"Lei al solito è più bella che intelligente", ha detto - stizzito - il presidente del Consiglio ad una senatrice dell'opposizione che gli faceva notare la gravità di quanto andava affermando durante il suo intervento telefonico ad una puntata speciale (ci mancherebbe) di "Porta a Porta". Non scriverò del significato - insultante - di tale frase, né della composta ed intelligente reazione dell'interessata (ne parla la direttrice dell'Unità, ed al suo editoriale vi rimando). Il senso ultimo è ovviamente il criterio di valutazione della donna dominante nella cultura (si fa per dire) berlusconiana.
Vorrei però riflettere sulla gravità del fatto che un presidente del Consiglio in carica offenda pubblicamente e gratuitamente qualcuno la cui unica mancanza era stata di non pensarla come lui, e di dirlo senza paura.
Forse non è troppo abituato a questo, il piccolo statista: a sentirsi contestato (vedi i fermi di polizia rivolti a chi, mercoledì sera, lo contestava), a non sentirsi dare ragione. Prima la Consulta, poi persino una donna (una donna!) che si permette di dargli contro: e lui, cavaliere con molta infamia e nuovamente senza Lodo, più alto che onesto, non c'ha visto più...
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