giovedì 3 aprile 2008

Tormenta di vento

La neve in bicicletta è qualcosa di quasi epico, è il Gavia al Giro nel 1988 o, per quanto mi riguarda, un pomeriggio di tanti anni fa di ritorno dall'Università. La pioggia è una presenza sorda e battente, che ti accompagna per ore, milioni di gocce grigie su e giù per montagne e colline, ed alla fine il sole che in poco tempo t'asciuga.

La grandine è assai meno gradevole e più problematica, ti colpisce, ti costringe a cercare riparo, ma ha il suo strano fascino, così come i tuoni ed i lampi, tanto vicini che ti pare quasi di toccarli, su una strada persa tra le valli bresciane.

Ma il vento: il vento è qualcosa di assolutamente unico, e spaventoso. Il vento ti frena, ti rallenta, il vento ti sposta, il vento quasi ti solleva. Il vento soffia tra le querce sulla cima di un colle, è la voce di una stradina tortuosa tra le piante. Il vento è il canto di Francesca e Paolo, mentre pedali su una rampa o cerchi di mantenere l'equilibrio su una curva, è una forza che ti schiaccia e ti ferma, per poi dissolversi di colpo, al riparo di una casa. E' la sensazione di essere soli e sperduti, e leggeri, e fragili, e forti. In una sera qualunque, in primavera...

1 commento:

  1. Ogni riferimento a eventi realmente accaduti è puramente casuale?
    Com'è andato il rientro a casa? Tutto bene?

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