Negli ultimi giorni è tutto un susseguirsi di crolli in borsa, con i titoli bancari in particolare impegnati nel fare a gara a chi perde di più.
Criticando da sempre il modello economico capitalista, provo in questi giorni la dolorosa soddisfazione di chi può dire "in fondo non avevate certo ragione voi", il piacere quasi colpevole di veder crollare un sistema che non si è mai sentito, idealmente, proprio.
Poi il sistema in realtà non crollerà, perché sono tutti bravi a fare i capitalisti quando le cose vanno bene, ma quando poi vanno male si supplica e si ottiene l'intervento delle istituzioni, in barba a qualunque razionale coerenza. Anche nei liberalissimi USA (e getta, mai come ora il gioco di parole sembra valido).
Ma la cosa che rende quella soddisfazione dolorosa, quel piacere quasi colpevole, è ovviamente il fatto che, volente o (più che altro) nolente, in questo sistema che mostra tutti i suoi tremendi limiti vivo anche io. Ne faccio parte, ogni volta che lavoro, ogni volta che compero il latte al supermercato.
Sono dunque mezzo dentro il sistema, comunque a sufficienza per preoccuparmi di un suo crollo improvviso, e mezzo fuori, comunque a sufficienza per non apprezzarne i princìpi, per non desiderarne la sopravvivenza.
Una posizione invidiabile, non trovate ?
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