Domani voterò alle primarie del Partito Democratico, ho scritto qualche giorno fa. Meritandomi, per questo, una citazione, quattro "critiche" ed una mezza promessa.
E voterò (ovviamente, dirà che mi conosce) per Ignazio Marino.
Premessa: ho ascoltato con interesse il confronto ufficiale tra i tre candidati, nonché la simpatica intervista "tripla" mandata in onda a "Le iene". Mi sono fatto l'idea che si tratti tutto sommato di tre brave persone: diverse, a volte in disaccordo, ma tre brave persone. Questo non è poco, se si pensa alla loro controparte politica. E dovrebbe essere motivo di fiducia per il futuro (non sto pensando, ahimè!, ad un futuro prossimo. Ma al futuro dei nostri figli, forse, sì).
Avevo un pregiudizio favorevole nei confronti di Marino: homo novus, senza legami con il passato del PD (o dei DS, o del PdS, o della Margherita). Di se stesso dice "darei fastidio a Berlusconi perché non potrebbe rinfacciarmi di essere mai stato comunista né democristiano". Ora, lungi da me il giudicare negativamente il passato comunista di qualcuno (giudicherei, in fondo, il mio presente): ma senza dubbio si tratta di una novità assoluta, nella politica italiana. Qualcuno che arriva dalla società civile, da un mondo nel quale ci si fa strada per merito più che per conoscenze, appoggi, amici degli amici.
Il confronto ufficiale mi ha lasciato una sensazione fastidiosa nei confronti di Bersani: come se gli desse fastidio l'idea del confronto, l'idea della scelta affidata alla gente più che agli apparati di partito. Corrente D'Alema, appunto. Non era a suo agio, e si vedeva. Trovo sia il suo limite più grande: ottimo economista, ma con l'aspetto di uno che è un po' sempre scazzato, se mi passate il termine. Sensazione per contro spazzata via dall'intervista delle Iene, che mi ha fatto ritrovare un Bersani vitale, spiritoso, talvolta incline a prendersi in giro (qui, non lo nascondo, la corrente D'Alema si vede ben poco). Alla fin fine, le critiche più grandi che mi sento di fargli sono due: trovo che sarebbe un ottimo ministro (lo è stato, lo sarà), ma come Presidente del Consiglio vorrei qualcuno un po' meno pragmatico ed un po' più incline a portare avanti idee e - qualche volta - sogni.
Franceschini ad un primo sguardo sembra il candidato ideale: più simpatico di Marino (che l'aria da professorone fatica un po' a perderla...), più a suo agio di Bersani al centro del confronto politico. Ma è inguaribilmente veltroniano, con l'utopia del Partito Democratico solo al comando, nell'eterno ripetersi di una folle e sfrenata corsa verso l'annichilimento. E la sua simpatia suona stonata ed un po' forzata già la seconda volta che lo ascolti: a volte una battuta di troppo, a volte troppo sopra le righe. La terza volta che lo senti parlare ti chiedi come hai fatto, la prima, a trovarlo simpatico. Discreto attore, ma non da oscar: in una parola, democristiano.
Marino ha, ai miei occhi, il pregio - grande - di non aver paura a parlare per idee più che per equilibrismi politici. anche quando le sue idee sono meno politicamente corrette di quanto siano (e lo sono molto) diffuse tra la gente. Sì alle unioni civili per gli omosessuali, no ad un'assistenza sanitaria privilegiata per i politici, no agli interventi delle gararchie ecclesiastiche nella politica italiana, sì alla liberalizzazione delle droghe leggere, sì alle adozioni per i single. Avrei apprezzato anche un sì deciso alle adozioni per gli omosessuali, ma non si può avere tutto.
Voterò per Ignazio Marino, dunque: perché il suo è l'unico Partito Democratico per il quale, in questo momento, sono disposto a promettere di votare.
Perché è nuovo alla politica, è giovane (bisogna dire che, rispetto al vecchio avversario, uno qualunque dei tre sarebbe una ventata di gioventù), dei giovani e nuovi ha l'entusiasmo, la forza ed in qualche modo anche un briciolo di arroganza.
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