martedì 9 dicembre 2008

Ieri, tra ruote e politica

Ho pedalato per settanta km, ieri. Due ore e mezza di pianura, di freddo (ma non troppo). Due ore e mezza di sole. E di solitudine: con se stessi, con i propri pensieri. Di allegria, in qualche modo: stanca allegria, con le ruote che girano sull'asfalto, tante cose che girano per la testa, e la sensazione di vederle, in qualche modo, meglio. Pur senza metterle perfettamente a fuoco: o, forse, proprio per questo.

Ho pensato che è triste un Paese in cui la gente vota per un uomo ricco e corrotto, nella vana illusione che in qualche modo possa portare alla ricchezza anche la gente comune. Mentre si limita a corrompere - ulteriormente, come se non bastasse già - l'intero Paese. Mi sono reso conto che, più dell'ingiustizia e della follia di una situazione del genere, mi colpisce, appunto, la sua tristezza: come sempre si è tristi quando non ci sono più sogni, desideri, sensazione di poter fare qualcosa di diverso della propria vita e del proprio Paese, ma solo la fede nella pubblicità di un tizio che da anni parla e promette, e mai ha mantenuto.

Ho pensato questo, ieri, in una mattina di freddo sole invernale, mentre l'asfalto scorreva via, metafora forse della dignità del nostro Paese, ma anche del fatto che, se davvero si vuole provare a pedalare da soli, si riesce - sempre - ad arrivare da qualche altra parte... e che vale la pena provarci, convinti di potercela fare: anche se ci hanno detto - se in un continuazione ci dicono - che è meglio rassegnarsi, che questo è il meglio che c'è.

A volte vorrei che la gente pedalasse, invece che giocare a calcio...

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