venerdì 22 febbraio 2013

La parola "sensibile" è vaga come stelle dell'Orsa

Forse l'ho in qualche modo evocato io con il mio ultimo post, cosa che sconterò al momento del Giudizio Universale (cioè, per come la vedo io, mai). Fatto sta che Carlo Giovanardi ha ritenuto necessario ribadire la propria posizione, della quale in effetti il sottoscritto aveva anticipatamente dato conto, facendo sapere di trovare più imbarazzante un bacio tra due uomini che non Berlusconi.
Ancora, una volta, la questione ruota attorno al concetto di sensibilità: a proposito del quale, come nel post precedente, rimando alla bella canzone, Sensibile, degli Offlaga Disco Pax, dalla quale è mutuato il titolo del post. E dunque, a proposito di sensibilità: ognuno è libero di trovare più o meno imbarazzante quello che preferisce - e se trova più imbarazzante un atto d'amore tra due persone rispetto ad un atto di corruzione di un magistrato o alla frequentazione di prostitute bambine: be', sono fatti suoi.
Ma la questione, a mio giudizio, è: è "giusto" pensare che l'imbarazzo di un singolo diventi - o miri a diventare - legge dello Stato? Ovviamente, penso che la risposta sia "No!".
Voglio dire: se penso a cose - fatti, comportamenti, abitudini - che io trovi più di altre imbarazzanti, mi vengono in mente, subito, tre esempi: gruppi di persone che si rivolgono ad un'entità invisibile ed intangibile (incolore, insapore, inodore?) ripetendo in coro filastrocche imparate da bambini, delle quali forse in maggioranza riconoscono i suoni ma non le singole parole; la mancanza di curiosità scientifica, manifestata con la ripetizione di cose "sentite dire" alle quali si dà il valore di verità assolute senza interrogarsi in alcun modo sui relativi "perché" ; l'incapacità di notare l'incoerenza logica tra due affermazioni, al punto da utilizzarle talvolta a breve distanza l'una dall'altra. Nei primi due casi si tratta di due diverse manifestazioni, probabilmente, dello stesso fenomeno, che chiamerei "ignoranza acritica"; il terzo è questione di forma mentis - e probabilmente è imparentato con il secondo.
Queste sono cose che mi imbarazzano, da sempre - da quando ho ricordi di me adulto, se non altro.
E tuttavia mai vorrei vivere in uno Stato che punisca l'incapacità logica, o ponga divieti sugli oroscopi o sui "rimedi della nonna" o, ancora, metta fuori legge le manifestazioni religiose.
L'imbarazzo del singolo, o di un gruppo di persone, di fronte ad un qualche aspetto della vita o del modo di essere di altri non può avere la stessa dignità di una legge dello Stato, valida per tutti e per tutti vincolante - a meno che non si accetti l'idea di uno Stato Etico, che non si occupi della convivenza pacifica e costruttiva tra individui diversi ma punti ad imporre una sola linea di pensiero, una sola "sensibilità", appunto, ad una massa di pedine indistinguibili.
Sinceramente, è uno scenario che lascerei volentieri a Paesi che ufficialmente rifiutano di essere laici, come l'Arabia Saudita, l'Iran o la Città del Vaticano.

venerdì 15 febbraio 2013

Casini e la sensibilità del "ma anche"

La visione di questo breve ma istruttivo video, oltre a confermare una volta di più le mie per altro sofferte ma quasi definitive scelte elettorali, mi ha portato la buona notizia che Casini - e dunque, devo supporre, il suo partito - pare aver abbandonato, nel suo avversare il riconoscimento per le coppie omosessuali degli stessi diritti di cui godono quelle eterosessuali, l'utilizzo dello storico, ridicolo ritornello (per altro utilizzato anche in Vaticano) secondo cui il matrimonio per i gay costituirebbe una minaccia per la famiglia - come se due donne o due uomini che vivono insieme e crescono figli non costituissero una famiglia; o come se la possibilità per due omosessuali di sposarsi costringesse tutti a sposarsi con persone dello stesso sesso.
Ritornello i cui due storici specialisti, Carlo Giovanardi e Rocco Buttiglione, paiono tra l'altro esser passati, politicamente, a miglior vita: il primo appoltronato (salvo recenti nuove piroette) nel PDL, il secondo pressoché sparito dalla scena politica - a onor del vero, nella generale indifferenza.
La nuova frontiera delle posizioni clerical-omofobe di Casini e compagnia bella (si fa per dire) sembra essere ora l'idea che sia questione di civiltà, ci mancherebbe!, garantire una certa serie di diritti a qualunque coppia di persone voglia convivere, ma sia indispensabile anche rispettare la sensibilità di chi, insomma, due froci che crescono un figlio proprio non può pensare nemmeno di vederli (ok, la terminologia gasparriana è una mia licenza, ma il senso è lo stesso).
Della legittimità dell'utilizzo del termine sensibilità a proposito di posizioni di questo genere non voglio scrivere qui: rimando semplicemente alla splendida canzone degli Offlaga Disco PAX che, appunto, ha titolo Sensibile.
Noto invece che la novità dell'approccio rappresenta una svolta decisamente furba, nella sua apparente correttezza: affermare la civiltà di un riconoscimento per tutti di alcuni diritti, ribadendo però che per lo stesso motivo va garantito il diritto, per persone sensibili al modo di Casini, di non trovarsi di fronte l'indegno spettacolo di una coppia gay che possa dirsi sposata o, Dio non voglia!, possa crescere dei figli: come se l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla Legge, che dovrebbe valere per tutti, sempre, fosse da mettere sullo stesso piano, personalissimo, della sensibilità di un individuo di fronte alle scelte di un altro, che vale (per definizione di "personale"), per il solo individuo in questione.
Lo stesso approccio, che definirei "la sensibilità del ma anche", volendolo adottare anche su temi diversi da quello sul quale, nel video, luminosamente si esprime Casini, porterebbe a dire ad esempio che certo, è questione di civiltà riconoscere a chiunque il diritto di professare la propria religione; ma è indispensabile anche rispettare la sensibilità di chi, credendo nella razionalità e nella ragione, viene disturbato dall'idea dell'irrazionalità sulla quale si basano i culti religiosi: e dunque i culti religiosi vanno vietati.
Lo schema è lo stesso: riconoscere in linea di principio la civiltà di concedere pari diritti indipendentemente dalle proprie posizioni personali su un qualche argomento - aggiungendo però subito il ma anche secondo cui vi sono sensibilità personali le cui conseguenze rappresentano mancanze di rispetto nei confronti di altre sensibilità personali e non vanno pertanto considerate degne di pari diritti.
Tutte le sensibilità sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre - secondo il Casini-pensiero.
Ora: io sono ateo; e sono profondamente convinto che la razionalità e la ragione umana debbano essere la base di ogni mia scelta, di ogni mia convinzione personale e siano alla radice di ogni possibilità di convivenza civile e confronto tra posizioni diverse. Sono anche incline a trovare sgradevoli e talora insultanti, per la ragione e per il rispetto che nutro nei suoi confronti, le credenze ed i riti religiosi. E tuttavia mai concluderei che, di conseguenza, i riti religiosi andrebbero vietati: poiché il riconoscimento dell'altrui libertà viene prima del senso di fastidio che talune manifestazioni di tale libertà possono suscitare in me, e non sono da mettere sullo stesso piano.
Questa è la differenza di fondo tra me e Casini. O, come conclude Vendola nel video di cui sopra, questa è la differenza di fondo tra Casini e noi: che le nostre convinzioni non vogliono limitare la libertà di Casini, le convinzioni di Casini al contrario vogliono limitare la libertà altrui.

martedì 12 febbraio 2013

Tanto di cappello (bianco)

La notizia del giorno è ovviamente quella delle dimissioni - più tecnicamente, dell'abdicazione - di Josef Ratzinger dalla carica di capo della Chiesa di Roma. Non ho mai amato particolarmente il personaggio, si sa, ché rappresenta ideologicamente un po' il contrario di tutto ciò - razionalismo, relativismo - in cui mi riconosco. E tuttavia ne ho sempre apprezzato la franchezza, che me lo fa preferire (ne ho scritto, tra l'altro, anche qui) al suo predecessore, ugualmente di destra, conservatore e chiuso al cambiamento, ma con una pitturata di modernismo viaggiante e mediatico a confondere le idee.
E la notizia di ieri, in qualche modo, conferma questa mia opinione: trovo infatti che in un gesto tanto inusuale - si tratta del primo Papa dimissionario da seicento anni, forse del primo in assoluto che non lasci la cattedra di Pietro a seguito di eventi e trame politiche - ed umano - il desiderio di lasciare quando ancora si è in grado di svolgere il proprio ruolo: senza ridursi, per attaccamento alla poltrona, ad essere un manichino che si trascina per anni senza riuscire a parlare e stando in piedi solo appeso a qualche assistente, come fu per Wojtyla - vi sia più modernità, più apertura al cambiamento che nei quasi trent'anni del pontificato precedente, vissuto tra riflettori, viaggi e piste da sci, certo, ma, mediaticità a parte, vissuto completamente nel solco della tradizione.
Tanto di cappello dunque per il gesto di un uomo anziano e fragile che sa fare di questa fragilità una scelta forte.
Per il resto, rimane un reazionario conservatore - e non ci mancherà per niente.

lunedì 4 febbraio 2013

About myself

Qualche definizione / commento relativo al mio modo di essere raccolto nelle ultime settimana, diciamo negli ultimi due mesi:
  • particolare (parlando di santa Lucia e Babbo Natale: già ne ho scritto)
  • uno di quelli che, pur di fare i duri e puri, faranno l'ennesimo favore a Berlusconi - ora: l'idea del duro e puro, confesso, mi piace molto più di quanto non la senta adeguata a definirmi. Quanto alla seconda parte dell'affermazione, ho deciso che ogni discorso del tipo "chi non vota Bersani fa un favore a Berlusconi", nelle prossime tre settimane, avrà l'effetto di far diminuire la probabilità che il mio voto vata al leader del PD
  • con un modo di pensare molto metadescritto - d'accordo, questa è un po' tecnica, ma mi piace assai
  • troppo orgoglioso - a proposito dello scarso gradimento che provo per l'idea di farmi fare le cose dagli altri
Che dire... di tutto un po'... ed un po' mi ci riconosco...

venerdì 1 febbraio 2013

Hanno la faccia come il culo

E quindi.
Berlusconi rinfaccia a Monti di aver introdotto l'IMU, tassa ingiusta che il Cavaliere d'Italia ha già promesso di abolire. Ma l'IMU è stata istituita anche con i voti del partito di Berlusconi...
Bersani rinfaccia a Monti di aver creato il fenomeno degli esodati - situazione odiosa nella quale si vengono a trovare i lavoratori in fasce d'eta prossime alla pensione, ma non abbastanza. Ma la riforma Fornero del sistema pensionistico è stata approvata anche con i voti del partito di Bersani...
Monti stesso, in uno dei sempre più frequenti momenti in cui è in disaccordo con se stesso, promette una revisione nell'applicazione dell'IMU, ritenuta tassa odiosa ed iniqua nell'incarnazione attuale...
Monti dipinge Berlusconi come il più grande dei pericoli per il Paese, non prima però di ammettere di averlo votato, in passato, e non senza dialogare poi con Alfano, la cui indipendenza dal Cavaliere è in effetti ben nota.
Bersani formalizza un'alleanza con Vendola ma strizza l'occhio a Monti, che rinfaccia al suo partito un ruolo nella crisi di MPS. Il PD a sua volta rinfaccia a Monti la candidatura nella sua lista di un ex dirigente MPS coinvolto nella gestione che ha condotto alla crisi in questione.

E poi si meravigliano se qualcuno pensa di votare per il populismo di Grillo, o di non andare a votare, o di annullare la propria scheda...