Mancava l'asinello, al presepe della scuola di Rozzano: lacuna tempestivamente colmata dall'arrivo di Matteo Salvini e dintorni, armati di statuine e canti natalizi.
Motivo scatenante del crociato accorrere, la notizia - vecchia di qualche giorno e cui fa, a quanto pare, difetto l'accordo con i fatti - rimbalzata tra giornali e televisioni secondo cui il preside di una scuola del milanese avrebbe vietato la festa di Natale e fatto rimuovere i crocifissi dalle aule.
E via con la consueta cacofonia di difenderemo le nostri radici cristiane e giù le mani dalle nostre tradizioni: il tutto ad opera del crociato divorziato Salvini, leader del Partito del Dio Po (nel senso del fiume, non nel senso della bestemmia) - ma quando si tratta di xenofobia, evidentemente, tutto fa brodo.
Ora: a parte che non ho mai capito per quale motivo scelte personalissime come quelle religiose andrebbero difese nella scuola pubblica di uno Stato laico (o sedicente tale); né perché in un luogo pubblico istituzionale (una scuola, un tribunale, un ufficio pubblico) dovrebbero far mostra di sé simboli religiosi di una sola confessione; né perché il fatto che qualcosa rappresenti per qualcuno una tradizione dovrebbe rendere la cosa in questione intoccabile e sacra (per dire: mutilazioni genitali praticate sui neonati o sui bambini, come la circoncisione o l'infibulazione, sono senza dubbio tradizioni, per qualcuno; ed anche un certo tipo di intimità tra sacerdoti e fanciulli, tradizionalmente, è statisticamente molto più frequente di comportamenti analoghi che coinvolgono laici); e che dunque sarei stato d'accordo con il preside anche se le cose fossero andate come sono state presentate; ma pare proprio che non siano andate così.
A quanto pare, il barbaro divieto riguardava esclusivamente l'ingresso in orario di mensa di due mamme intenzionate ad insegnare canti religiosi ai bambini cristiani - e contestarlo mi pare si commenti da sé, a meno che non si voglia sostenere l'idea che genitori ex alpini debbano poter insegnare canti di montagna ai loro figli in sala mensa o, ancora, che durante il pranzo con i compagni di scuola bimbi cinesi debbano poter ricevere la visita di genitori intenzionati a cantare con loro l'inno del loro paese.
A proposito del presunto divieto, a quanto pare inventato dalla stampa e cavalcato dai soliti noti (tra i quali s'è distinto, come raramente gli capita, il Ministro dell'Interno, che sembra abbia espresso il parere secondo cui il Presepe dovrebbe essere esposto anche in tutte le prefetture; e presso tutti i semafori del Regno!), di festeggiare il Natale a scuola: personalmente, e laicamente, trovo che una festa tra bimbi e genitori sia un bel momento di aggregazione e - dio non voglia! - d'integrazione; trovo invece che una festa religiosa in una scuola pubblica sarebbe decisamente inopportuna ed irregolare, ma mi pare che si siano fatti passi da gigante rispetto alla messa della scuola di quando alle elementari, in una scuola pubblica, andavo io.
Piena fiducia in insegnanti e dirigenti scolastici, per quanto mi riguarda e vedo ogni giorno.
Mi si dice, infine, che insistere su questi temi - la laicità, fondamentalmente, declinata nelle scuole e nel contesto dell'integrazione con culture e fedi diverse - sia fare un regalo, in termini di voti, a Salvini e spiccioli. Noto sommessamente che esprimersi basandosi sull'idea di non fare regali, in senso elettorale, a questo od a quell'avversario ci ha donato vent'anni di berlusconismo per poi catapultarci tra Renzi, Grillo e Salvini: direi che abbiamo già dato - e comunque non si arretra, sulle questioni di principio, per il rischio di fare un regalo a qualcuno.
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