Ha occupato le cronache delle passate settimane la vicenda del direttore dell'Avvenire, Dino Boffo, che ha rassegnato le proprie dimissioni dopo gli attacchi de "Il Giornale", quotidiano del presidente del Consiglio.
In breve: scrive il Giornale che, in passato, Boffo sarebbe stato condannato ad un'ammenda per aver molestato, telefonicamente, la moglie del suo amante. Boffo non smentisce di aver pagato l'ammenda, specificando di averlo fatto per concludere velocemente la vicenda, e che la cosa non è da intendersi come un'ammissione di colpa: il telefono da cui partivano le telefonate moleste, infatti, sarebbe stato in uso ad un'altra persona (utilizzatore finale, mi verrebbe da dire... :-) ).
Il Boffo, aggiunge il Giornale, sarebbe stato attenzionato (mi congratulo per l'orrendo neologismo) dalla Polizia di Stato per le sue note frequentazioni omosessuali (il ministro dell'Interno smentisce, e non vedo perché dovrei credere a Feltri e non a Maroni).
Di conseguenza, conclude l'arguto giornale di regime, il direttore de l'Avvenire è l'ultimo a potersi permettere di dare giudizi da censore sulla libertina vita del presidente del Consiglio (e proprietario, casualmente, del "quotidiano" in questione).
Alcune considerazioni: nessuno l'ha detto, ma se fosse vero (cosa che non credo) che la polizia di Stato è solita "attenzionare" soggetti in base alle loro frequentazioni ed abitudini sessuali, be', sarebbe questo, penso, l'aspetto più preoccupante dell'intera vicenda.
Non stupiscono il livore e la tattica del giornale diretto da Feltri: attaccare a testa bassa chi critica il Capo, screditandolo diffondendo dicerie e sospetti, non necessariamente confortati da prove.
Stupisce, eventualmente, che un'associazione potente e prudente come la CEI abbia commesso l'ingenuità di scegliere, come direttore del proprio quotidiano, una persona con una (possibile) macchia nel proprio passato, dal punto di vista dei rapporti con la giustizia.
Stupisce, ancora, trovare un omosessuale (ammesso che lo sia) a dirigere il quotidiano di un'associazione notoriamente ben poco aperta nei confronti di quelle che definisce deviazioni: ma stupisce positivamente, in questo caso.
Resta infine valida la considerazione che, nel nostro ordinamento, chi abbia contratto debiti con la giustizia e li abbia pagati è un cittadino come tutti gli altri, con gli stessi diritti ed i medesimi doveri. Libero di dirigere un quotidiano ultraconservatore senza essere tacciato di poca credibilità per il proprio passato, libero di sollevare critiche morali nei confronti di chiunque, a maggior ragione se questo chiunque, a proposito dei propri debiti con la giustizia, non dà certo esempi di chiarezza e di volontà di risoluzione...
PS: tentare di screditare qualcuno rivelandone l'omosessualità: sembra di attaccare il re cercando di essere più realisti di lui...
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