Ancora una volta, mi preme segnalare un articolo di Marco Travaglio che puntualizza il discorso su segreto d'indagine e segreto istruttorio (che in Italia non esiste più da quasi vent'anni).
Tutto questo perché ritengo assolutamente scandaloso il tentativo - pressoché unanime - della nostra classe politica di imbavagliare la libertà di informazione (diritto-dovere, come ha ricordato Nicola Mancino, vicepresidente del CSM) con una legge che impedisca - in sostanza - la pubblicazione anche parziale di atti relativi alle indagini anche quando tali atti siano già conosciuti o conoscibili agli indagati ed ai loro difensori, prevedendo pene pecuniarie enormi per i trasgressori. Credo sia scandaloso perché far passare l'idea dello scambio tra informazione e grosse somme di denaro significa legalizzare una logica di informazione (soprattutto politica) controllata da chi di certe somme di denaro può permettersi di privarsi, ed apre la porta ad ampie possibilità di ricatti e strumentalizzazioni di ciò che un cittadino avrebbe a mio avviso sempre diritto di sapere: che cosa sta succedendo, a chi e soprattutto perché (discorso particolarmente valido quando il "chi" è un politico o, per usare un'espressione di un noto comico, un "dipendente pubblico").
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