in più per cui sarei contento che si addivenisse, in tempi brevi, ad un chiarimento giudiziario della vicenda.

Vorrei invece parlare di quello che gli Offlaga Disco Pax definiscono, a proposito di Francesca Mambro, l'uso sconsiderato del vocabolario. In particolare, a proposito del termine "salvare".
Per quel che ho capito, infatti, la diplomazia italiana insiste sull'attribuire al nostro Paese la giurisdizione sulla vicenda, attribuzione sulla quale non sembrano concordare le forze di polizia indiane - o non sembravano: sinceramente, non ho seguito la questione al punto da sapere, oggi, a che punto stia.
Il punto è comunque che le pressioni italiane sono volte ad assicurarsi che i due militari in questione vengano processati in Italia secondo le leggi italiane e non in India secondo quelle indiane. In entrambi i casi mi aspetto un giudizio serio, sereno, basato sui riscontri dei fatti e volto ad accertare, prima di tutto, la verità. La questione, per come la vedo io, è dunque puramente procedurale: stabilire chi sia il giudice deputato ad occuparsi di uno specifico caso. Nulla che abbia a che fare con un qualche salvataggio dei due militari - ché per salvare s'intende generalmente sottrarre qualcuno ad una fine ingiusta ed iniqua o ad una situazione di certa vessazione - sempre che non si voglia far passare l'idea che un giudizio italiano sarebbe di sicura innocenza, a fronte di un potenziale giudizio indiano di certa colpevolezza. Non potendosi mi pare basare un'iniziativa diplomatica su una premessa tanto politicamente scorretta (scorretta da entrambi i punti di vista, voglio dire), ne concludo che non si tratta dunque di salvare nessuno da nulla, tanto meno dalle proprie responsabilità. E che l'esposizione di certi manifesti in sedi istituzionali è, come minimo, fuori luogo.

domenica 6 maggio 2012

Bellezza al bagno

Nove mesi fa stava per guardare attorno per la prima volta con i suoi occhi, spalancati sul mondo come carte assorbenti... oggi è una signorinella che conclude il bagnetto con completino di accappatoio e ciabatte di spugna...

sabato 5 maggio 2012

Tre blog intorno al cor mi son venuti...

Dato che ben poco può fermare quella che Elias Canetti, parlando di se stesso, definiva diarrea verbale, ecco qua l'ultimo arrivato - per ora - nella famiglia dei miei blog - se mai qualcosa come un blog può essere qualcosa come miotuosuonostrovostroloroproprioaltrui: la qual cosa mi risulta poco credibile.
Si tratta, nelle intenzioni, di un contenitore che funga da raccolta di itinerari ciclistici: è noto infatti come la bicicletta sia una delle grandi passioni della mia vita, la scrittura una delle altre e l'open-source, in questo caso chiaramente in senso lato, una filosofia che apprezzo molto.
Dopo il presente blog, dunque, ed il blog tecnico in pseudo-inglese, siamo a tre. Chissà se il quarto verrà da sé...

giovedì 3 maggio 2012

Non c'è prezzo per la miticità

- In effetti è nel mio stile...
- Ed in che cosa consiste il "tuo stile"?
- Nel fare le cose nel miglior modo possibile!

martedì 1 maggio 2012

Sinonimi e teste coronate

Nessuno salvi la Regina.

Nuova infrastruttura

Dopo settimane di riflessioni, qualche timido esperimento e qualche mezz'ora persa in abbozzi e ripensamenti, eccoci qui: nuova infrastruttura per il presente blog, che da sei anni e mezzo girava su un'installazione personalizzata di Wordpress e da oggi è basato invece sul servizio di Google Blogger/Blogspot.

Motivazioni della scelta di cambiare, e di cambiare verso Blogger:
  1. desiderio di disporre di statistiche sugli accessi ai post del mio blog. D'accordo, esistono numerosi plugin di Wordpress con questo scopo: ma si tratta di provare, scegliere, installare - senza contare che statistiche del genere richiedono spazio su DB e la pazienza di chi mi hosta(va) potrebbe non essere illimitata. E poi vale il punto successivo:
  2. desiderio di passare ad un'infrastruttura "as a service", che non richieda cioè manutenzione alcuna da parte mia. La "scatola chiusa" di Blogger certo vincola e limita un po', rispetto alla gestione completamente autonoma di plugin, temi grafici ed estensioni: ma per l'uso che ne faccio io va benissimo così
  3. non va dimenticato che sono un ingegnere informatico: l'idea pertanto di cambiare infrastruttura tecnologica, con i problemi di migrazione che comporta ed è necessario valutare e risolvere, ben lungi dallo spaventarmi, mi incuriosisce: ed è finita infatti che ho imparato qualcosa sui record CNAME di un DNS e sulla configurazione di Apache per url rewriting
  4. non va dimenticato che sono, in particolare, un ingegnere del software: l'idea pertanto di gestire un blog (questo) tramite un'infrastruttura di un tipo, ed un altro (tecnico: questo) tramite una differente mi disturbava parecchio. Volete mettere un'unica dashboard di gestione, contrapposta al classico reinventare la ruota? :-)
  5. perché Blogger, infine:
    1. per omogeneità con il blog tecnico sopra ricordato
    2. perché mi sembra ben fatto
    3. perché permette, senza costi aggiuntivi, di puntare al proprio blog con un dominio personalizzato già esistente (cosa ad esempio che non mi pare si possa fare con Wordpress.com)
E comunque:
  1. la vecchia infrastruttura rimane in piedi, onde non rendere inutilizzabili eventuali link verso specifici post (hai visto mai che qualcuno mi citi...) od irraggiungibili risorse statiche come immagini ed altri upload
  2. il cambio è, ragionevolmente, reversibile (per quanto io non abbia alcuna voglia / intenzione di sfruttare tale reversibilità)
Qualche avvertenza:
  • chi mi segue accedendo alla home page, non ha necessità di fare nulla: il blog è al momento accessibile tanto al classico indirizzo http://www.amicofragile.org, quanto ai nuovi http://blog.amicofragile.org ed http://amicofragileorg.blogspot.com
  • chi mi segue utilizzando un feed reader, può continuare a seguirmi sostituendo il vecchio feed con il seguente: http://blog.amicofragile.org/atom.xml
  • chi non mi segue ha brillantemente risolto il problema in partenza - anche se ovviamente si mette nella condizione di non sapere che cosa si perde :-P

La speranza è che il nuovo contenitore sia uno stimolo a scrivere un po' più di quanto non abbia fatto nel recente passato...