Da qualche giorno vorrei scrivere due parole di riflessione su un fatto avvenuto nella mia città il 25 aprile, durante la tradizionale manifestazione commemorativa della Liberazione, in Piazza della Loggia.
Al momento dell'intervento del Sindaco - Sindaco da circa un anno, primo sindaco di destra da una ventina d'anni in qua, e certo primo nel dopo guerra sostenuto anche dalle forze che, prima della Liberazione, stavano "dall'altra parte" - la quasi totalità dei cittadini presenti ha iniziato a fischiare, ed ha trascorso l'intera durata dell'intervento volgendo le spalle all'oratore.
Non mi interessa esprimere un giudizio su questo comportamento: ho sentito dire che democrazia significa che tutti possono parlare, democrazia significa anche essere liberi di contestare l'altro, con un fischio o volgendogli le spalle. La cosa può essere vista in modo diverso e bene o male non è questo che del fatto mi ha colpito.
Al di là della constatazione che forse certa parte politica - anche personaggi tutto sommato piuttosto tranquilli ed anonimi come il Sindaco di Brescia, Adriano Paroli - viene percepita come estranea ai valori ed agli eventi che il 25 aprile festeggia e ricorda, c'è un fatto che mi sembra importante sottolineare, e che l'episodio che ho descritto prima evidenzia: il Sindaco in questione è stato eletto al primo turno, con una maggioranza attorno al 55% dei votanti. Di quanti erano in piazza il 25 aprile, una grandissima maggioranza l'ha contestato, nei modi che abbiamo visto. La conclusione, piuttosto ovvia, è che la maggioranza di quanti votano da una certa parte - fatemelo dire: dall'altra parte - in piazza il 25 aprile non va: perché non sente sua la ricorrenza, perché ha di meglio da fare, perché non ha senso civico e, di conseguenza, una ricorrenza del genere non le interessa.
Se i primi a farlo sono gli altri, vien da pensare che forse non sia troppo lontano dal vero chi considera il 25 aprile una festa della propria parte, quella giusta, e non una festa di tutti.
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