Si parla in queste settimane di mancanza di legislazione sul cosiddetto fine vita, vuoto che va colmato secondo le stesse fonti a dir delle quali, meno di un anno fa, non c'era alcun bisogno di regolamentare la materia. Nel frattempo, però, la magistratura ha dimostrato inequivocabilmente che quel bisogno non c'era, perché il fondamentale diritto di autodeterminazione del singolo era già chiaramente sancito dalle leggi vigenti: la corsa è ora dunque quella verso una limitazione dei diritti dei singoli, a vantaggio del controllo della vita e della morte dei singoli da parte dello stato, della chiesa, della tecnologia.
Ne sono scaturite proteste (la grande maggioranza degli Italiani non è d'accordo, secondo alcuni sondaggi, con l'impronta clericale e fideistica che il "governo" ha sostenuto nelle settimane in cui si tentava di sovvertire una sentenza definitiva, rea di aver formalizzato la libertà di una persona di scegliere) ed iniziative, con prese di posizione saldamente documentate e motivate anche nell'ottica della legislazione vigente, in Italia ed in Europa.
Questo articolo su Micromega spiega chiaramente quali sono le motivazioni giuridiche a seguito delle quali la proposta portata avanti dall'attuale "governo" pare essere illegittima ed irricevibile, e viola i diritti umani previsti dalla nostra Costituzione e da svariati trattati internazionali.
Estremamente interessante, poi mi sembra quest'altro articolo, apparso su Micromega a firma di Barbara Spinelli a proposito dell'adesione alla manifestazione che si terrà a Roma, in Piazza Farnese, sabato 21 febbraio alle ore 15: esso chiarisce, in particolare, come di certi, fondamentali termini - vita, libertà, legalità - si stia facendo abuso da parte di chi porta avanti un disegno di legge che con la libertà, la legalità e la vita ben poco ha a che fare. Fondamentale mi sembra in particolare il passaggio sull'idea di indisponibilità della vita, della quale ho già parlato qualche tempo fa. Scrive Barbara Spinelli:
Mi oppongo a chi parla di vita indisponibile nello stesso momento in cui s’appresta a disporre di quella altrui, in nome di verità forse non estranee al paziente-prigioniero, ma incompatibili con quello che il paziente sta vivendo. Sì, ogni vita è indisponibile: questo significa che essa non può esser delegata a entità astratte come la società, lo Stato o la chiesa, quale che sia la chiesa. È a disposizione di chi si prepara a morire.
Tutto questo, purtroppo, mal si concilia con il desiderio e l'esigenza di controllo delle e sulle persone che entità astratte quali lo stato (quello italiano attuale in particolar modo) e la chiesa (la Chiesa in particolare) manifestano di continuo... tipico segno di incancrenimento del potere...
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