martedì 20 gennaio 2009

Differenze

Un'associazione di atei ed agnostici intende promuovere una campagna pubblicitaria in cui sostiene che dio non esiste, ne fa richiesta ad una concessionaria di pubblicità e riceve un rifiuto.

Un'associazione di cattolici promuove una campagna pubblicitaria in cui sostiene che dio esiste ed attribuisce agli atei convinzioni che essi non hanno. Lo fa senza chiedere autorizzazioni, abusivamente.

La differenza è evidente, no ? Ed è evidente chi rispetti le regole e chi alle regole si ritenga superiore.

5 commenti:

  1. Non c'e' differenza, a parte l'ipocrisia della concessionaria di pubblicita' che nega il servizio per chiaro quieto vivere: non e' a suon di pubblicita' che si decide se dio esiste o no. Non e' a furor di popolo, ma a convinzione e sentire personale che ciascuno trova le risposte alle profonde domande della vita... che banalita' da entrambe le parti questa discussione sulle pubblicta'...

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  2. Non è questione di discutere sulla pubblicità, né di dimostrare che dio esista o meno (cosa a mio modo di vedere assolutamente idiota).
    Si tratta di affermare il proprio diritto di dire come la si pensa, e di farlo rispettando le regole.
    In un caso si è chiesto ed il diritto è stato negato, nell'altro si sono scavalcate le regole. Tutto qua. Differenza nel modus operandi, ma non è certo una novità...

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  3. Felice di essere smentito, ma non conosco regole che impediscano di fare pubblicita' del tipo dio esiste / dio non esiste.
    Se quindi non hanno permesso di fare pubblicita' "contro" l'esistenza di dio (cosa che tra l'altro non mi risulta, altrimenti perche' si tanno raccogliendo fondi?) e' solo per scelta personale - condivisibile o meno - della societa' di pubblicita'...
    Se poi dipendesse da me impedirei qualunque tipo di pubblicita' a sfondo religioso/antireligioso: ognuno viva nel proprio io e con le proprie azioni il senso religioso/antireligioso che piu' sente; sbandierarlo serve solo a creare conflitti e tensioni.
    Leggo da tempo con curiosita' i post di uaar, i tuoi, quelli di altri blogger anti-religiosi e quelli dei cattolici "impegnati"; nella maggior parte dei casi vedo sempre e solo "lotta contro", tanta sterile pignoleria per dimostrare che l'altro e' in errore, ma mai un tentativo di proporre una visione della vita, di quello che ci succede attorno.
    Ok mi sbattezzo e poi? Cosa cambia della mia vita?
    E se invece mi battezzo che significa?
    Se vogliamo crescere e non vivere esclusivamente da tifosi, forse varrebbe la pena postare anche queste risposte.

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  4. Il problema è l'opprimente ingerenza della CCAR nel tessuto sociale italiano.
    Questi ultimi fatti lo dimostrano.
    Quello che mi diverte sempre, sono le reazioni scomposte ed isteriche delle gerarchie cattoliche.

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  5. Nel mio caso, ammetterai, non si tratta di lotta per dimostrare che dio non esiste: io non ci credo, ma son felice che chi crede diversamente sia libero di farlo.
    Ne' penso che qualcuno possa dire di avermi mai sentito parlare "contro" la fede, "contro" i credenti, "contro" i (buoni e positivi) messaggi che in genere ogni fede religiosa porta con sé.
    Mi dà fastidio, ed a questo sono contro, che le organizzazioni religiose (molto meno i semplici credenti), Chiesa Cattolica (da noi) in particolare, pretendano di imporre le loro posizioni anche a chi credente non è, od a chi crede in qualcosa di diverso (parola terribile e paurosa...).
    Tutto qua.
    Quanto alle regole, le regole dicono che per fare una campagna pubblicitaria come quella proposta per gli autobus genovesi si deve passare attraverso una concessionaria di pubblicità, che può - liberamente, a seguito di pressioni del "potere"... come preferisce, insomma - dire di no. E dicono che per affiggere manifesti si deve richiedere autorizzazione, presumo al comune.
    Noto che l'UAAR in questo senso si è mossa nelle regole, chi ha lanciato la campagna "Dio esiste ed anche gli atei lo sanno" (rido ogni volta che penso a questa frase...) ha preferito l'abusivismo. Tutto qua. Non che sia una novità, per la comunicazione con un certo tipo di "impronta". Basti pensare ai volantini delle parrocchie che ci si trova ogni mese nella cassetta delle lettere, e che se fossero e-mail non esiteremmo ad etichettare come spam...

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