domenica 14 maggio 2023

Otto anni dopo


Comincio dalla fine: tra quattro settimane cambierò lavoro. Chi lo deve sapere già lo sa, agli altri probabilmente non interesserà più di tanto - sempre che qualcuno legga ciò che scrivo.

Ma, come tante altre volte, come sempre forse, si scrive più per se stessi che perché qualcuno legga: si scrive come forma grezza di auto-analisi, come modo per trasferire le proprie emozioni in parole e poterle rileggere, un minuto o mezza vita più tardi, ritrovandovi e rielaborando qualcosa di ciò che si è - o che si è stati.

L'ultima volta che ho scritto qualcosa su questo tema era la primavera del 2015 - circa otto anni fa. Sembra passata una vita e probabilmente è così: le mie figlie piccine hanno iniziato a diventare grandi, il mio vissuto si è colorato di nuove esperienze, nuove persone fanno parte del mio mondo e qualcuna, anche importante, se n'è andata, pur rimanendo dentro di me.

Ci sono più rughe, più capelli grigi - ed una certa dose di incapacità a rassegnarmi all'idea di non essere più il ragazzino che, dal mio punto di vista, sembra non essersene mai andato ed avere ancora, in qualche modo, il desiderio e la voglia di sognare e provare cose nuove.

Scrivo meno, probabilmente scrivo peggio, scrivo bene o male solo quando penso di avere qualcosa di interessante da dire (non è questo il caso - non è quasi mai il caso, se escludiamo contenuti tecnici) o quando, per qualche motivo, la mia componente emotiva è sotto pressione e quella razionale non trova altri modi per darle sfogo: oggi il caso è senza dubbio questo.

Tra quattro settimane avrò salutato tutti un'ultima volta e solo dieci giorni fa non immaginavo quanto sarebbe stato... emotivamente intenso ed impegnativo... scrivere - anche solo pensare - una cosa del genere. Mai come in passato ho la sensazione, per rubare le parole ad una canzone di Francesco Guccini che fa da colonna sonora a queste mie giornate strane, di non saper dire se nasce un periodo o finisce, se dal cielo ora piove o non piove...

(Dal cielo in questo momento per la cronaca piove, a dire il vero: piuttosto forte, anche)

Non conosco altro modo di gestire un'emozione che provare a tradurla in parole: sono stato un ragazzino grafomane, chiedere a chi per anni ha ricevuto lettere di decine di pagine (quando ancora si usava la carta!), sono diventato un adulto grafomane che fa più traffico di rete con WhatsApp e Telegram di quanto non ne faccia con YouTube. E l'emozione di questi giorni, di queste settimane, è e certo sarà un'emozione enorme - che sia perché invecchiando i cambiamenti si fanno sentire più nel profondo, perché questi otto anni hanno fatto di me una persona diversa o perché, più probabilmente, hanno fatto parte della mia vita - chi per tutto il tempo, chi per poche settimane o mesi - tante persone alle quali mi sono affezionato... be', non so dire: ma conta poi davvero qualcosa?

Così... proverò a scriverne, di tanto in tanto, da qui al 9 giugno. Come forma di commiato, come forma di dovuto ringraziamento... ma anche un po' come forma di auspicio per il futuro: l'auspicio di essere ancora una volta abbastanza fortunato, ed in parte forse anche bravo, da costruire legami, più profondi con alcuni ed inevitabilmente più superficiali con altri, ma degni, tutti, di essere raccontati e di far soffrire un po' (molto) all'idea di lasciarli andare...

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