Leggo su "il Brescia" di sabato 15 novembre che uno dei (molteplici) commenti del Vaticano attorno alla nota questione della sentenza che permette al padre di Eluana Englaro di dar seguito ai desideri della figlia, vittima di un incidente diciotto anni fa e da allora in uno stato di nonvita, sarebbe stato "Ascoltati poco". Soggetto, ovviamente, l'unico soggetto che un certo tipo di figura conosca: noi.
Gli altri, questi sconosciuti. Al di là di quest'ovvia considerazione, e dell'altrettanto ovvia considerazione che non si vede perché le convinzioni morali e personali di questi "Noi" dovrebbero influenzare scelte morali e personali di "Altri", viene da notare una cosa. I suddetti "Noi" si esprimono - spesso non richiesti - in continuazione, su qualunque aspetto della vita delle persone. Sessualità, dolore e sofferenza i temi preferiti, ma anche gastronomia e film fantasy non vanno male. Delle loro dichiarazioni sono pieni giornali, trasmissioni televisive e radiofoniche, librerie. Secondo un sondaggio, tuttavia, l'80% degli italiani la pensa diversamente, sul caso Englaro. Ed è noto che anche su tutti gli altri temi le convinzioni degli Italiani non sono quelle che ci si aspetterebbe dopo un bombardamento mediatico di tale portata. Se si trattasse dei risultati di una squadra di calcio, si concluderebbe che difficilmente l'allenatore arriverà a mangiare il panettone...
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