C'è qualcosa di eroico, a ben vedere, nel lavorare in ambito IT e nell'amare la lingua italiana. Di eroico e di frustrante: ché poi gli eroi, oltre che giovani e belli, sono sempre anche un po' frustrati.
L'eroismo - e la frustrazione - riguardano nel caso specifico l'uso sconsiderato del vocabolario, e ancora di più di svariati traballanti costrutti, che caratterizza le quotidiane conversazioni un po' nerd di chi fa il mio mestiere.
Breve lista di orrori ricorrenti: un piccolo frasario triste, appunto - piccolo come il rispetto per la propria lingua che tanti dimostrano, triste come l'effetto che fa.
- notificare qualcuno di qualcosa, in luogo del corretto notificare qualcosa a qualcuno; favoloso nella forma passiva, essere notificati di.
- condividere qualcosa a qualcuno, anziché con qualcuno: vi condivido questo dubbio, questo report, queste informazioni. Agghiacciante.
- il verbo impattare utilizzato transitivamente, con il significato della forma intransitiva (avere impatto su) e non di quella transitiva (portare in parità: impattare una partita). Dà il suo meglio nella forma passiva: determinare chi/cosa è impattato da una modifica/un errore/...
Da registrare, rispetto a tempi meno recenti, il confortante calo di popolarità del riflessivo fasarsi nel senso di allinearsi, accordarsi. Sempre più in voga, invece, ma non solo nel mio ambito professionale, l'abuso di piuttosto che con (scorretto) significato disgiuntivo, anziché con quello (corretto) avversativo/comparativo.
Seguiranno ahimé aggiornamenti.