venerdì 19 dicembre 2008

Educazione civica

In prima e seconda superiore avevo un'insegnante di Storia che, una volta al mese, teneva una lezione di Educazione Civica: ci parlava della riforma del diritto di famiglia, della rivalutazione (diciamo "parificazione") del ruolo della donna, della disciplina riguardante la cura e l'educazione dei figli.

Ho sempre avuto la sensazione che si trattasse di una cosa socialmente istruttiva, oltre che estremamente interessante.

Dalla terza in poi, ho avuto un insegnante di Storia che, periodicamente, teneva una lezione di Educazione Civica: ci spiegava come funzionano i sistemi elettorali per i comuni, quali sono i criteri di rappresentatività e come il numero dei consiglieri e degli assessori vari con la popolazione del comune; ci raccontava di come si è arrivati alle Istituzioni che attualmente regolano il nostro Paese.

Anche in questo caso, avevo la sensazione che fosse importante, per me ragazzino che sta diventando adulto, sapere qualcosa di tutto questo, senza la pretesa di conoscerne i dettagli ma con la possibilità di ricevere un'educazione, appunto, civica: educazione al rispetto delle istituzioni, del loro ruolo, dei diritti che esse garantiscono ai cittadini e dei modi nei quali operano per garantirli. Educazione, in qualche modo, ad essere un cittadino: se non un cittadino migliore, almeno un cittadino vagamente consapevole.

Ho scoperto invece, ieri sera, che l'obbligatorietà dell'Educazione Civica nelle scuole, introdotta recentemente dal Governo spagnolo, ha suscitato le reazioni stizzite e preoccupate (sono sempre preoccupati, loro: in genere, per questioni che non li riguardano minimamente - sesso, matrimonio, procreazione, democrazia) degli alti prelati di Spagna e di alcuni dirigenti della Chiesa Cattolica.

La mia prima reazione è stata quella solita: ma non riescono proprio a farsi gli affari loro, di tanto in tanto ? A stare al loro posto ? E mi sono trovato a pensare che si trattasse della solita reazione impaurita di un gruppetto di poveri (il termine non va ovviamente inteso in senso economico) vecchi cui la vita non ha dato molto - senza famiglia, senza figli o nipoti a riempire e rendere faticose, interessanti, degne di essere vissute le loro giornate, e con la sensazione, sempre più intensa, che la gente comune stia iniziando, per quanto lentamente, per quanto non sempre con la stessa rapidità, a pensare con la propria testa. Un potere medievale sgomento di fronte al diffondersi della democrazia. Mi sono trovato a pensare che, in fondo, la reazione più corretta fosse di provare pena per questi individui.

Poi ho riletto la notizia, ed un termine mi ha folgorato, chiarendomi tutto.

Statolatria, ovvero (stando all'articolo) "ingerenza dello stato nella vita delle persone.

Piccolo quiz: tre parole, e mi dite chi e che cosa vi ricordano. Ingerenza (d'accordo, basterebbe questa). Vita. Persone.

Capito dunque qual è il problema ? A parte che educare ad essere cittadini - nel senso di cui ho detto sopra, di "spiegare" le Istituzioni, spiegarne i motivi, la storia, le finalità... anche i limiti, volendo - non significa entrare nella vita delle persone, ma al contrario, penso, favorire l'ingresso delle persone nella vita della società, e delle Istituzioni stesse. Ma... tranquilli: nessuno vi vuole rubare il mestiere. Siete voi i maestri, nell'idolatrare come nel ficcare il naso nella vita delle persone. Che poi il termine "democrazia" possa togliervi il sonno, be'... posso anche capirlo... in fondo siete rappresentati politicamente da uno Stato che discrimina le donne, i non cattolici, i bambini... capisco un po' di paura, se passa l'idea di spiegare la democrazia alla gente, farla entrare nella vita e nella quotidianità delle persone...

PS: che poi, anche se fosse: tra idolatrare la democrazia e le sue istituzioni ed idolatrare un pezzo di legno con un cadavere inchiodato... avreste qualche dubbio ?

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