A parte che, a quanto ne so, in qualche caso una cosa tipo consenso presunto ha valore anche dal punto di vista notarile. A parte che, ad esempio, una cosa del genere è accettata dalla Chiesa Cattolica (non dallo Stato, che però recepisce e trascrive matrimoni religiosi di questo genere) al fine di celebrare matrimonio liturgico tra due persone, una delle quali incosciente, quando questa abbia manifestato in precedenza l'intenzione di sposare l'altra (qui in genere c'è di mezzo un'eredità, dunque soldi, dunque tutto bene). Ma, al di là di tutto: che c'entra ? Comunque si voglia dar nome alla cosa, che problema c'è nel voler dar corso ai desideri espressi da una persona quando questa persona non è più in grado di intendere e di volere ? Personalmente non vorrei rimanere per anni attaccato ad una macchina. Ne sono convinto io, lo sanno i miei cari, l'ho scritto in passato e lo ripeto ora. Chissà se, in caso di necessità, sarebbe sufficiente a far stare zitti tanti benpensanti per i quali la sofferenza degli altri è sempre un dono... E poi, Nicoletta Tiliacos non me ne vorrà: fin troppo facile far notare come nel caso di Eluana Englaro ci sia unanimità di parenti ed amici nel riportare i suoi desideri, mentre nel caso del box auto - paragonare una persona ad un box auto: gran buon gusto... del resto si sa, la vita umana come un oggetto del quale decidere in base a principi filosofici o religiosi... nessuna novità - difficilmente mancherebbe qualcun altro desideroso dell'eredità...
Ecco qui, ricordavo che se n'era parlato a proposito di un militare italiano morto in guerra non molto tempo fa... si chiama matrimonio in articulo mortis...
D'accordo, ma fare tre figli con una persona è forse manifestazione di intenzione più chiara che un generico "attaccamento alla vita" che, a parere dei giudici e dei familiari, sarebbe incompatibile con lo stato attuale di Eluana. E, per di più, si tratta di una manifestazione di volontà per la vita (il matrimonio, l'amore) non per la morte. Nella mia vita, come tutti, penso, ho sperimentato dolori che inizialmente mi sono parsi privi di senso... e l'hanno acquistato dopo, molto chiaramente. La vita di Eluana, anche così, certamente ha un senso.
Ha certamente un senso, dici tu. Certamente per chi ? Certamente per te, certamente pe ril ragazzo dell'articolo... se ne abbia o meno per Eluana Englaro, che tutti ormai chiamano solo per nome, con una confidenza forse un po' esagerata, be'... credo lo sappiano ben meglio di tanti benpensanti le persone con le quali ha vissuto, che ha amato e che l'hanno amata. Il punto non è stabilire se in certe condizioni la vita abbia o non abbia senso: il punto è che la questione è questione personale - per te probabilmente ne ha, per me probabilmente non ne avrebbe - e come tale deve poter essere gestita secondo le proprie convinzioni ed aspettative personali. Anche se non coinvolge passaggi di eredità, anche se qualche confessione religiosa non è d'accordo. Si tratta di poter morire come si è vissuti, in fondo... senza venir meno a quello che è stato il proprio modo di vedere la vita. In fondo, dove sta il problema nel voler essere arbitri - per quello che si è sempre sostenuto quando lo si poteva fare - del proprio destino ? Tra l'altro... tre figli sono un progetto di vita, certo... ma non certo una manifestazione d'intenzione nei confronti del matrimonio... in caso contrario, uno probabilmente ci avrebbe pensato prima dei tre figli... no ?
"Dove sta il problema nel voler essere arbitri del proprio destino?" Ma qui si vuole essere arbitri del destino di un'altra persona... e se avesse cambiato idea? Posto che avesse mai espresso un'opinione esplicita... Tu a sedici anni avevi le idee chiare su tutto? E non le hai mai cambiate? Ecco qual è il problema a voler essere arbitri del proprio destino... siamo troppo imperfetti per esserlo, sbagliamo in continuazione... il più delle volte perchè non sappiamo andare oltre noi stessi. Il nostro senso qui e ora non si risolve in noi e basta come se fossimo monadi indipendenti o legate solo dal filo degli affetti. E sono troppe le cose che non sappiamo, le cose che non dipendono da noi per illuderci di essere arbitri. L'unico modo di essere liberi è vivere fino in fondo... e affidarsi.
Be', questo è vero se uno crede, se uno ci crede. Si può cambiare idea, certo, ma resta il valore di una propria opinione, che quanti ti conoscono non hanno dubbi essere la tua, anche se sei una persona di sedici anni, anche se sei imperfetta - ma dubito che a quell'età uno abbia grande coscienza di tale presunta imperfezione. Le cose che non sappiamo sono tante, ma ciò non significa affidarsi ciecamente a quanto dice qualcun altro, imperfetto ed ignorante come noi, solo per il fatto che questo qualcuno pretende di saperne di più e dunque di poter decidere della nostra vita. Non si può pretendere che le istituzioni ragionino secondo le credenze di una confessione religiosa o di una corrente filosofica, ed è bello che - in questo caso - abbiano voluto garantire il diritto all'individualità, al relativismo, all'autodeterminazione di una persona, anche se di sedici anni, per quello che questa persona di sé aveva sempre manifestato... "Sia fatta la tua volontà" vale solo quando non si tratta della volontà degli altri ?
Nessuno si affida ciecamente. Affidarsi vuol dire riconoscere, dentro di sè e dentro gli altri, che non tutto si può appiattire a ciò che si vede o a ciò che ogni cervello produce.
E' una scelta, come una scelta è quella di decidere per se stessi. Stessa dignità e stesso valore per entrambe, e trovo bello che uno stato per una volta davvero laico riconosca questa forma di relativismo... in fondo, il relativismo è la condizione che rende possibile il rispetto delle diversità... Che tutto non possa essere appiattito a considerazioni basate sull'esperienza del singolo è una convinzione rispettabilissima, ma non l'unica possibile. Per fortuna: il mondo è bello perché è vario, non perché la pensiamo tutti allo stesso modo. E' bello che non sempre riescano a costringerci, per legge, a comportarci come una minoranza desidera...
Quello che temo è invece che il relativismo sia la premessa per l'indifferenza di fronte alla diversità... che senso ha il confronto se tutto è vero, tutto è giusto, tutto e il contrario di tutto? se ognuno è dio di se stesso? No, non è il relativismo la garanzia del rispetto delle diversità, è l'Amore.
Io sono invece dell'idea che sia il relativismo, dal punto di vista - direbbe forse Cartesio - del metodo. Che dal punto di vista spiritualeciviltà è meglio delle altre, che la propria religione è l'unica via di salvezza. In questo modo le differenze diventano motivo di contrasto e di divisione, e non costruttiva possibilità di scambiare e mescolare punti di vista diversi. In questo senso il Santo (si fa per dire) Padre attuale non sta certo dando grande esempio di distensione verso le altre confessioni religiose... Ma anche volendola mettere dal punto di vista dell'Amore, l'Amore è anche verso se stessi, in fondo... verso il proprio desiderio di un certo modo di (poter) vivere la vita... per cui nulla di male se della propria vita si vuole essere (usando un bruttissimo termine) padroni....
Non mi risulta che la Chiesa fomenti contrasto e divisione o rifiuti il confronto. Tutti i promotori del relativismo mi paiono invece assai poco propensi ad abbandonare il proprio punto di vista, a mescolarlo, come dici tu. C'è interesse solo a giustapporlo agli altri, come ugualmente vero e valido. Non c'è confronto costruttivo. Non c'è crescita nè progresso verso la verità. Non c'è ricerca. Ribadisco: "che senso ha il confronto se tutto è vero, tutto è giusto, tutto e il contrario di tutto? se ognuno è dio di se stesso?"
Al di là di fin troppo facile considerazione su che cosa ha fatto la Chiesa Cattolica, nella sua storia più e meno recente, per fomentare divisione ed odio, giustapposizioni e divisioni, basti pensare alla colonizzazione - pardon, evangelizzazione ! - del Sud America o al silenzio sui campi di concentramento nazisti, direi che proporre il confronto, come fa l'attuale Papa - pastore tedesco, fa notare qualcuno... io eviterei, onde evitare querele da associazioni animaliste - , con formule tipo "dialoghiamo con tutte le comunità cristiane, ma quella cattolica è l'unica religione vera", non sia esattamente il modo migliore per non creare divisioni... Lasciamo stare poi casi ancor meno felici, come l'ormai tristemente famosa uscita di Ratisbona, che tanto ha dato al dialogo con l'Islam... Islam tanto criticato, ma se poi si considera che rispetto al cristianesimo si tratta di una religione relativamente "giovane" (circa seicento anni in meno) e si va a vedere che cosa faceva la Chiesa Cattolica seicento anni fa... be', viene il dubbio che un certo modo aggressivo di rapportarsi al mondo sia semplicemente una fase nella storia delle grandi religioni...
Ribadisco in ogni caso che il discorso di partenza era un altro: non si tratta di stabilire che cosa sia giusto o che cosa sia sbagliato, da un punto di vista morale. Si tratta di riconoscere che ad una persona non può essere fatto nulla che vada contro la sua volontà, espressa ora od in passato, si tratti di un pungo in faccia o di una flebo poco cambia.
Esprimo a questo proposito un auspicio: che le teste illuminate che ora definiscono "necrofila" la sentenza che permette ai genitori di Eluana Englaro di dare seguito alle volontà espresse dalla figlia si trovino, tutte, nella stessa situazione di quei genitori e di quella ragazza. Chissà che cosa decideranno. Un personaggio famoso, certo non in odore di pericolosissimo relativismo, pochi anni or sono, decise di non subire accanimento terapeutico e diede indicazioni ai medici di non superare un certo limite nel tentare di rianimarlo. Quest'uomo era polacco, e da ventisette anni vestiva di bianco e si faceva chiamare Giovanni Paolo...
Che senso ha il confronto se si sa già qual è l'unica via che porta alla (presunta) Verità ?
Scusate se mi intrometto tardivamente nel discorso... Attualmente, dal punto di vista medico e scientifico, l'essere vivente "Eluana" è in stato vegetativo permanente. Ciò significa che buona parte del suo cervello è danneggiata (le cellule cerebrali non si rigenerano), mantenendo però le basilari funzioni vitali. Questa condizione, come dice la parola stessa, rende l'essere umano simile ad una pianta, in quanto privo di coscienza di sé e del resto del mondo. Eluana voleva evitare l'esistenza in questo stato (è vita questa?); quello che mi meraviglia è lo sprezzo delle scelte altrui, che il clero pretende sempre di avere su chiunque. Il vaticano dice "È un atto contro natura l'eutanasia", non vedendo l'evidenza dei fatti; Eluana è mantenuta in vita da macchine (ventilazione ed alimentazione); i macchinari sono naturali? C'è un evidente ed inutile accanimento terapeutico. Ricordo inoltre che l'ex papa è stato "lasciato andare dal signore", cioè aiutato nel trapasso (eutanasia)... Questa ipocrisia è fastidiosa, il clero pretende rispetto, ma ne merita ben poco.
Il confronto ha senso perché da esso scaturisce il modo/i modi di praticare quotidianamente, nella vita pubblica e privata, quella unica via che è Cristo. Tu non hai risposto :-). La Chiesa è la prima ad ammettere i propri errori, cosa che dovrebbe fare anche chi ha frainteso il discorso di Ratisbona; ti segnalo a proposito un bel post: http://berlicche.splinder.com/post/17692953/Follia. "ad una persona non può essere fatto nulla che vada contro la sua volontà": allora lasciamo che i drogati si droghino e che i suicidi si uccidano? Se tu dichiari, dopo l'ennesima spesa dal meccanico, che la tua macchina fa schifo, che vorresti liberartene ed io ti prendo in parola e te la distruggo, che fai, ti incavoli? Se sì, pensa quanto più grave è distruggere una persona per una frase detta (se l'ha detta) molti anni prima in altre circostanze. E la volontà di una persona è inalienabile, non può farsene carico nessun altro, neppure i genitori. Nessuno intende comunque giudicarli, giudicarne la disperazione; se qualcuno lo ha fatto, ha sbagliato. Io ho sentito proporre aiuto e alternative, in nome della salvaguardia della vita di una ragazza che respira e assolve a molte funzioni vitali fondamentali da sola, è bene ricordarlo. Quanto al fatto che altri possano trovarsi nella stessa situazione dei genitori di Eluana e scegliere diversamente, invito a leggere qui:
"Che cosa importa se il sonno della nostra bambina si prolunga? L'universo dove dobbiamo vivere è presenza di Dio, dove tutte le delusioni del tempo possono trovare immediatamente il loro posto, tutte le sofferenze trasformarsi in gioia. Non ci resta che diventare cristiani a tempo perduto... Sentivo che mi avvicinavo a quel piccolo letto come ad un altare, ad un luogo sacro da dove Dio parlava mediante un segno. E tutto intorno alla bambina, non ho altre parole: un'adorazione. Bisogna osare di dirlo: una grazia troppo pesante. Un'ostia vivente in mezzo a noi. Muta come un'ostia. Splendente come un'ostia... ".
Emanuele Mounier
Infine, sulla diversità tra Eluana e una persona rianimata e tenuta in vita forzatamente invito a leggere qui: http://vinoemirra.splinder.com/post/17779187/Le+spine+di+Eluana.
Ok, questa mancava. Paragonare la scelta di una persona circa ciò che ritiene vita - perché è questione di punti di vista... - con le considerazioni sullo stato di funzionamento di un'automobile. Ripeto quanto già detto: più che legittime le posizioni di quanti accettano disgrazie e dolori come una sorta di dono, come un'ostia vivente in mezzo a noi. Ma proprio qui sta la questione: per me un'ostia non ha alcun valore. E' un dischetto di pane non lievitato. Punto. Per me non ha valore il fatto che che un vecchio vestito di bianco dia indicazioni in merito a cose che non conosce assolutamente (morale sessuale, vita coniugale, e così via), perché non gli riconosco alcuna preminenza morale. Perché non ci credo. Rispettabilissimo come persona, ma finisce lì. Non ha più valore quel che dice lui di quel che dice il benzinaio sotto casa dei miei, il mio vicino di casa che dà da mangiare ai gatti. E questo non è oggetto di discussione: è una cosa che riguarda me, ed è così. Il discorso è che ciascuno è libero (salvo casi di Paesi in cui la fede è ufficialmente oggetto di discriminazione, come l'Arabia Saudita, la Città del Vaticano, l'Algeria, la Cina) di credere quello che preferisce, ma non è accettabile che si vogliano applicare le proprie credenze alle scelte degli altri. Si tratta di capire, e di accettare, che esistono sistemi morali, scale di valori, nei quali un'ostia non conta nulla, nei quali il dolore e la sofferenza possono non essere un dono, nei quali si può preferire la morte a quella che appare come una vita senza vita. Non ha senso ribattere che la vita ha valore per se stessa: è così per chi crede in un certo modo, ed ogni discorso basato sul credere qualcosa, in quanto tale, perde di senso se applicato a qualcuno che crede diversamente.
Invito a leggere a proposito questo articolo, fa riflettere:
RispondiEliminahttp://www.piuvoce.net/newsite/sussurriegrida.php?id=59
A parte che, a quanto ne so, in qualche caso una cosa tipo consenso presunto ha valore anche dal punto di vista notarile.
RispondiEliminaA parte che, ad esempio, una cosa del genere è accettata dalla Chiesa Cattolica (non dallo Stato, che però recepisce e trascrive matrimoni religiosi di questo genere) al fine di celebrare matrimonio liturgico tra due persone, una delle quali incosciente, quando questa abbia manifestato in precedenza l'intenzione di sposare l'altra (qui in genere c'è di mezzo un'eredità, dunque soldi, dunque tutto bene).
Ma, al di là di tutto: che c'entra ? Comunque si voglia dar nome alla cosa, che problema c'è nel voler dar corso ai desideri espressi da una persona quando questa persona non è più in grado di intendere e di volere ? Personalmente non vorrei rimanere per anni attaccato ad una macchina. Ne sono convinto io, lo sanno i miei cari, l'ho scritto in passato e lo ripeto ora. Chissà se, in caso di necessità, sarebbe sufficiente a far stare zitti tanti benpensanti per i quali la sofferenza degli altri è sempre un dono...
E poi, Nicoletta Tiliacos non me ne vorrà: fin troppo facile far notare come nel caso di Eluana Englaro ci sia unanimità di parenti ed amici nel riportare i suoi desideri, mentre nel caso del box auto - paragonare una persona ad un box auto: gran buon gusto... del resto si sa, la vita umana come un oggetto del quale decidere in base a principi filosofici o religiosi... nessuna novità - difficilmente mancherebbe qualcun altro desideroso dell'eredità...
Ecco qui, ricordavo che se n'era parlato a proposito di un militare italiano morto in guerra non molto tempo fa... si chiama matrimonio in articulo mortis...
RispondiEliminaD'accordo, ma fare tre figli con una persona è forse manifestazione di intenzione più chiara che un generico "attaccamento alla vita" che, a parere dei giudici e dei familiari, sarebbe incompatibile con lo stato attuale di Eluana. E, per di più, si tratta di una manifestazione di volontà per la vita (il matrimonio, l'amore) non per la morte.
RispondiEliminaNella mia vita, come tutti, penso, ho sperimentato dolori che inizialmente mi sono parsi privi di senso... e l'hanno acquistato dopo, molto chiaramente. La vita di Eluana, anche così, certamente ha un senso.
Mi permetto di segnalare un altro articolo:
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=275138&START=0&2col=
Ha certamente un senso, dici tu. Certamente per chi ? Certamente per te, certamente pe ril ragazzo dell'articolo... se ne abbia o meno per Eluana Englaro, che tutti ormai chiamano solo per nome, con una confidenza forse un po' esagerata, be'... credo lo sappiano ben meglio di tanti benpensanti le persone con le quali ha vissuto, che ha amato e che l'hanno amata. Il punto non è stabilire se in certe condizioni la vita abbia o non abbia senso: il punto è che la questione è questione personale - per te probabilmente ne ha, per me probabilmente non ne avrebbe - e come tale deve poter essere gestita secondo le proprie convinzioni ed aspettative personali. Anche se non coinvolge passaggi di eredità, anche se qualche confessione religiosa non è d'accordo. Si tratta di poter morire come si è vissuti, in fondo... senza venir meno a quello che è stato il proprio modo di vedere la vita. In fondo, dove sta il problema nel voler essere arbitri - per quello che si è sempre sostenuto quando lo si poteva fare - del proprio destino ?
RispondiEliminaTra l'altro... tre figli sono un progetto di vita, certo... ma non certo una manifestazione d'intenzione nei confronti del matrimonio... in caso contrario, uno probabilmente ci avrebbe pensato prima dei tre figli... no ?
"Dove sta il problema nel voler essere arbitri del proprio destino?"
RispondiEliminaMa qui si vuole essere arbitri del destino di un'altra persona... e se avesse cambiato idea? Posto che avesse mai espresso un'opinione esplicita... Tu a sedici anni avevi le idee chiare su tutto? E non le hai mai cambiate? Ecco qual è il problema a voler essere arbitri del proprio destino... siamo troppo imperfetti per esserlo, sbagliamo in continuazione... il più delle volte perchè non sappiamo andare oltre noi stessi. Il nostro senso qui e ora non si risolve in noi e basta come se fossimo monadi indipendenti o legate solo dal filo degli affetti. E sono troppe le cose che non sappiamo, le cose che non dipendono da noi per illuderci di essere arbitri. L'unico modo di essere liberi è vivere fino in fondo... e affidarsi.
Be', questo è vero se uno crede, se uno ci crede.
RispondiEliminaSi può cambiare idea, certo, ma resta il valore di una propria opinione, che quanti ti conoscono non hanno dubbi essere la tua, anche se sei una persona di sedici anni, anche se sei imperfetta - ma dubito che a quell'età uno abbia grande coscienza di tale presunta imperfezione.
Le cose che non sappiamo sono tante, ma ciò non significa affidarsi ciecamente a quanto dice qualcun altro, imperfetto ed ignorante come noi, solo per il fatto che questo qualcuno pretende di saperne di più e dunque di poter decidere della nostra vita.
Non si può pretendere che le istituzioni ragionino secondo le credenze di una confessione religiosa o di una corrente filosofica, ed è bello che - in questo caso - abbiano voluto garantire il diritto all'individualità, al relativismo, all'autodeterminazione di una persona, anche se di sedici anni, per quello che questa persona di sé aveva sempre manifestato... "Sia fatta la tua volontà" vale solo quando non si tratta della volontà degli altri ?
Nessuno si affida ciecamente. Affidarsi vuol dire riconoscere, dentro di sè e dentro gli altri, che non tutto si può appiattire a ciò che si vede o a ciò che ogni cervello produce.
RispondiEliminaE' una scelta, come una scelta è quella di decidere per se stessi.
RispondiEliminaStessa dignità e stesso valore per entrambe, e trovo bello che uno stato per una volta davvero laico riconosca questa forma di relativismo... in fondo, il relativismo è la condizione che rende possibile il rispetto delle diversità...
Che tutto non possa essere appiattito a considerazioni basate sull'esperienza del singolo è una convinzione rispettabilissima, ma non l'unica possibile. Per fortuna: il mondo è bello perché è vario, non perché la pensiamo tutti allo stesso modo. E' bello che non sempre riescano a costringerci, per legge, a comportarci come una minoranza desidera...
Quello che temo è invece che il relativismo sia la premessa per l'indifferenza di fronte alla diversità... che senso ha il confronto se tutto è vero, tutto è giusto, tutto e il contrario di tutto? se ognuno è dio di se stesso?
RispondiEliminaNo, non è il relativismo la garanzia del rispetto delle diversità, è l'Amore.
Io sono invece dell'idea che sia il relativismo, dal punto di vista - direbbe forse Cartesio - del metodo. Che dal punto di vista spiritualeciviltà è meglio delle altre, che la propria religione è l'unica via di salvezza. In questo modo le differenze diventano motivo di contrasto e di divisione, e non costruttiva possibilità di scambiare e mescolare punti di vista diversi. In questo senso il Santo (si fa per dire) Padre attuale non sta certo dando grande esempio di distensione verso le altre confessioni religiose...
RispondiEliminaMa anche volendola mettere dal punto di vista dell'Amore, l'Amore è anche verso se stessi, in fondo... verso il proprio desiderio di un certo modo di (poter) vivere la vita... per cui nulla di male se della propria vita si vuole essere (usando un bruttissimo termine) padroni....
Non mi risulta che la Chiesa fomenti contrasto e divisione o rifiuti il confronto. Tutti i promotori del relativismo mi paiono invece assai poco propensi ad abbandonare il proprio punto di vista, a mescolarlo, come dici tu. C'è interesse solo a giustapporlo agli altri, come ugualmente vero e valido. Non c'è confronto costruttivo. Non c'è crescita nè progresso verso la verità. Non c'è ricerca. Ribadisco: "che senso ha il confronto se tutto è vero, tutto è giusto, tutto e il contrario di tutto? se ognuno è dio di se stesso?"
RispondiEliminaAl di là di fin troppo facile considerazione su che cosa ha fatto la Chiesa Cattolica, nella sua storia più e meno recente, per fomentare divisione ed odio, giustapposizioni e divisioni, basti pensare alla colonizzazione - pardon, evangelizzazione ! - del Sud America o al silenzio sui campi di concentramento nazisti, direi che proporre il confronto, come fa l'attuale Papa - pastore tedesco, fa notare qualcuno... io eviterei, onde evitare querele da associazioni animaliste - , con formule tipo "dialoghiamo con tutte le comunità cristiane, ma quella cattolica è l'unica religione vera", non sia esattamente il modo migliore per non creare divisioni...
RispondiEliminaLasciamo stare poi casi ancor meno felici, come l'ormai tristemente famosa uscita di Ratisbona, che tanto ha dato al dialogo con l'Islam... Islam tanto criticato, ma se poi si considera che rispetto al cristianesimo si tratta di una religione relativamente "giovane" (circa seicento anni in meno) e si va a vedere che cosa faceva la Chiesa Cattolica seicento anni fa... be', viene il dubbio che un certo modo aggressivo di rapportarsi al mondo sia semplicemente una fase nella storia delle grandi religioni...
Ribadisco in ogni caso che il discorso di partenza era un altro: non si tratta di stabilire che cosa sia giusto o che cosa sia sbagliato, da un punto di vista morale. Si tratta di riconoscere che ad una persona non può essere fatto nulla che vada contro la sua volontà, espressa ora od in passato, si tratti di un pungo in faccia o di una flebo poco cambia.
Esprimo a questo proposito un auspicio: che le teste illuminate che ora definiscono "necrofila" la sentenza che permette ai genitori di Eluana Englaro di dare seguito alle volontà espresse dalla figlia si trovino, tutte, nella stessa situazione di quei genitori e di quella ragazza. Chissà che cosa decideranno.
Un personaggio famoso, certo non in odore di pericolosissimo relativismo, pochi anni or sono, decise di non subire accanimento terapeutico e diede indicazioni ai medici di non superare un certo limite nel tentare di rianimarlo. Quest'uomo era polacco, e da ventisette anni vestiva di bianco e si faceva chiamare Giovanni Paolo...
Che senso ha il confronto se si sa già qual è l'unica via che porta alla (presunta) Verità ?
Scusate se mi intrometto tardivamente nel discorso...
RispondiEliminaAttualmente, dal punto di vista medico e scientifico, l'essere vivente "Eluana" è in stato vegetativo permanente.
Ciò significa che buona parte del suo cervello è danneggiata (le cellule cerebrali non si rigenerano), mantenendo però le basilari funzioni vitali.
Questa condizione, come dice la parola stessa, rende l'essere umano simile ad una pianta, in quanto privo di coscienza di sé e del resto del mondo.
Eluana voleva evitare l'esistenza in questo stato (è vita questa?); quello che mi meraviglia è lo sprezzo delle scelte altrui, che il clero pretende sempre di avere su chiunque.
Il vaticano dice "È un atto contro natura l'eutanasia", non vedendo l'evidenza dei fatti; Eluana è mantenuta in vita da macchine (ventilazione ed alimentazione); i macchinari sono naturali? C'è un evidente ed inutile accanimento terapeutico.
Ricordo inoltre che l'ex papa è stato "lasciato andare dal signore", cioè aiutato nel trapasso (eutanasia)... Questa ipocrisia è fastidiosa, il clero pretende rispetto, ma ne merita ben poco.
Il confronto ha senso perché da esso scaturisce il modo/i modi di praticare quotidianamente, nella vita pubblica e privata, quella unica via che è Cristo. Tu non hai risposto :-).
RispondiEliminaLa Chiesa è la prima ad ammettere i propri errori, cosa che dovrebbe fare anche chi ha frainteso il discorso di Ratisbona; ti segnalo a proposito un bel post: http://berlicche.splinder.com/post/17692953/Follia.
"ad una persona non può essere fatto nulla che vada contro la sua volontà": allora lasciamo che i drogati si droghino e che i suicidi si uccidano? Se tu dichiari, dopo l'ennesima spesa dal meccanico, che la tua macchina fa schifo, che vorresti liberartene ed io ti prendo in parola e te la distruggo, che fai, ti incavoli? Se sì, pensa quanto più grave è distruggere una persona per una frase detta (se l'ha detta) molti anni prima in altre circostanze.
E la volontà di una persona è inalienabile, non può farsene carico nessun altro, neppure i genitori.
Nessuno intende comunque giudicarli, giudicarne la disperazione; se qualcuno lo ha fatto, ha sbagliato. Io ho sentito proporre aiuto e alternative, in nome della salvaguardia della vita di una ragazza che respira e assolve a molte funzioni vitali fondamentali da sola, è bene ricordarlo. Quanto al fatto che altri possano trovarsi nella stessa situazione dei genitori di Eluana e scegliere diversamente, invito a leggere qui:
"Che cosa importa se il sonno della nostra bambina si prolunga? L'universo dove dobbiamo vivere è presenza di Dio, dove tutte le delusioni del tempo possono trovare immediatamente il loro posto, tutte le sofferenze trasformarsi in gioia. Non ci resta che diventare cristiani a tempo perduto... Sentivo che mi avvicinavo a quel piccolo letto come ad un altare, ad un luogo sacro da dove Dio parlava mediante un segno. E tutto intorno alla bambina, non ho altre parole: un'adorazione. Bisogna osare di dirlo: una grazia troppo pesante. Un'ostia vivente in mezzo a noi. Muta come un'ostia. Splendente come un'ostia... ".
Emanuele Mounier
Infine, sulla diversità tra Eluana e una persona rianimata e tenuta in vita forzatamente invito a leggere qui: http://vinoemirra.splinder.com/post/17779187/Le+spine+di+Eluana.
Ok, questa mancava. Paragonare la scelta di una persona circa ciò che ritiene vita - perché è questione di punti di vista... - con le considerazioni sullo stato di funzionamento di un'automobile.
RispondiEliminaRipeto quanto già detto: più che legittime le posizioni di quanti accettano disgrazie e dolori come una sorta di dono, come un'ostia vivente in mezzo a noi. Ma proprio qui sta la questione: per me un'ostia non ha alcun valore. E' un dischetto di pane non lievitato. Punto.
Per me non ha valore il fatto che che un vecchio vestito di bianco dia indicazioni in merito a cose che non conosce assolutamente (morale sessuale, vita coniugale, e così via), perché non gli riconosco alcuna preminenza morale. Perché non ci credo. Rispettabilissimo come persona, ma finisce lì. Non ha più valore quel che dice lui di quel che dice il benzinaio sotto casa dei miei, il mio vicino di casa che dà da mangiare ai gatti. E questo non è oggetto di discussione: è una cosa che riguarda me, ed è così.
Il discorso è che ciascuno è libero (salvo casi di Paesi in cui la fede è ufficialmente oggetto di discriminazione, come l'Arabia Saudita, la Città del Vaticano, l'Algeria, la Cina) di credere quello che preferisce, ma non è accettabile che si vogliano applicare le proprie credenze alle scelte degli altri. Si tratta di capire, e di accettare, che esistono sistemi morali, scale di valori, nei quali un'ostia non conta nulla, nei quali il dolore e la sofferenza possono non essere un dono, nei quali si può preferire la morte a quella che appare come una vita senza vita.
Non ha senso ribattere che la vita ha valore per se stessa: è così per chi crede in un certo modo, ed ogni discorso basato sul credere qualcosa, in quanto tale, perde di senso se applicato a qualcuno che crede diversamente.