Così, dalla guerra della natura, dalla carestia e dalla morte, deriva direttamente il più alto risultato che si possa concepire, cioè la produzione degli animali superiori. Vi è qualcosa di grandioso in questa concezione della vita, con le sue diverse forze, originariamente trasfuse in poche forme o in una sola forma; e nel fatto che, mentre il nostro pianeta ha continuato a ruotare secondo l'immutabile legge della gravità, da un così semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi.
[C. Darwin, L'origine della specie]
Non è un caso, come ci fanno notare i cosmologi, che vediamo le stelle nel nostro cielo. [...]
Lo stesso vale per la biologia. Non è un caso che vediamo distese di verde ovunque volgiamo lo sguardo. Non è un caso che ci ritroviamo appollaiati su un ramoscello sottile in mezzo al rigoglioso, fiorente albero della vita; non è un caso che siamo circondati da milioni di altre specie che mangiano, crescono, si decompongono, camminano, volano, scavano cunicoli, tendono agguati, fuggono, superano in velocità o in intelligenza le altre. Senza le piante verdi che ci superano in numero nella misura di almeno dieci a uno, non vi sarebbe energia ad alimentarci. Senza la sempre più accanita corsa agli armamenti tra predatori e prede e parassiti e ospiti, senza la "guerra della natura", la "carestia e la morte" di Darwin, non vi sarebbero sistemi nervosi capaci di vedere, e tanto meno di apprezzare e comprendere quello che vedono. Siamo circondati da "infinite forme, bellissime e meravigliose", e che lo siamo non è un caso, bensì la diretta conseguenza dell'evoluzione per selezione naturale non casuale, l'unico gioco in città, il più grande spettacolo del mondo.
[R. Dawkins, Il più grande spettacolo della terra - Perché Darwin aveva ragione]
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