Dunque: il nuovo sindaco di Roma è Gianni Alemanno, del Partito Dei Ladri (anzi: di AN, come ha orgogliosamente rivendicato Gianfranco Calabraghino Fini, quello che "mai il mio partito si scioglierà in quello di Berlusconi", tanto per dire...), eletto con i voti del pupillo dell'erede del duce (Calabraghino, pupillo di Almirante), con i voti della nipotina del duce e con i voti di chi del duce si sente un po' l'erede ("La Destra" di Storace, nemmeno invitato ai festeggiamenti... che ingratitudine...): proprio una cosa della quale andare fieri, come Italiani. Mi è tornato in mente l'incipit de "Le ultime lettere di Jacopo Ortis": Il sacrificio della nostra patria è consumato: tutto è perduto; e la vita non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia.
E' proprio questa la sensazione, di qualche cosa di infamante per tutto il Paese. I fascisti che tornano al potere, su scala locale come su scala nazionale: è proprio vero che non s'impara mai niente. Che vergogna...
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