Aggiungo una perla alle amenità di Mons. Rino Fisichella, che rischia di diventare una sorta di musa ispiratrice per molti blogger (vorrei dire "laici" ma suppongo che l'analisi razionale del linguaggio e della semantica non sia loro esclusiva).
A proposito dell'annosa questione che si potrebbe riassumere con "perché un divorziato normale non può fare la comunione ma Berlusconi sì" e che è stata ben definita "Comunione ad personam", lo scaltro prelato si esprime così: La Chiesa non ha mai cambiato idea: i divorziati che si sono risposati una seconda volta civilmente non possono accostarsi alla comunione. Con la separazione dalla seconda moglie, Berlusconi è quindi tornato ad una situazione, diciamo così, ex ante.
Facile notare come, da queste parole, emerga l'idea che sia "più grave" (diciamo così) sfasciare una sola famiglia piuttosto che sfasciarne due: basta che lo sfascio sia totale, ossia che dopo l'ultimo fallimento non abbia luogo neppure un tentativo riuscito: lo fa, al solito bene, Metilparaben, al cui post vi rimando.
Personalmente, trovo che Monsignor Lega Nord avrebbe fatto una figura migliore rispondendo qualcosa tipo "la comunione è cosa nostra e la fa chi diciamo noi" o "Berlusconi è più uguale degli altri". Ma - è noto da quando discuteva in TV con Odifreddi a proposito del notevole documento copri-pedofili noto come crimen sollicitationis, arguendo che l'interlocutore non poteva sostanzialmente parlarne in quanto a suo dire non sufficientemente studiato in latino - per Fisichella (i cui rapporti con la logica ricordano molto quelli dell'omonimo Giancarlo con il volante della Ferrari) la lingua di Cicerone esercita sempre un fascino irresistibile: ecco dunque servita la storiella dell'ex ante: ennesima dimostrazione del noto detto secondo cui cane non mangia cane (né gli nega il conforto dei sacramenti...) e della nota propensione delle gerarchie ecclesiastiche ad essere intransigenti con i deboli e deboli con i potenti: buona definizione, quest'ultima, di fascismo.
Ho controllato il diritto canonico, sembra che Fisichella stavolta abbia ragione...
RispondiEliminaLa comunione è proibita solo ai divorziati conviventi, e questo ha anche un motivo ben chiaro e preciso: per il credente, l'unico matrimonio valido è quello del SACRAMENTO del primo matrimonio Cristiano, mentre i successivi 'matrimoni civili' o convinvenze, sono un peccato in quanto contrastano la sacramentalità del matrimonio di fronte a Cristo. Se questo peccato cessa, cessa anche la proibizione.
Non che mi piaccia, come cosa, anzi, mi lascia perplesso, ma ecco il link alla pagina del diritto canonico.
Peraltro la Comunione l'hanno inventata loro e spetta a loro decidere come distribuirla...
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_14091994_rec-holy-comm-by-divorced_it.html
Che spetti loro mi pare più che corretto, che pesi e misure dipendano spesso dal censo e dal potere delle persone mi pare più che evidente...
RispondiEliminaTra l'altro: si mettano d'accordo, uno dice che al sacerdote pareva brutto negarli la comunione in un contesto ufficiale, poi arriva quell'altro con la dotta spiegazione "canonica"... che comunque, formulata come è stata formulata da Fisichella, sta poco in piedi: se è vero che per il diritto canonico il divorzio dal secondo matrimonio (civile) riporta nello stato ex ante, è vero anche che Berlusconi divorziato ancora non è... o per lui i tempi son più brevi che per i comuni mortali?