Ho riletto, dopo tanti anni, "Paria dei cieli", primo romanzo di Isaac Asimov.
Non ricordavo quasi nulla della trama - e poi rileggere Asimov è sempre un po' come ritrovare un vecchio amico... per dirla con Baricco, "come un compagno di scuola delle elementari che non vedevi da anni e un giorno lo incontri per strada".
"Paria dei cieli" è un romanzo di fantascienza, d'accordo. Ma è anche un testo che parla di diversità, razzismo, di integrazione ed estremismo che vede il diverso solo come un qualcosa che va distrutto, umiliato, annientato. Non per niente, è un romanzo scritto da un ebreo quattro anni dopo la fine della seconda guerra mondiale: un inno alla tolleranza, alla fratellanza, all'idea che il razzismo e l'assolutismo che ad esso spesso è legato si combattono con l'integrazione, con la convinzione che siamo tutti simili e che la diversità è una ricchezza.
Così... è nato dentro di me un desiderio: vorrei che un libro del genere fosse letto dai Bossi e dai Calderoli che si riempiono la bocca di affermazioni che esaltano le differenze etniche e ne fanno spiegazione di tutti i mali del mondo. Dai Ratzinger e dai loro "Io sono la Verità e la Vita, chi vive in me non morirà, e 'fanculo a tutto il resto". Dagli ultras disposti ad ammazzarsi di botte per il colore della maglia di una squadra di calcio.
Ma non sto scoprendo nulla di nuovo: se il mondo fosse governato dalla fantasia e dall'apertura mentale di uno scrittore, più che dagli interessi dei politici o dal fanatismo dei capi religiosi, probabilmente sarebbe un posto migliore...
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