martedì 8 dicembre 2020

Bilanci e buoni propositi - anzi no

È di moda (nel senso statistico del termine, ma non solo), in questo periodo dell'anno, tracciare bilanci dell'anno passato e stilare liste di buoni propositi cui non dare seguito nell'anno che verrà.

Si tratta di una tendenza che assume le più varie forme, in funzione di chi stila e traccia, del contesto più o meno personale in cui tali attività prendono forma e della pubblicità che alla cosa si vuol dare.

Io stesso, che pure nutro teorica, filosofica avversità nei confronti dell'abitudine in questione, non ne sono a ben vedere completamente scevro: pur essendo incline, generalmente, ad un rispetto quasi ossessivo e fin troppo ostentato delle mie posizioni teoriche, soprattutto quando esse si collocano in controtendenza rispetto al caso più comune, mi trovo infatti talvolta a riflettere, in momenti di particolare, colpevole distrazione, su quante volte mi è successa la cosa X nel periodo Y. È mia convinzione che non vi sia in generale niente di male, ma che sia altresì molto vicino alla mia idea di ridicolo farlo in corrispondenza di particolari valori di Y, quasi mai nemmeno lontanamente correlati con la rilevazione (quante volte mi è successa la cosa X) che si sta facendo.

Di questa serie: km percorsi in bicicletta nell'anno solare (varianti: metri di dislivello, ore in sella); blog post con più visualizzazioni nel secondo semestre dell'anno (varianti: post LinkedIn con più hype (giuro, non sto inventando), hashtag di maggior tendenza), numero di giornate dedicate ad uno specifico aspetto della mia attività lavorativa, numero di parole/espressioni imparate (hype!) o coniate nel corso degli ultimi mesi... e via vaneggiando.

E poi la serie gemella: i (buoni: se non altro quelli pubblicizzati) propositi per il futuro: quante volte punto a fare la cosa X nel periodo Y. Si tratta, spesso, di semplici proiezioni sul futuro dei bilanci del passato, diciamo con un venti/trenta per cento in più tanto per essere ottimisti e (parole imparate: +1) proattivi. In qualche caso la fantasia - che col futuro gioca più facilmente che col passato - si lascia andare e ci proponiamo di imparare lingue, leggere libri, compiere imprese sportive, raggiungere traguardi professionali.

Personalmente, sono dell'idea che sia sempre un buon momento per tracciare una linea, guardarsi alle spalle e chiedersi dove si vuole andare - non serve che sia la fine dell'anno (o di qualche arbitrario periodo Y), come non è certo necessario (trovo anzi sia molto ipocrita pensarlo) che sia Natale per essere tutti più buoni. A volte farebbe bene ricordare come - al di là delle corrispondenze con fenomeni astronomici, che si limitano a dare un ritmo, una periodicità, ma lasciano all'umano arbitrio fissare l'origine del sistema di riferimento - i nostri calendari altro non siano che convenzioni: sarebbe dunque assai più significativo tracciare bilanci e porsi obiettivi relativamente ad intervalli di tempo significativi dal punto di vista della cosa che si sta misurando.

Trovo dunque piuttosto fuori luogo la moda di cui sopra, che tendo a considerare divertente, in piccole dosi; ridicola, in dosi più massicce; decisamente fastidiosa quando sembra essere considerata un must have (altro +1, tanto per non farci mancare niente).

E niente, mi faceva piacere dirlo - e ora scusate, ma devo andare a redigere la lista dei miei video preferiti del 2020 ;-)!



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