Scendevo dal Monte Maddalena in bicicletta, ed ho ripensato alla scommessa di Pascal. All'idea della fede come frutto di una considerazione basata sulla probabilità: credo perché se Dio (nel senso di quello cristiano-cattolico) esiste il vantaggio sarà enorme, se non esiste sarò vissuto più serenamente di quanto sarei stato non credendo, o comunque non mi sarà costato molto.
A proposito di questo modo di ragionare, mi è tornato in mente un aneddoto su Niels Bohr, fisico danese tra i padri della fisica moderna: si narra che un giornalista, notando un ferro di cavallo appeso sopra l'ingresso del suo studio, gli abbia chiesto "Ma come, professore, lei crede a queste cose?", e che Bohr abbia risposto "Certamente no, ma dicono funzioni lo stesso!". Superstizione e religione, in fondo, sono due manifestazioni dello stesso tipo di fenomeno: regolare la propria vita sulla base di credenze improbabili (nel senso etimologico, che non possono essere provate). Così mi sono ritrovato a riflettere sulla differenza tra scelta di comodo (eventualmente contraria alle proprie convinzioni razionali) e comportamento coerente con le proprie posizioni.
Al di là della dubbia validità generale di frasi come "sarò vissuto più serenamente" (personalmente sono molto più sereno, vorrei dire più felice, da quando mi sono emancipato da un certo tipo di credenza per considerarmi libero di pensare), mi sono trovato a fare una riflessione: se davvero esiste un dio come quello delle religioni monoteiste, davvero apprezzerà chi avrà creduto sulla base di un "ragionamento" come quello di Pascal più di chi non avrà creduto assumendosi responsabilità e libertà della propria scelta? Mi sono ricordato di una frase di Woody Allen, che ben riassume ciò che penso in proposito: per te sono uno sporco ateo, ma per Dio sono una leale opposizione. E mi sono sorpreso a sorridere, pensando che davvero vorrei vedere, come si chiede Guccini, "chi è assunto in cielo pur tra mille ragioni tra noi e la massa dei rompicoglioni"...
Dedicato a Pascal, il linguaggio di programmazione più che il filosofo.
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