giovedì 29 gennaio 2015

Con la schiena dritta

Ora: lungi da me qualunque antipatia preconcetta nei confronti di Sergio Mattarella (per quanto probabilmente dell'ennesimo democristiano al Quirinale io non senta esattamente la necessità, ecco); e lungi da me qualunque impostazione pseudo-grillina da la-Repubblica-è-il-male-assoluto.
Ma: noto con un certo divertimento che il quotidiano più letto d'Italia ha già iniziato la campagna di beatificazione del candidato ufficiale del PD (qualunque cosa voglia dire: PD, intendo) alla Presidenza della Repubblica...


sabato 10 gennaio 2015

Dieci volte De André

Questo post è la risposta ad una domanda postami, troppi mesi fa ed in altra sede virtuale, da un'amica alla quale, per ovvi motivi deandreiani, un po' invidio l'essere di Genova.
Quali sono le tue tre canzoni di De André preferite?, mi chiedeva; questo post è, principalmente, una risposta a quella domanda - se non fosse che tre è numero decisamente fuori portata per la mia mente che predilige l'analisi alla sintesi, e forse anche per il tempo che passa e che, passando, modifica preferenze ed abitudini musicali senza cancellare l'importanza od il valore di quelle passate.
Questo dunque è il riassunto, si fa per dire, della mia vita con De André fino ad oggi - trentasei anni, nove mesi, ventidue giorni ed una manciata di ore dopo quel diciannove marzo - eccetera, eccetera.

Nota del redattore: la numerazione ha il solo scopo di contare fino a dieci e non rispecchia in alcun modo un qualche, per quanto mi riguarda in proposito assolutamente inesistente, ordine  di preferenza personale.

Comincio dalla fine, come sempre è comodo e troppo spesso banale.
Tre canzoni (troppo facile sarebbe stato utilizzarle, subito, come risposta - e finirla lì) che, più delle altre, da qualche tempo in qua, mi accade di cantare - per il diletto delle mie figlie, la rassegnazione di mia moglie e la disperazione della restante parte, per altro assolutamente minoritaria come importanza, dell'Universo.
1. Se ti tagliassero a pezzetti
2. Hotel Supramonte
3. Canto del servo pastore

Salto indietro di quasi trent'anni: estate 1985, mia mamma canta La guerra di Piero ed io piango (sospetto più per il nome dello sfortunato protagonista, assonante al mio, che non per il messaggio della canzone) - ed in generale i ricordi di me, bambino, indirizzato verso certi gusti musicali dalle canzoni cantate da mia mamma (che poi non si dica che sono il primo, della famiglia, a fare pressioni di questo genere sulla generazione successiva):
4. La guerra di Piero
5. Il pescatore, Bocca di rosa: due canzoni per un numero solo, vecchio trucco di chi non sa decidersi ma anche un modo per sottolineare come, dentro di me, difficilmente esiste una senza l'altra: quasi tutto ciò che sono, musicalmente, viene da lì.
A questa sezione andrebbe poi forse aggiunta La canzone di Marinella - ma La canzone di Marinella è una canzone che difficilmente mi viene in mente di cantare o di ascoltare - direi quasi che non la amo. E tuttavia quando accade sempre ne sono soddisfatto e, in fin dei conti, felice (lasciate fuori da questo discorso Mina, però: ve ne prego). Non lo so. Così... la nomino senza contarla - e mi tengo un numero libero...

Terza sezione: l'innamoramento. Quello mio, personale, con De André - non più mediato da pressioni materne ed ancora ben lungi dal divenire a sua volta pressione paterna.
6. Il testamento di Tito
7. La città vecchia
8. Volta la carta
9. Amicofragile (da cui, per altro, il dominio)

Varie ed eventuali: una sola, in rappresentanza di tutte le canzoni di De André che amo, ascolto, sento mie con tutto me stesso, per quello che raccontano, per l'idea del mondo, per così dire, che rappresentano. Riscrivessi cento volte questo post, cento volte ne sceglierei una diversa - e mi viene il dubbio che non sia colpa della mia forma mentis eccessivamente analitica bensì, assai più semplicemente e ciò nonostante per nulla banalmente, merito di De André:
10. Nella mia ora di libertà