Ripensi agli avvenimenti politici dell'ultima settimana, ed hai la sensazione di essere immerso in una sorta di romanzo. Uno di quei testi nei quali, da perfetta tradizione letteraria, i cattivi, oltre che brutti, antipatici, prepotenti, subdoli, si rivelano, alla fine, pasticcioni e sprovveduti. Incapaci.
Questa sensazione, alla fine, emana dalle ben note vicende sul decreto cosiddetto "salva-liste": un governo che decreta d'urgenza (vietato dalla Costituzione, articolo 72, e da una legge ordinaria del 1988) in tema elettorale, al fine di permettere la partecipazione alle prossime regionali delle proprie liste, non accettate in quanto non in regola con i requisiti di presentazione. Ce n'è a sufficienza per parlare di colpo di stato, per attaccare il Presidente della Repubblica che quel decreto ha controfirmato con rapidità da velocista. Ed infatti se ne parla, ed infatti lo si attacca.
Illustri costituzionalisti, tra i quali due ex presidenti della consulta, Zagrebelski ed Onida, chiariscono i motivi per cui il decreto è incostituzionale: art. 72, come s'è detto; art. 117, secondo il quale la competenza in materia di legge elettorale regionale è delle regioni. Ed infatti le regioni ricorrono alle Corte Costituzionale. Un bel pasticcio, insomma, messo in scena dal Nano in persona, con totale disprezzo delle regole, del senso dello Stato, degli equilibri e delle condizioni che la democrazia prevede.
Fino ad ieri sera, alla decisione del TAR del Lazio secondo la quale il decreto incriminato - il decreto golpista, il decreto "salva-liste" ed "ammazza-regole" - non si applica alla regione della capitale, per la quale vale una legge regionale diversa da quella che il decreto dice di interpretare (anche se per tutti i tecnici si tratta di innovazione, non di interpretazione). Sembra di essere in un cartone animato, uno di quelli per bambini non tanto svegli, nei quali alla fine il cattivo di turno, crudele, potente, arrogante come solo i cattivi della letteratura possono essere, inciampa distrattamente nel pulsante dell'autodistruzione - c'è sempre un pulsante del genere, nelle abitazioni dei cattivi... - lasciando campo libero al trionfo della Giustizia.
Non che sia rassicurante l'ennesima conferma di essere governati da incapaci, gente che legifera sulle rogatorie internazionali per salvare il culo all'illustre Presidente in modo tanto farraginoso da non bloccare alla fin fine nulla, gente che per la seconda volta sta distruggendo l'economia italiana dopo gli sforzi di Prodi per rimetterla in sesto. Che siano incapaci, mossi dalla fretta di stravolgere le regole a proprio vantaggio più che dall'urgenza di fare il bene del Paese, è evidente a molti da più d'un decennio. Chissà però che quest'ennesimo pasticcio non apra gli occhi anche alle persone sino ad ora sempre disposte a difenderne l'operato, in nome di non si sa bene quali ideali e posizioni ideologiche che questo governo incarnerebbe (le puttane, le tangenti, forse il calcio o la demolizione della pubblica istruzione, per la quale non esiste nemmeno più un ministero "dedicato", il calabraghismo nei confronti del "Santo" Padre e della "Santa" Sede): perché il ridicolo di cui questa gente sta ricoprendo le istituzioni, forse, peserà più dei tanti scempi economici e sociali perpetrati in questi anni di malgoverno.
Il famoso pulsante dell'autodistruzione, in questa politica-cartoon che il Partito di Plastica ha costruito... come in ogni cartone animato che si rispetti!
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