Monsignor Rino Fisichella è una sorta di Ghedini di Santa Romana Chiesa: quando si tratta di difendere una qualche posizione indifendibile, quando si devono sostenere tesi contrarie a qualunque comune sentire, il Vaticano manda lui. E' diventato famoso ai più per il superbo intervento giustificatorio circa l'accostarsi al sacramento della comunione, notoriamente precluso ai divorziati risposati (benignamente designati come adulteri), da parte di Silvio Berlusconi, ma personalmente preferisco ricordarlo così come mi apparve, in tutta la sua rilucente grandiosità, durante una trasmissione televisiva (credo fosse Annozero) che trattava dei casi di pedofilia nella Chiesa Cattolica, alla luce di inchieste giornalistiche e documenti filmati realizzati - ovviamente - in un Paese diverso dal nostro. L'illustre dirigente ecclesiastico si distinse, in quell'occasione, difendendo i suoi datori di lavoro al grido di "i casi di pedofilia nel clero sono molto meno di quelli tra i laici". Gli fu fatto notare che certo, il numero (assoluto) dei casi di pedofilia nel clero è molto minore di quello tra persone (non fatemi scrivere "normali", che non è quello che penso!) senza abito (abito sacro, cos'avete capito?), ma che la percentuale (ovvero il numero relativo) è (stando alle statistiche in Italia) circa venti volte maggiore. Al che la difesa divenne "forse (forse? Si tratta poi di fare una divisione: non sarà latino, ma volendo si può usare una calcolatrice!) è vero, ma non bisogna dimenticare quanto bene ha fatto e fa, ogni giorno, la Chiesa Cattolica". Che è un po' come dire "quel tizio sarà anche un assassino, ma è tanto gentile con i vicini di casa!". O qualcosa del genere.
Forte di questo indelebile ricordo, ho accolto senza particolare stupore la notizia dell'ultima esternazione del furbo prelato, relativa al piccolo incidente della bestemmia presidenziale, di cui già ho scritto. Nell'estremo tentativo di giustificare, per l'ennesima volta, il grandioso spettacolo del presidente del consiglio più lontano dai valori cristiani che il Paese ricordi, e tuttavia tra i più vicini, dal punto di vista degli interessi e degli affari, alle alte gerarchie Vaticane, il buon Fisichella (detta così, sembra il fratello bravo a guidare di Giancarlo) se n'è uscito con "bisogna sempre saper contestualizzare le cose".
Ora: lungi da me qualunque avversione per l'idea di "contestualizzare le cose", affine ahimé ben più alle mie posizioni fieramente relativiste piuttosto che al monolitico sistema di dogmi tipico delle religioni rivelate. Ma sarei - lo sarei veramente, al di là di qualunque intento polemico - curioso di conoscere una lista, possibilmente stilata da Fisichella medesimo, di contesti entro i quali una bestemmia non costituisce un'offesa al sentimento religioso di milioni di persone che credono a ciò che all'ardito monsignore dà da mangiare. Sono certo tra l'altro che, se disponessi di una lista del genere (una lista di "contesti di bestemmia libera", con tanto di imprimatur vaticano), non faticherei a trovare qualcuno più che disposto a farne buon uso :-)!
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