lunedì 9 febbraio 2009

Napeoleoni, Mussoloni

Del merito ho già scritto - e si è già scritto - molto: libertà personali, diritto all'autodeterminazione da parte di ogni singolo individuo, diritto a veder rispettate le proprie volontà anche quando non si sia più in grado di manifestarle. C'è una sentenza della Corte d'Appello di Milano, poi ritenuta legittima dalla Cassazione, che garantisce tutto questo. C'è la volontà del "governo", e del Vaticano che sul governo fa indecenti pressioni, di non permettere che ad una sentenza passata in giudicato sia data attuazione.

La novità (si fa per dire) di questi giorni è l'attacco, di governo, Vaticano e compagnia bella (si fa per dire), alla forma delle istituzioni. Un governo che approva un decreto legge con l'intento di bloccare l'esecuzione di una sentenza definitiva, nonostante lo stesso Presidente della Repubblica l'avesse invitato a non forzare la mano con un provvedimento palesemente incostituzionale. Un Capo dello Stato che non controfirma il decreto, giudicandolo appunto incostituzionale nelle modalità di estensione. Un primo ministro (si fa per dire) che tuona contro il Capo dello Stato, reo di seguire una Costituzione "stalinista" che del governo bloccherebbe la capacità d'azione (in genere si parla di bilanciamento dei poteri, ma il piccolo uomo è poco avvezzo alla terminologia democratica). "Convocherò le camere per ottenere una legge equivalente al decreto bocciato", "Tornerò dal popolo per cambiare la Costituzione". Indecente come sempre, approfitta della tragedia di una persona e di una famiglia per forzare la mano ed i rapporti istituzionali col Quirinale. Vuole più libertà, l'omuncolo, vuole essere al di fuori - al di sopra - delle regole democratiche. Serra i ranghi con l'alleato d'oltre Tevere, che si dice "deluso" dalla scelta di Napolitano. Deluso cioè dal rispetto della Costituzione, in barba a qualunque idea di separazione tra Stato e Chiesa. In barba a qualunque laicità dello Stato.

Ne hanno scritto in questi giorni, molto meglio di me, Ezio Mauro ed Eugenio Scalfari, in tre articoli che invito a leggere: La politica gregaria (Mauro), La svolta bonapartista (Mauro), Non poteva esserci scempio più atroce (Scalfari).

Scriveva Mauro prima del colpo di mano (colpo di Nano ?):

Questo governo pagano, figlio di una cultura che ha paganizzato l'Italia, è diviso dalla religione dei sondaggi (i quali danno ragione alla scelta del padre di Eluana che vuole infine liberare il corpo di sua figlia da questo simulacro di vita) e il richiamo della Chiesa, che con quel corpo totemico vuole ribadire non solo i suoi valori eterni, ma anche il suo controllo della vita e della morte. [...]
Se il decreto salta, si salva il principio dell'autonomia tra i poteri dello Stato. Resta da chiarire, purtroppo, la capacità di autonomia della politica italiana, del suo governo, del Parlamento e di questa destra davanti alle pretese della Chiesa. Che ha tutto il diritto di dispiegare la sua predicazione e di affermare i suoi valori, ma non di affermare una sorta di idea politica della religione cristiana, trasformando il cattolicesimo italiano da religione delle persone a religione civile, con forza di legge.

E Scalfari, scrivendo qualcosa in cui mi sono ritrovato perfettamente, dato che quelli erano i miei - spaventati, spaventosi - pensieri, dice:

Nel suo articolo di ieri, che condivido fin nelle virgole, Ezio Mauro ravvisa tonalità bonapartiste nella visione politica del berlusconismo. Ha ragione, quelle somiglianze ci sono per quanto riguarda la pulsione dittatoriale, con le debite differenze tra i personaggi e il loro spessore storico.

Ci sono altre somiglianze più nostrane che saltano agli occhi. Mi viene in mente il discorso alla Camera di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925, cui seguirono a breve distanza lo scioglimento dei partiti, l'instaurazione del partito unico, la sua identificazione con il governo e con lo Stato, il controllo diretto sulla stampa. Quel discorso segnò la fine della democrazia parlamentare, già molto deperita, la fine del liberalismo, la fine dello Stato di diritto e della separazione dei poteri costituzionali. [...]

In quel passaggio del 3 gennaio '25 dalla democrazia agonizzante alla dittatura mussoliniana, gli intellettuali ebbero una funzione importante.
Alcuni (pochi) resistettero con intransigenza; altri (molti) si misero a disposizione.
Dapprima si attestarono su un attendismo apparentemente neutrale, ma nel breve volgere di qualche mese si intrupparono senza riserve.
Vedo preoccupanti analogie. E vedo titubanze e cautele a riconoscere le cose per quello che sono nella realtà. A me pare che sperare nel "rinsavimento" sia ormai un vano esercizio ed una svanita illusione. Sui problemi della sicurezza e della giustizia la divaricazione tra la maggioranza e le opposizioni è ormai incolmabile. Sulla riforma della Costituzione il territorio è stato bruciato l'altro ieri.
E tutto è sciaguratamente avvenuto sul "corpo ideologico" di Eluana Englaro. Non ci poteva essere uno scempio più atroce.


Vale la pena leggere per intero questi articoli: non è detto che tra un mese, od un anno, ci sarà ancora la possibilità, la libertà di scrivere cose del genere...

4 commenti:

  1. Essendo un appassionato di storia, da sempre ho notato impressionanti analogie del nano con alcuni dei peggiori dittatori.
    Di mussolini condivide buona parte del suo "DNA" (modi da gradasso, provincialismo e vanità), e come lui è circondato da smidollati lacchè, che non lo contraddicono nemmeno per un istante.
    Di Hitler condivide la sua "ascesa al potere" e l'affiliazione con le SA (corpo paramilitare simile alle guardie padane), che però dopo pochi anni liquidò con la violenza (La notte dei lunghi coltelli).
    L'ignoranza del popolo italiano ci condannerà a rivivere un periodo nero, probabilmente con molti morti.
    Bisogna fare qualcosa prima che sia troppo tardi.

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  2. Invito tutti a firmare questo appello... perché sulla democrazia non ci si può distrarre, mai.

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  3. Concordo con Bertoz sul periodo nero e sui morti...
    Pur non avendo vissuto negli anni '30, l'immagine che mi sono fatto dello zeitgeist di quel tempo è drammaticamente simile a quella attuale.
    Le analogie si sprecano: crisi economica, povertà diffusa e in aumento, ignoranza, qualunquismo, xenofobia, razzismo, assenza di opposizione e quant'altro.
    Certo ho firmato l'appello ma...
    bastasse un appello...

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  4. sono d'accordo con voi. ne avevo scritto anch'io, ieri e ierl'altro. impressionanti analogie, sia per il personaggio, che per la situazione sociale, il comportamento della cittadinanza e degli intellettuali, l'asservimento al potere di larghi strati di: giornalisti, politici, funzionari, sportivi e uomini dello spettacolo, ...
    le forme in cui evolverà questo "fascismo del XXI secolo" sono ignote, nel senso che è cambiato molto il mondo. c'è internet, e questo cambia radicalmente il quadro. l'italia è in europa e non ha alleati, ora che anche bush se n'è andato. non so, vedremo.
    resto molto pessimista, anzi, no: realista

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