Si parla - ovviamente - del Duomo di Milano lanciato in faccia al presidente del Consiglio: si parla di questo, in questi giorni, nei bar, nei supermercati, per strada.
Si condanna la violenza, senza se e senza ma come usa dire, e su questo tutti quanti d'accordo. Diverso è il discorso sul "clima di odio" che si pretende di eliminare con provvedimenti da stato di polizia: limitare la libertà di espressione, di manifestazione. Criticare il dissenso, venga da facebook o dal Presidente della Camera importa poco: è gettar benzina sul fuoco, recita la stampa di regime, non lo è evidentemente invece raccontare balle su una presunta regia che starebbe dietro al gesto di uno squilibrato, sulle radici di un gesto che affonderebbero negli ambienti che votano PD, gridare al partito dell'odio contro quello dell'amore, amore che - ovviamente - alla fine trionferà (come la "Bandiera Rossa" di buona memoria).
Ne parlano e ne scrivono in tanti, personalmente condivido, parola per parola, l'articolo di oggi di Concita De Gregorio.
Che c'entra il lancio di un modellino del Duomo con le leggi ad personam, l'immunità indispensabile, le leggi fatte a colpi di fiducia? Che c'entra con la stretta - paventata, per ora - sulla libertà d'espressione, col cambiare la Costituzione?
Verrebbe da dire che la prima cosa da cambiare dovrebbe essere il servizio d'ordine. Al secondo posto metterei il senso dello Stato di chi, vinte le elezioni, pretende di comandare anziché di governare, insultando gli avversari ("coglione chi non mi vota") per poi chiedersi "da dove viene tanto odio?".
L'odio non è violenza: non si può giustificare un atto violento, in democrazia, ma è più che legittimo chiedersi quali siano, sociologicamente, i motivi di un sentimento di odio che almeno la metà degli Italiani nutre nei confronti di una persona. Trovo che la risposta sia piuttosto semplice: è di questo che ci si dovrebbe preoccupare, non del folle gesto di una persona con problemi psichici. Chiediamoci se sia legittimo cavalcare un atto ingiustificabile per limitare le libertà personali dei cittadini, negare legittimità ad ogni minimo dissenso nei confronti del Capo (quasi che ricordargli l'esistenza di una Costituzione equivalesse ad armare di un altro modellino, diciamo per rimanere in tema una statua della Libertà), lasciare in secondo piano i problemi quotidiani dell'intero Paese.
Poi, per carità: stiamo tranquilli, ché l'amore alla fine vincerà. E sappiamo tutti a che cosa pensa, quando dice "amore"...
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