Scrive Nietzsche ne “Il tramonto degli Idoli”:
Nessuno è responsabile della sua esistenza, del suo essere costituito in questo o in quel modo, di trovarsi in quella situazione e in quello ambiente. La fatalità della sua natura non può essere districata dalla fatalità di tutto ciò che fu e che sarà. Egli non è la conseguenza di un personale proposito, di una volontà, di uno scopo, non è che con lui si faccia il tentativo di raggiungere un “ideale di uomo” o un “ideale di felicità” o un “ideale di moralità” – è assurdo voler far rotolare la sua natura verso un qualsivoglia scopo. Siamo stati noi a inventare il concetto di “scopo”: nella realtà lo scopo è assente… Si è necessari, si è un frammento di fato, si appartiene al tutto, si è nel tutto – non c’è nulla che possa giudicare, misurare, verificare, condannare il nostro essere, giacchè questo equivarrebbe a giudicare, misurare, verificare, condannare il tutto… Ma al di fuori del tutto c’è nulla!
Dedicato ai tutti i Cattivi Maestri - che è comunque un modo d'insegnare qualcosa.
A quelli che qualcuno ha fatto passare per cattivi, a quelli che cattivi si fanno chiamare, e sono migliori di molti altri. E ad uno in particolare, ad un cui post questo è debitore - senza pretesa di avvicinarvisi.
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