giovedì 31 marzo 2011

Giustizia breve (e ridateci Craxi)

'Sta storia del processo breve, quand'anche non fosse esplicitamente portata avanti con il solo fine di salvare le chiappe (flaccide?) ad un singolo, senza preoccupazione alcuna per lo sfascio che indurrà nella Giustizia e nella sicurezza del Paese, mi farebbe in ogni caso pensare ad una cosa: che stabilire una durata massima oltre la quale un processo non è più valido è un po' come stabilire per legge che i treni devono viaggiare in orario. E se un treno supera, che so, i 10' di ritardo... il treno scompare!

Del resto, quando l'unico modo di salvarsi il culo dai propri problemi giudiziari consiste, ancora una volta, nel deformare legislazione e giurisdizione a proprio favore, forti del potere mediatico e conseguentemente politico di cui si dispone, non è certo la logica ad ispirare le proprie azioni.

Così siamo tornati a ciò da cui tutto - per quanto riguarda i miei ricordi di vita politica - era cominciato: le monetine, lanciate a Craxi prima, ad uno dei tirapiedi del suo erede ieri. Ed il confronto si pone con agghiacciante chiarezza: Craxi, in situazione analoga, si rese latitante scappando all'estero, ma non tentò di deformare Legge ed Istituzioni a suo uso personale... che avrei in qualche modo ripianto Craxi, no, questo proprio non l'avrei mai pensato...

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