(e con questo titolo mi sono garantito, se non altro, qualche lettura indignata)
Un'attività che va molto sui social network, nella giornata di oggi, consiste nello scagliarsi contro gli organi di informazione - diciamo giornali e telegiornali - che non danno alcuno spazio alla notizia della vittoria dei mondiali di judo da parte di un Italiano - gli stessi giornali e telegiornali che danno invece accurata cronaca di ogni pisciata di calciatore.
Personalmente la cosa non mi stupisce né mi indigna, ed anzi tutte queste lamentele iniziano a darmi non poca noia... per un paio di motivi che cercherò di spiegare.
Primo: giornali e telegiornali, nella pratica, confezionano quello che è, a tutti gli effetti, un prodotto - ed un prodotto è buono, dal punto di vista di chi lo crea, se vende.
Secondo: il judo, come bene o male gli altri "sport in pigiama/mutande", è una rottura di coglioni. Badate: non secondo me, né (tantomeno) in assoluto, né sempre.
Lo è in Italia, nel 2015 (e per dire quanto conti il contesto del "qui ed ora": per chi abbia visto una qualunque partita di serie B attuale, anche il famosissimo Italia-Germania semifinale dei Mondiali di Calcio del 1970 è una rottura di coglioni, con l'aggravante dei supplementari).
Lo è in un particolare mercato, nel quale si muovono i media di cui sopra.
Poi, certo: ci sono Italiani che amano le arti marziali e - legittimamente - vorrebbero averne notizia sui media nazionali mainstream. Altrettanto legittimamente, contesteranno la mia sintesi un po' troppo netta: ogni scarrafone, in fondo, è bello a mamma sua. Ma in Italia, oggi, gli scarrafoni cui interessa il judo non sono molti, mentre l'italico scarrafone medio sbiella per due calci tirati ad una palla.
Quindi: se (ed è un se grande come una montagna) si accetta il darwinismo economico capitalista per cui sopravvivono, o addirittura vedono la luce, solo prodotti che vendono: e se si accetta che un giornale od un telegiornale si muova, per quanto riguarda lo spazio dato alle informazioni, con logica di prodotto/profitto (precondizioni queste che non mi paiono in discussione nei contesti ove si piagnucola per la mancata notizia da judochi), è fuori luogo poi meravigliarsi perché nel 2015 in Italia si parla quasi solo di calcio (anni fa il sito web del maggior quotidiano sportivo italiano relegava la notizia di Bettini campione del mondo di ciclismo e quella della Nazionale di pallavolo femminile campione d'Europa alle spalle del risultato del derby di Torino - per dire).
Tutto qui: la retorica dell'italico orgoglio per il connazionale che eccelle nello sport invece me la risparmio (risparmiandovi i relativi commenti), ché qualunque forma di anche solo velato nazionalismo è per quanto mi riguarda l'equivalente ideologico della spazzatura.
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