Qualche giorno fa il collega G. ha definito deviazione l'omosessualità, precisando subito di non avere nulal contro gli omosessuali o contro il riconoscere loro i diritti attualmente limitati (almeno in paesi incivili come il nostro) agli eterosessuali, e di intendere il termine "deviazione" rispetto "a quella che in natura è la normalità, cioè intendere la sessualità a soli fini riproduttivi".
Due parole di commento in proposito, per riassumere quel che gli è stato obiettato, non solo da me, e per sfatare in qualche modo il mito dell'utilizzare una presunta idea di "naturalità" come scusa per negare i diritti delle persone, l'utilità delle scoperte scientifiche, e molto altro.
Prima di tutto, una critica nella forma: è un po' ingenuo pretendere di definire deviazione qualunque cosa che gli animali non facciano. In questo senso, quasi tutto ciò che facciamo noi esseri umani potrebbe ben essere inteso come una deviazione. Avete mai visto un animale, che so, scrivere su un blog, dire messa, fumare una sigaretta, giocare a baseball ? Deviazioni, in questa accezione.
In secondo luogo, ben più importante, una critica nel merito. Non è vero che tra gli animali non esiste l'omosessualità. E la natura evolve esplorando tutte le possibilità: non è detto che tra mille o diecimila anni l'omosessualità non sia più vantaggiosa dell'eterosessualità, dal punto di vista dell'evoluzione e del mantenimento della specie.
Non in tutte le società umane, poi, l'omosessualità è considerata una diversità: si pensi all'antica Grecia od all'antica Roma, contesti nei quali le relazioni omosessuali, a volte anche tra adulti e ragazzi, erano considerate assolutamente nella norma. Non sto ovviamente giustificando la pedofilia (ho parlato di ragazzi, non certo di bambini), semplicemente vorrei sottolineare come gli stessi modelli sociali umani siano cambiati e cambino in continuazione, nel corso della storia.
Tornando al discorso di "quellochefannoglianimali", intesi come una sorta di simbolo di naturalità, si dovrebbe ricordare allora che tra gli animali, come abbiamo visto, esiste l'omosessualità, che tra gli animali esiste l'incesto (chiunque abbia avuto o conosciuto una qualche "dinastia" di gatti può testimoniare che non fanno differenza tra fratelli o figli, dal punto di vista dell'accoppiamento), che tra gli animali solo in rari casi (i gabbiani, per esempio) esiste la monogamia (che tra l'altro non esiste né è sempre esistita in tutte le società umane...), che gli animali generalmente non fanno scelte come la castità od il celibato.
Vorremmo definire deviazione quella del Santo Padre, che ha fatto voto di non sposarsi (di castità no, quello lo fanno i frati, non i sacerdoti...) ? Vorremmo definire deviazione quella di chi ha un solo coniuge ?
Io penso che si tratti semplicemente di scelte e di convenzioni che attorno a queste scelte nascono, evolvono, cambiano, muoiono. Se per deviazioni vogliamo intendere, in senso statistico, gli scostamenti rispetto alla media, o meglio alla moda (il caso più frequente), possiamo utilizzare questo termine per l'omosessualità ai nostri giorni, così come per i voti sacerdotali, così come per la monogamia nel mondo arabo. Ma è proprio necessario utilizzare un termine con connotazione generalmente negativa, come deviazione, quando si può parlare, semplicemente, di varietà e libertà di scelta ?
Il fatto che al termine del discorso il collega G. paresse abbastanza convinto mi fa pensare che spesso si tratti solo di parlare e ragionare col buon senso. Sarà una cosa lunga, ma penso ne valga la pena. In fondo, come in ogni cantiere di "lavori in corso" che si rispetti... stiamo lavorando per voi !
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