Si sa, il capitalismo è bello quando le cose vanno bene, mentre quando vanno male ci si rifugia nell'intervento dello Stato, ideologicamente sempre criticato. Qualcuno - a proposito di Alitalia, ma direi che l'espressione descrive bene anche la situazione dell'economia USA e mondiale - ha definito questo modo di fare, quantomeno discutibile dal punto di vista della coerenza logica, "capitalismo per i poveri (le persone normali che, come Stato, si accollano i debiti) e socialismo per i ricchi" (gli imprenditori, che ricevono aiuti dallo Stato per rimanere nella loro condizione di leadership economica)". In pratica, un effetto Robin Hood al contrario: togliere ai poveri (ancora, i normali cittadini) per dare ai ricchi.
Noto con piacere che questo doppiopesismo non dà fastidio solo a me, noto comunista e dunque con un certo attaccamento alla moralità, ma anche a persone economicamente certo più titolate di me a parlare:
«Spero che questa crisi decreti la fine di quel laissez faire sconsiderato cominciato sotto Reagan e sposato in toto dall’attuale presidente. Ora vediamo di cosa è capace il settore privato quando il governo rinuncia al suo ruolo di guardiano dell’interesse pubblico. L’ineguaglianza si è rafforzata e i sistemi finanziari si sono indeboliti»
[Paul Samuelson, Nobel per l’Economia - Il Messaggero 18 settembre]
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