Si parla di razzismo a proposito di un modo di pensare - se mai il termine pensiero si può adattare a certe idee, cosa della quale personalmente dubito - che valuta le persone sulla base della loro origine etnica, vera o presunta; sulla base della lingua che parlano, del colore della loro pelle, del Paese nel quale sono nate.
Da qualche giorno a questa parte, la mia città è disseminata di cartelli propagandistici di quella che - ahimè! - è la maggioranza politica che governa la città: sulla scia delle precedenti, fortunate esperienze, delle quali ho già avuto modo di parlare, i membri del PdL locale hanno deciso di abbracciare lo slogan "Prima gli Italiani", mentre i sodali leghisti, ai quali probabilmente il termine italiano mette angoscia e che in ogni caso sono usi ad un parlar più grezzo, fanno eco con "Prima i nostri". Il tutto a sottolineare, come se ce ne fosse bisogno!, che una parte politica regola le proprie attività ed iniziative con lo scopo di favorire alcune persone rispetto ad altre, sulla base della loro provenienza geografica, vera o presunta. Razzisti, appunto: e senza nemmeno il pudore di vergognarsene.
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