Quale musica ascoltare, oggi, lo decide il calendario.
Le canzoni di Fabrizio De André, ne ho scritto mille volte, hanno accompagnato la mia infanzia (le cantava mia mamma quand'ero piccolo: imprinting musicale assicurato) e la mia crescita e fanno parte, in qualche modo, della persona che, a quarant'anni, sono diventato - del mio modo di vedere il mondo, di pensare gli altri, di immaginare il futuro.
Così... è strano, ed un po' triste, pensare che uno dei miei cantanti preferiti - il mio preferito, probabilmente; e comunque quello che mi ha accompagnato quando sono stato felice o triste o arrabbiato o speranzoso o ribelle o (semplicemente) me stesso - è morto da vent'anni: quasi metà della mia vita, vissuta senza di lui.
Al di là di vuote domande come chissà che altro avrebbe scritto, in questi vent'anni, ho un solo vero rimpianto: non averlo mai ascoltato dal vivo. Per il resto, vale - ancora una volta - il verso di una sua canzone: è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati.
Ciao Fabrizio.
L'ho pensato anch'io ieri... che peccato non averlo mai ascoltato dal vivo. Anagraficamente avremmo potuto farcela.
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