mercoledì 14 marzo 2007

Ieri mi sono imbattuto in due brani che mi hanno attratto molto, in quanto a mio modo di vedere paradigmatici di due modi diversi di pensare gli stessi concetti: la vita, la religione (ma forse soprattutto la religiosità) ed il suo rapporto con la quotidianità e, soprattutto, con gli altri, dove per altri intendo coloro che in quella religiosità, in quella religione non si riconoscono. Il primo è un passo di un documento di SS Josef Ratzinger, il secondo un paragrafo del bel libro "Un altro giro di giostra" di Tiziano Terzani, e si riferisce ad un certo modo di pensare la religiosità ed il concetto di dio di testi sacri della tradizione indiana. Come sempre, trovo interessante mettere uno a fianco all'altro due diversi punti di vista, uno più orientato ad affermare un'idea di Verità da difendere e diffondere, di Verità non onnicomprensiva, l'altro più vicino ad una concezione per cui nulla è al di fuori del concetto di dio e dunque, in sostanza, non esiste qualche cosa che sia altro, ma semplicemente forme diverse di religiosità.

Matrimonio e famiglia sono istituzioni che devono essere promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse è una ferita alla convivenza umana come tale". "Troppo grande è il bene che la Chiesa e l'intera società s'attendono dal matrimonio e dalla famiglia per non impegnarsi a fondo in questo ambito pastorale.

Il dio della Gita non ha un suo popolo eletto, non condanna nessuno per l'eternità, non riserva ad alcuni quello che nega ad altri. E un dio come quello mi piaceva: un dio che è tutto e ovunque, un dio che non ha bisogno di intermediari, uno che non manda sulla terra un suo rappresentante, figlio o profeta, sempre pronto a dire agli uomini: "Lui mi ha detto di dirvi". Un dio che ognuno può vedere a suo modo: in un semplice sasso o in una delle più alte e belle montagne dell'Himalaya, come il Kailash. Mi pareva una visione da uomini liberi, nata da una ricerca pura, cioè fatta senza interessi di razza, di classe, in nome di tutta l'umanità.

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