venerdì 27 maggio 2011

Chiamate un medico

Da convinto ottimista quale sono, tendo a trovare qualcosa in buono anche in situazioni o persone in cui, apparentemente, c'è ben poco di positivo. Mi sono - colpevolmente - scoperto con questo pensiero dopo aver letto le recenti esternazioni del sempre profondo ministro Giovanardi, a proposito della disgrazia che rappresenterebbe, per le coppie eterosessuali milanesi, l'elezione di Giuliano Pisapia a sindaco della città meneghina. Il "qualcosa di buono" consisterebbe, secondo il perfido pensiero che ho subito brutalmente censurato e del quale mi scuso, nel costituire per l'umanità un riferimento rispetto al quale chiunque si possa sentire migliore: nel senso che è difficile fare peggio, in termini di logica e di lucidità.

O, quantomeno: a me sfugge perché abolire discriminazioni nei confronti delle coppie omosessuali dovrebbe rappresentare una discriminazione, uno svantaggio nei confronti di quelle eterosessuali (ok, Giovanardi direbbe "normali", ma se permettete mi vorrei distinguere). Mi pare un po' come dire che costruire una chiesa rappresenta una discriminazione nei confronti degli Ebrei o dei Musulmani. Come dire che trasmettere una partita di Nadal rappresenta una discriminazione nei confronti dei tifosi di Federer.

Personalmente, amo le discipline scientifiche, ma non mi sono mai sentito, per questo, uno che discrimina gli appassionati di storia o di letteratura antica.

Ma io non ho la fede, anzi, la Fede dell'inclito ministro: che forse pensa ad una discriminazione nei confronti della verità, anzi, della Verità, e che la legge civile dovrebbe essere lo specchio di quella di Dio. E poi, si sa, l'omosessualità è una devianza, come la pedofilia, il culo non è fatto per infilarci cazzi e gli omosessuali vanno al più aiutati a guarire. Chiamate un medico...

Parole in libertà, in una campagna elettorale che il centrodestra sta affrontando come fosse una sorta di giudizio universale, salvi o dannati, paradiso od inferno: ed allora vale qualunque cosa - a parte la logica - e si sa che la paura della diversità è sempre un'arma valida, ancorché primordiale.

Personalmente, sono convinto che non ci dovrebbe essere differenza tra coppie omosessuali ed eterosessuali in quanto a possibilità di ufficializzare il proprio legame (e non con versioni "di serie B", stile PACS, DICO o chi più ne ha più ne metta: parlo di matrimonio). Non ci dovrebbe essere differenza in quanto a possibilità di adottare un figlio (sono convinto, ed a quanto ne so ci sono anche studi scientifici a conferma di questa mia idea, che la bontà di una coppia di genitori per un bimbo dipenda dalle persone, e non dai loro orientamenti sessuali: ci sono coppie omosessuali ottime come coppie eterosessuali pessime, e viceversa). Non ci dovrebbe essere differenza, e basta. Siamo - tutti - persone. Persone eterosessuali, persone omosessuali, persone che hanno deciso di praticare il celibato. Persone, prima di tutto il resto. Nè più né meno "naturali" delle altre. Nelle persone non esiste - spero che Giovanardi non rimanga deluso - solo l'orientamento sessuale: esistono ideali, passioni, convinzioni, esiste tutto ciò che fa di ogni essere umano qualcosa di unico, senza che una becera e convenzionale categorizzazione crei discriminazioni, per quanto santamente giustificate.

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