Il mio ultimo "ultimo giorno di scuola" vero risale, direi, a sedici anni fa: concludevo, nel giugno del 1996, il quarto anno di liceo. L'ultimo giorno di scuola del quinto anno, oltre ad essere una giornata piuttosto triste per il senso di angoscia che dà, sempre, qualcosa di quotidiano che finisce, non fu un vero e proprio "ultimo giorno": non nel senso della libertà estiva, che gli esami di maturità spostavano un po' più in là nel tempo. Stesso discorso vale per l'ultimo giorno di lezione in università: altri cinque anni in cui, con il concludersi della didattica, non si concludeva certo l'impegno scolastico, che anzi entrava nel vivo con le sessioni d'esame.
Sedici anni fa, dunque: fino ad oggi. Oggi, in qualche modo, è di nuovo un "ultimo giorno di scuola": rientrerò infatti in ufficio nella seconda settimana di settembre, dopo aver fatto, per due mesi e mezzo abbondanti, il papà a tempo pieno. Vacanze estive, in qualche modo, come ai tempi delle superiori: con qualche pannolino in più da cambiare, qualche lavatrice in più di cui occuparmi, e tutto ciò che nella vita normale di una famiglia finisce per essere rimandato al fine settimana (non i pannolini, certo: penso a fare la spesa, lavare, stirare... e chi più ne ha più ne metta). Ma soprattutto con la presenza, sempre allegra e sorridente, della nostra piccola Irene ad occupare le mie giornate ed alla quale dedicarmi completamente: facendola giocare, cercando di dribblarla passando da una stanza all'altra, cucinando per lei, cullandola per farla addormentare...
In bocca al lupo, dunque, a me stesso ma soprattutto a lei, che per tutto questo tempo dovrà sopportarmi...
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