Ci sono persone - si sa - alle quali piace parlare anche a nome degli altri. Anche quando sanno che gli "altri" non sono necessariamente d'accordo con loro.
Ci sono persone alle quali piace - piace molto - parlare a nome di tutti.
Nulla di particolarmente grave nella vita normale: si parla, ci si spiega, si chiarisce.
Gravissimo invece quando a comportarsi in questo modo - addirittura a vietare parole, spiegazioni, chiarimenti dissonanti - sono le istituzioni.
Succede, di tanto in tanto. In certi contesti succede spesso. E' successo, nella mia città, non molti giorni fa. Domenica 8 novembre era prevista, da queste parti, una visita di Sua Santità Giuseppe Ratzinger. Se ne potrebbe parlare a lungo: ho sentito ferventissimi credenti lamentarsi per il disprezzo manifestato dal protocollo vaticano nei confronti delle suore la cui comunità sarebbe stata visitata da SS, che di recente ne ha santificato il fondatore, senza nemmeno incontrare le religiose che in essa vivono; ho toccato con mano i disagi, per i cittadini, che una visita del genere comporta: strade bloccate e transennate per l'intera giornata, migliaia di tombini sigillati, nei giorni precedenti l'evento, a spese della collettività, "per ragioni di sicurezza"; ho verificato come, curiosamente, visita privata significhi che SS non si sarebbe concesso più di tanto all'adorazione dei fedeli, ma non che i disagi, gli sconvolgimenti del traffico, le spese di organizzazione non sarebbero stati pubblici. Se ne potrebbe parlare a lungo, ma sarebbe un po' un andare fuori tema.
Mi preme invece notare che da settimana la città era tappezzata da enormi manifesti (il classico 6x3 lanciato da Berlusconi, ed imitato poi da epigoni di ogni livello) sui quali compariva un'enorme figura di SS a braccia semiallargate (posa assai divina, lo ammetto). A fianco, colossale, la scritta - a caratteri maiuscoli - "Brescia accoglie il Papa". Ora: la scritta sarebbe potuta essere anche solo leggermente diversa - I fedeli (dando per scontata l'equazione fedeli = cattolici, se il contesto è quello di una visita papale) bresciani accolgono il Papa, L'amministrazione comunale accoglie il Papa - e si sarebbe trattato di un'affermazione tutto sommato vera, ma soprattutto scevra da qualunque prepotenza. Prepotenza che, invece, è piuttosto evidente nella formulazione scelta: evidente perché si tratta, a tutti gli effetti, di parlare a nome di tutti (aggiungo: senza essere, su un argomento del genere, in alcun modo titolati a farlo) ben sapendo di parlare anche a nome di chi nei confronti della visita papale non nutriva interesse né entusiasmo.
Stessa cosa nei dintorni. Comune di Concesio, meta della visita di JR in quanto paese natale del suo predecessore Paolo VI. Pochi giorni prima dell'evento compare, su una rotonda della strada che attraversa il paese, un'enorme sagoma di SS con la scritta (da brividi) "Concesio accoglie il Papa con filiale devozione". Uh.
La gravità della cosa non sta però solo nel parlare a nome di chi non è d'accordo con ciò che si dice: sta anche - purtroppo - nell'impedire qualunque manifestazione di pensiero dissonante. Un mio giovane concittadino, tanto per dire, aveva creato su Facebook un gruppo, denominato "NON TUTTA Brescia accoglie il Papa": manifestazione di una propria opinione, senza alcuna prepotente volontà di attribuirla anche ad altri. Risultato: il ragazzo in questione è stato convocato in questura per accertamenti, ed il gruppo su Facebook forzatamente cancellato.
Non voglio volare di fantasia sulla filiale devozione con la quale il pericoloso libero pensatore può essere stato trattato dalle forze dell'ordine. Mi limito a constatare che ogni avvenimento di questo genere ci riconsegna una società un po' meno libera e, dunque, un po' più povera.
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