tag:blogger.com,1999:blog-48381342961356197012024-03-13T21:32:24.132+01:00Amicofragile"Due strade trovai nel bosco, ed io scelsi la meno battuta: ed è per questo che sono diverso."
[Robert Frost]Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.comBlogger1322125tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-84342203175482001822023-10-06T15:33:00.003+02:002023-10-06T15:33:44.306+02:00La festa dei nonni<div style="text-align: justify;"><br /></div><p style="text-align: left;">Non si parlava di "Festa dei nonni", quando ero ragazzino. L'hanno inventata dopo, forse, o forse semplicemente non aveva ancora preso piede.</p><p style="text-align: left;">Ora c'è la festa ma, nel mio caso, mancano ormai i nonni. Mi sentivo fortunato, alla fine delle medie, perché ne avevo ancora quattro - cosa non frequentissima al tempo tra i miei coetanei. Poi nel giro di quattro anni scarsi ne ho persi tre e solo la mia nonna paterna, che se n'è andata tre anni fa alla tenera età di novantacinque anni, mi ha visto - tanto per dire - diplomato, laureato, sposato, con figli.</p><p style="text-align: left;">Mi è capitato spesso di pensare a che cosa gli altri nonnni avrebbero detto di me, delle mie scelte, della mia famiglia, in generale dell'adulto che sono diventato - e del quale, forse, hanno intravisto qualcosa, nel bambino che hanno conosciuto.</p><p style="text-align: left;">Non sono incline a pensare in termini di un qualche "aldilà": per quanto mi riguarda l'unica eternità sta nel ricordo che si lascia. Eppure a volte penso che, per fare ancora due chiacchiere con i miei nonni, non sarebbe poi male scoprire che mi sbaglio...<br /></p>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-24276957823168018752023-06-08T17:00:00.000+02:002023-06-09T09:56:27.397+02:00Buon viaggio...<div style="text-align: justify;"><p>Eccoci qua, alla fine: un ultimo tratto da percorrere insieme e le strade che si dividono. Un sacco di ricordi da <i>portare via</i> - e forse davvero <a href="https://www.youtube.com/watch?v=JJd05xURxTQ"><i>non c'è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia</i></a>...<br /></p><p>Otto anni fa, quando sono arrivato, non avevo alcuna idea di tutto quello che avrei imparato e del gran numero di persone con le quali avrei creato un qualche legame cambiando lavoro. Ora non posso che sentirmi fortunato per tutto questo: il viaggio è stato lungo, pieno di dettagli emozionanti che hanno contribuito a farmi diventare la persona che sono ora e della quale, quando è iniziato, sapevo ancora pochissimo.<br /></p><p>E davvero <a href="https://www.youtube.com/watch?v=Ui_T-FzJKYY"><i>l'incanto</i></a> è stato <i><a href="https://www.youtube.com/watch?v=Ui_T-FzJKYY">godersi un po' la strada</a></i> percorsa insieme: non sempre facile, ma quasi sempre esattamente <i>dove</i> e <i>con chi</i> si sarebbe voluti essere - e questo non è poco.</p><p>È difficile pensare ai prossimi otto anni senza la presenza quotidiana delle persone che mi hanno accompagnato negli ultimi otto: confido che sarò capace di camminare anche senza di loro senza perdere il desiderio e la voglia, di tanto in tanto, di un saluto, due chiacchiere, un abbraccio, una risata insieme.<br /></p><p>È stato bello viaggiare con voi: è stato un divertimento, un piacere; è stato, di tanto in tanto, motivo di emozione e di orgoglio. Probabilmente direi che è stato <i>un onore</i>, se solo questo termine non mi facesse pensare, quasi automaticamente, a <i>treni che arrivano in orario</i>.</p><p>E dunque buon viaggio a tutti: non so dove porterete le vostre <a href="https://www.youtube.com/watch?v=cFX0bVLR574">strade</a> né dove io porterò <a href="https://www.youtube.com/watch?v=cFX0bVLR574">la mia</a>, ma troveremo, ne sono sicuro, il modo - di tanto in tanto - di farle incrociare.<br /></p></div>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-73079944145489641262023-05-18T18:56:00.008+02:002023-05-31T07:16:59.916+02:00Ringraziamenti (analitici)<div style="text-align: justify;"><p><i>Se</i> mai scriverò un libro - o, volendo essere ottimisti: <i>quando</i> ne scriverò uno - la parte migliore saranno probabilmente i ringraziamenti; d'altra parte sono uno di quei lettori che legge sempre e quasi sempre apprezza quelli che gli capitano tra le mani e non ho nessuna difficoltà ad ammettere che, della mia tesi di laurea, sono stati l'unica parte che ho davvero sentito <i>mia</i> e che, più di vent'anni dopo, rileggerei.</p><p>Otto anni di <i>trascorsi</i> comportano però la necessità - o, se non altro, il desiderio, il che tutto sommato non fa grande differenza - di ringraziare molte persone per molti motivi - e dunque il rischio che questo <i>post</i>, nella mia nota e talora frustrante tendenza all'analisi, non finisca mai: in ogni caso immagino che lo scopriremo.</p><p>Grazie dunque a chi in questi anni ha sopportato le mie battute un po' idiote, la mia inclinazione a monopolizzare la tastiera anche quando si lavora in coppia, la mia generale tendenza ad essere un <i>vicino di banco</i> disordinato e chiacchierone: dubito che per questo vi spetti da qualche parte un qualche <i>paradiso</i>, ma la mia gratitudine eterna... quella di certo.<br></p><p>Grazie a chi non mi ha mai fatto sentire <i>quello nuovo</i>, nemmeno il primo giorno, né <i>solo</i>, e magari nemmeno lavoravamo insieme. A chi mi ha dato fiducia da subito, e non era ovvio; a chi ha chiesto la mia e generalmente è stata una fiducia ben riposta.</p><p>Grazie a tutti delle risate, in pausa o durante il lavoro o la sera davanti ad una birra - ok, ad un succo di frutta: è stato bello lavorare con voi, lavorare <i>in questo modo</i>.</p><p>Grazie di tutte le conversazioni tecniche, quasi sempre interessanti e coinvolgenti, grazie delle opinioni diverse dalle mie, delle discussioni e di tutte le occasioni di confronto: <i><a href="https://serenoregis.org/2021/06/22/nessun-uomo-e-unisola/">nessun uomo è un'isola</a></i>, in fondo... o forse sì, ma come arcipelago non siete stati niente male.</p><p>E grazie, ovviamente, del fatto che, questa volta, non avrò aneddoti da raccontare su un ex collega serial-killer o su un collega che non mi stupirei di vedere a <i>Chi l'ha visto?</i>: sembra scontato ma, come sapete dai miei racconti, non lo è poi sempre.<br></p><p>A chi avevo incrociato in un'altra vita lavorativa, tanti tanti anni fa, e benché ci punzecchiamo a vicenda di continuo per motivi calcistici è diventato un buon amico. A chi mi ha detto che dovrei scrivere di più e con ogni probabilità se ne sta pentendo. A chi, stupendomi un po' ma riempiendomi di soddisfazione, mi ha detto "non scrivo bene come te": spero solo che, a questo punto, non abbia cambiato idea. A chi rientrerà dalle ferie il giorno in cui saluterò tutti e punta, penso, a farmi commuovere, cosa per altro non particolarmente difficile. A chi ha vissuto insieme a me qualche momento di stress, superato insieme con un sorriso, ed a chi nei suoi ha usato il mio punto di vista esterno e la mia apparente tranquillità come una camomilla. A chi negli ultimi mesi ha passato ore a fare <i>pair</i> con me, tra figlie, gatti, pranzi ad orari strani ed una comune tendenza alla <i>chiacchiera</i> che penso abbia reso le cose facili ad entrambi ma ora le rende un po' più difficili, <i>spero</i> ad entrambi ma a me di certo.</p><p>Grazie per tutte le conversazioni inaspettate, a volte serie ed a volte spensierate, non sempre profonde ma quasi mai superficiali - al caffé, in spiaggia, sulla porta o nel cortile dell'ufficio, alla lavagna, con un libro in mano, in coda al bagno, in auto, per strada, commentando un fatto di cronaca o un'idea, facendo filosofia spicciola (tutti tranne uno, che rimane un filosofo professionista anche se ottimanente travestito da <i>dev</i>): ho parlato tanto ma, ve lo assicuro, vi ho anche ascoltati... mi avete dato <i>tantissimo</i> e ciò che mi avete raccontato è in qualche modo parte di me.</p><p>Grazie a chi, salutandomi dopo l'<a href="https://blog.amicofragile.org/2023/05/otto-anni-in-quattro-giorni.html">ultimo incontro che ha coinvolto tutti</a>, mi ha detto qualcosa che suonava un po' come "e perché mai non ci dovremmo rivedere?": grazie di cuore, perché era una cosa che non mi aspettavo ed avevo un gran bisogno di sentirmi dire.</p><p>E, ultima ma non certo in ordine di importanza, grazie a Madda, per la foto di Totti sul suo desktop il mio primo giorno di lavoro, per il "tormento" annuale dei maglioni natalizi, per le <i>query della morte</i> ed ovviamente per tutto il cibo che ha portato in ufficio in questi anni... e, al di là degli scherzi, per tutte le osservazioni, i commenti, i consigli garbati e le idee mai banali che quasi quotidianamente ci siamo scambiati in tutto questo tempo in cui è stato bello essere colleghi e facilissimo diventare amici... e perché mi eviterà di essere l'unico con gli occhi umidi al momento dei saluti...</p><p>Grazie a tutti, davvero: e alla prossima volta.<br></p></div>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-62485098589862687392023-05-17T17:30:00.006+02:002023-05-17T18:34:23.506+02:00Otto anni in quattro giorni<div style="text-align: justify;"><p>Ok, non me l'avete resa facile - proprio per niente.</p><p>Quattro giorni di <i>company meeting</i> al mare, quattro giorni a parlare, ridere, mangiare troppo, cucinare pasta fresca, dormire poco, sperimentare idee, discutere, camminare in spiaggia alle sette del mattino... quattro giorni non voglio dire come una famiglia, ma come una compagnia di amici sì - un mese prima del <a href="https://blog.amicofragile.org/2023/05/otto-anni-dopo.html">mio ultimo giorno</a>...</p><p>No, non me l'avete resa facile - e va bene così e ve ne sono grato: non mi sarei aspettato niente di meno.</p><p>Così quel che mi porterò via, quel che di queste strane giornate mi porterò dentro è la sensazione, struggente, che mi mancherete tantissimo - quelli con cui lavoro da otto anni e quelli che ho appena iniziato a conoscere, chi ha più o meno la mia età e chi è più vicino a quella delle mie figlie.</p><p>E - maledizione! - quelle che verranno saranno le settimane lavorative emotivamente più difficili della mia vita: un lungo addio a tante persone cui ho voluto bene ma, per me che tendo a definirmi <i>senso-di-appartenenza-leso</i>, anche un lungo addio ad un ambiente del quale ho finito per sentirmi parte senza grande fatica.</p><p>È una sensazione strana, quella che provo: la razionalità, cui mi piace mostrarmi più devoto di quanto probabilmente in realtà io non sia, mi dice che la nuova esperienza non sarà meno bella di questa, non sarà meno piena né meno ricca di persone che diventeranno importanti nella mia vita; ma <i>il cuore ha ragioni che la ragione non conosce</i>, come diceva Blaise Pascal quando, nel tempo libero, scriveva sui Baci Perugina, ed anche senza voler tirare in ballo Ungaretti il mio cuore, al momento, è <i>un paese</i> piuttosto <i>straziato</i> - e va bene così: che senso avrebbero avuto gli ultimi otto anni se, in questo momento, mi sentissi diversamente?</p><p>Così, immerso in questo <i>strano dolore</i> che Baricco descriverebbe come <i>morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai</i> e che io, nel mio piccolo, avrei definito <i>partecipare ad una splendida festa sapendo che non si parteciperà alla prossima</i>, non posso che fare la lista delle cose belle delle quali sentirò la mancanza ma che, pian piano, diventeranno racconti ed immagini felici di quello che, sin qui, è stato senza dubbio - e per distacco - il periodo lavorativo più bello della mia vita: la musica agli <i>standup meeting</i>, per me che di musica ascolto due cose in croce e tendo a non amare le scelte altrui; i <i>kata</i> del venerdì pomeriggio, tutte le volte che abbiamo trovato il tempo: scusate se è sempre stato piuttosto difficile farmi mollare la tastiera; le ore dedicate a fare formazione a chi su alcuni temi ne sapeva meno di me ma ha finito per insegnarmi moltissimo; il codice letto e scritto, insieme o da soli, su mille progetti ciascuno dei quali mi ha lasciato qualcosa; le pause caffé <a href="https://www.rockit.it/francescoguccini/canzone/canzone-per-piero/125688">a parlare di niente</a>; i gatti di Ale B, sempre sotto i riflettori a differenza della mia; le partite a freccette, nell'ufficio vecchio, quando ancora eravamo in pochi; una <i>demo</i> ufficiale con clamoroso imprevisto, una mattina di dicembre di tanti anni fa, nei minuti di maggior pressione della vita lavorativa mia e di Umberto; un po' di matematica alla lavagna, quando è capitato (e se non capitava ok, l'ho fatto capitare); i clienti strani, quelli che ci hanno regalato infiniti aneddoti da raccontare, quelli che ci hanno irritato e dato fastidio ma poi un sorriso insieme l'abbiamo sempre ritrovato; la persona cui più di tutte mi sono legato, che mi ha detto che non metabolizzerà mai il fatto che non saremo più colleghi ma lo sapevo già da me perché per me vale la stessa cosa: grazie di cuore, anche se insieme non abbiamo lavorato poi tanto, ma è stato bello; e tutti gli incontri inaspettati, i problemi risolti insieme, il tormentone sui treni in orario, una classe VB.net da diciassettemila righe il primo giorno di lavoro, con Alberto e Stefano che se ne sono andati ben prima di me; le battute idiote e le freddure indesiderate per le quali comunque qualcuno che rideva l'ho trovato sempre...<br></p><p>La lista potrebbe continuare - e continuerà, in ossequio a quella <i>diarrea verbale</i> di cui parlava Elias Canetti a proposito del suo rapporto con la scrittura, ma continuerà altrove: qui vorrei tornare su quattro belle giornate che sono state, per me, lo specchio di questi otto anni e di conseguenza un flusso di emozioni a momenti dolorosamente intense.</p><p>Non l'avevo previsto ma la cosa, dopo la smarrimento iniziale, mi è sembrata <i>bella</i>: difficile, strana, a tratti sgradevole e sempre piuttosto estenuante - ma <i>bella</i>, ed in qualche modo <i>viva</i>. E mi ha ricordato <a href="https://leggoerifletto.blogspot.com/2014/09/da-la-lettera-in-oceano-mare-alessandro.html">un brano</a> letto un secolo fa e poi riletto mille volte: c<i>'erano cocci ovunque, e tagliavano come lame</i>. L'ho riletto - il tema è piuttosto diverso da quello di questo post - e ci ho ritrovato (non ricordavo fosse qui, pur avendola citata mille volte, con ogni probabilità spesso a sproposito) un'altra frase che mi è stata cara e che mi riporta al mio rapporto con la scrittura: <i>Lui dice che scrivere a qualcuno è l'unico modo di aspettarlo senza farsi del male</i>.</p><p>E quindi eccomi qui, a scrivere in pochi giorni più di quanto abbia fatto negli ultimi anni, riscoprendo come una tastiera possa servire per qualcosa di diverso da pur interessanti righe di codice, <i>infilato con tutti i capelli</i> in un flusso di lettura-scrittura-musica-bicicletta-riscrittura-rilettura che ha molto di quando ero un ragazzino ma la consapevolezza un po' rassegnata e talvolta pragmatica dell'adulto che, nonostante i miei sforzi, sono diventato - forse sarebbe stato sufficiente scrivere eccomi qui, a sentirmi ancora una volta <i>vivo </i>con una penna (si fa per dire) in mano, ma si sa che il giorno in cui insegnavano la sintesi io ho marinato la scuola - e la battuta su olio e limone per questa volta ve la risparmio, o forse no, ché poi questo umorismo molesto e inopportuno un po' vi mancherà...<br></p><p><br></p></div>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-45858670264531497302023-05-14T18:34:00.003+02:002023-05-16T09:45:30.700+02:00Otto anni dopo<div style="text-align: justify;"><br><p >Comincio dalla fine: tra quattro settimane cambierò lavoro. Chi lo deve sapere già lo sa, agli altri probabilmente non interesserà più di tanto - sempre che qualcuno legga ciò che scrivo.</p><p >Ma, come tante altre volte, come sempre forse, si scrive più per se stessi che perché qualcuno legga: si scrive come forma grezza di auto-analisi, come modo per trasferire le proprie emozioni in parole e poterle rileggere, un minuto o mezza vita più tardi, ritrovandovi e rielaborando qualcosa di ciò che si è - o che si è stati.</p><p >L'ultima volta che <a href="https://blog.amicofragile.org/2015/04/il-lungo-addio.html">ho scritto qualcosa su questo tema</a> era la primavera del 2015 - circa otto anni fa. Sembra passata una vita e probabilmente è così: le mie figlie piccine hanno iniziato a diventare grandi, il mio vissuto si è colorato di nuove esperienze, nuove persone fanno parte del mio mondo e qualcuna, anche importante, se n'è andata, pur rimanendo dentro di me.</p><p >Ci sono più rughe, più capelli grigi - ed una certa dose di incapacità a rassegnarmi all'idea di non essere più il ragazzino che, dal mio punto di vista, sembra non essersene mai andato ed avere ancora, in qualche modo, il desiderio e la voglia di sognare e provare cose nuove.</p><p >Scrivo meno, probabilmente scrivo peggio, scrivo bene o male solo quando penso di avere qualcosa di interessante da dire (non è questo il caso - non è quasi mai il caso, se escludiamo <a href="http://askpietro.amicofragile.org/">contenuti tecnici</a>) o quando, per qualche motivo, la mia componente emotiva è sotto pressione e quella razionale non trova altri modi per darle sfogo: oggi il caso è senza dubbio questo.</p><p >Tra quattro settimane avrò salutato tutti un'ultima volta e solo dieci giorni fa non immaginavo quanto sarebbe stato... emotivamente intenso ed impegnativo... scrivere - anche solo <i>pensare</i> - una cosa del genere. Mai come in passato ho la sensazione, per rubare le parole ad <a href="https://www.youtube.com/watch?v=borCx61paiE">una canzone di Francesco Guccini</a> che fa da colonna sonora a queste mie giornate strane, di non saper <i>dire se nasce un periodo o finisce, se dal cielo ora piove o non piove</i>...</p><p >(Dal cielo in questo momento per la cronaca piove, a dire il vero: piuttosto forte, anche)<br></p><p >Non conosco altro modo di gestire un'emozione che provare a tradurla in parole: sono stato un ragazzino grafomane, chiedere a chi per anni ha ricevuto lettere di decine di pagine (quando ancora si usava la carta!), sono diventato un adulto grafomane che fa più traffico di rete con WhatsApp e Telegram di quanto non ne faccia con YouTube. E l'emozione di questi giorni, di queste settimane, è e certo sarà un'emozione enorme - che sia perché invecchiando i cambiamenti si fanno sentire più nel profondo, perché questi otto anni hanno fatto di me una persona diversa o perché, più probabilmente, hanno fatto parte della mia vita - chi per tutto il tempo, chi per poche settimane o mesi - tante persone alle quali mi sono affezionato... be', non so dire: ma conta poi davvero qualcosa?</p><p >Così... proverò a scriverne, di tanto in tanto, da qui al 9 giugno. Come forma di commiato, come forma di dovuto ringraziamento... ma anche un po' come forma di auspicio per il futuro: l'auspicio di essere ancora una volta abbastanza fortunato, ed in parte forse anche bravo, da costruire legami, più profondi con alcuni ed inevitabilmente più superficiali con altri, ma degni, tutti, di essere raccontati e di far soffrire un po' (molto) all'idea di lasciarli andare...<br></p></div>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-3426463712569816102023-02-26T09:51:00.004+01:002023-02-26T09:53:37.777+01:00Tranquillo<div style="text-align: justify;"></div><div style="text-align: justify;"></div><p style="text-align: justify;">Recente l'esternazione del Presidente del Senato Ignazio LaRussa: "se mio figlio mi dicesse di essere gay", <a href="https://tg24.sky.it/politica/2023/02/21/ignazio-la-russa-figlio-gay" target="_blank">dice</a> La Russa, "per me sarebbe un dispiacere, come se fosse milanista".</p><p style="text-align: justify;">Interessante l'accostamento tra due ambiti cosi distanti tra loro, l'orientamento sessuale di una persona ed il tifo calcistico; in termini di <i>comunicazione</i> però la tecnica mi pare chiara: strizzare l'occhio all'omofobia di chi la pensa come lui (stiamo pur sempre parlando di una persona fiera di tenere in casa un busto di mussolini (la minuscola è una scelta, non un refuso): difficile avere dubbi) e poi subito buttarla in caciara con il paragone calcistico - per annacquare il tutto e rispondere preventivamente alla prevedibile ondate di critiche.</p><p style="text-align: justify;">Scelta suppongo ahimé efficace, benché certo non da "padre dell'anno" - e penso che <i>Igna'</i> possa di conseguenza stare tranquillo: se mai uno dei suoi figli fosse gay, si guarderebbe bene dall'andarglielo a dire...<br /></p>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-86263644767483684892022-04-11T18:05:00.004+02:002022-04-11T18:05:00.160+02:00Piccolo frasario triste<p style="text-align: justify;">C'è qualcosa di eroico, a ben vedere, nel lavorare in ambito IT e nell'amare la lingua italiana. Di eroico e di frustrante: ché poi gli eroi, oltre che <i>giovani e belli</i>, sono sempre anche un po' frustrati.</p><p style="text-align: justify;">L'eroismo - e la frustrazione - riguardano nel caso specifico l'<i>uso sconsiderato del vocabolario</i>, e ancora di più di svariati traballanti costrutti, che caratterizza le quotidiane conversazioni un po' <i>nerd</i> di chi fa il mio mestiere.</p><p style="text-align: justify;">Breve lista di <i>orrori ricorrenti</i>: un <i>piccolo frasario triste</i>, appunto - <i>piccolo</i> come il rispetto per la propria lingua che tanti dimostrano, <i>triste</i> come <i>l'effetto che fa</i>.</p><p></p><ul style="text-align: left;"><li style="text-align: justify;"><i>notificare qualcuno di qualcosa</i>, in luogo del corretto <i>notificare qualcosa a qualcuno</i>; favoloso nella forma passiva, <i>essere notificati di</i>.</li><li style="text-align: justify;"><i>condividere qualcosa a qualcuno</i>, anziché <i>con qualcuno</i>: <i>vi condivido questo dubbio, questo report, queste informazioni</i>. Agghiacciante.</li><li style="text-align: justify;">il verbo <i>impattare</i> utilizzato transitivamente, con il significato della forma intransitiva (<i>avere impatto su</i>) e non di quella transitiva (portare in parità: <i>impattare una partita</i>). Dà il suo meglio nella forma passiva: <i>determinare chi/cosa è impattato da una modifica/un errore/...</i></li></ul><div style="text-align: justify;">Da registrare, rispetto a tempi meno recenti, il confortante calo di popolarità del riflessivo <i>fasarsi</i> nel senso di allinearsi, accordarsi. Sempre più in voga, invece, ma non solo nel mio ambito professionale, l'abuso di <i>piuttosto che</i> con (scorretto) significato disgiuntivo, anziché con quello (corretto) avversativo/comparativo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Seguiranno ahimé aggiornamenti.</div><p></p>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-89902369195390649772020-12-25T17:23:00.000+01:002020-12-25T21:43:36.810+01:00Manifesto social<p style="text-align: justify;">Viviamo nell'era dei <i>social</i>, questo è poco ma sicuro.</p><p style="text-align: justify;">C'è chi vi passa ore ogni giorno, quasi fossero in effetti una sorta di <i>luogo fisico</i>, chi soffre per un <i>like</i> mancato o per un commento di troppo, chi non cucina niente senza documentare la cosa con foto, video e <i>storie</i> (per me <i>storie</i> saranno sempre quelle che mi raccontavano i miei nonni da bambino, così come <i>cartella</i> sarà sempre quella che usavo a scuola, anche venticinque anni dopo il lancio di Windows - ma questo è un problema mio), chi fa le pulci a ciò che scrivono gli altri (<i>un po' per abitudine, e forse un po' anche per dispetto</i>, direbbe Vasco; SocialPolizei, direbbe Brecht) e chi, talvolta forse con la coda di paglia, afferma categorico che i social non gli interessano perché sono pericolosi e comunque non c'è scritto niente di vero.</p><p style="text-align: justify;">C'è persino chi, contro ogni buon senso, ha trovato il modo di farli diventare <i>un lavoro</i> - e non penso ad eccelenze come Chiara Ferragni, Donald Trump, Salvini o i Cinquestelle: penso a chi di mestiere cura i <i>social</i> di qualcun altro, osserva e <i>spulcia</i> quelli della <i>concorrenza</i>, imposta e progetta <i>post</i> quasi fossero <i>una cosa seria</i>, li riempie di parole col <i>ritmo giusto</i> e con la <i>frequenza giusta</i>, al più sbagliando qualche virgola; nei casi migliori capita che il risultato contenga persino validi contenuti.</p><p style="text-align: justify;">Mi sono sempre fatto l'idea che, limitandosi all'<i>uso personale</i>, esistano fondamentalmente due modi diversi di utilizzare diciamo <i>il Facebook di turno</i>: <i>farsi i cazzi degli altri</i> e <i>costringere gli altri a farsi i cazzi nostri</i>, li avrebbe definiti Freud - uno che, quanto a farsi i cazzi degli altri, non aveva nulla da invidiare a Google. La mia modalità preferità è decisamente la seconda - il che è ovvio, probabilmente, sopra una certa soglia di egocentrismo e più o meno opportuna autostima. Non per niente preferisco il contenitore <i>blog</i> al contenitore <i>Facebook/Twitter/...</i>: tutto lo spazio che voglio nel formato che voglio, come una sorta di parete su cui buttare parole che nessuno leggerà.</p><p style="text-align: justify;">D'altro canto è innegabile quanto sia affascinante l'idea di costruire una rete di contatti, più o meno reali, con altre persone più o meno note; seguirne i contenuti avendo la possibilità quasi divina di esprimere un giudizio su ciascuno di essi: <i>giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male</i>, avrebbe forse chiosato il mai sufficientemente compianto De André.</p><p style="text-align: justify;">A me piace, senza dubbio mi piace molto!, l'idea di poter ricostruire contatti con persone che non vedo da decenni; l'idea di poter condividere ciò che penso su un qualche argomento, si tratti di qualcosa che ha a che fare con argomenti tecnici relativi al mio ambito lavorativo, dei miei dubbi prima dell'ennesima tornata elettorale o dell'emozione di passare una notte insonne con una bimba di pochi mesi tra le braccia. Egualmente, mi piace l'idea di poter dire a qualcuno "mi piace ciò che hai scritto, sono d'accordo con te" - e di farlo con un click. Mi piace assai meno l'idea di poter dire a qualcuno "hai scritto una cazzata" - ed infatti ho imparato a non farlo, per il bene del mio fegato e per rispetto del mio tempo, se non in casi molto rari.</p><p style="text-align: justify;">Da persona molto più votata all'analisi che alla sintesi, ma con una innata passione per l'idea un po' ingenua che il nostro comportamento ed il nostro pensare il mondo possano ricondursi ad un piccolo numero di principi generali (ad un'etica?, si sarebbe forse chiesto Kant), se non altro una volta circoscritto uno specifico ambito della <i>Conoscenza</i> e della <i>Realtà</i> (che definirei, parafrasando Bohr, <i>non tanto ciò che la Natura è, quanto piuttosto ciò che della Natura si può dire</i>), da persona eccetera eccetera, dicevo, mi sono chiesto se esista una qualche "lista della spesa" di "regole" che controllano, o quantomeno vorrei controllassero, il mio agire social, a proposito di ciò che sono disposto a condividere (ed in quale contesto sono disposto a farlo) ed a proposito degli altrui contenuti che sono disposto a sottoscrivere <i>coram populo</i>. La buona notizia è che ne esistono due (due liste, voglio dire); quella cattiva è che (vedere alla sezione <i>costringere gli altri a farsi i cazzi nostri</i>: ciao Freud, questa è per te) ho voglia di condividere con i miei tre lettori questa specie di mio personalissimo <i>manifesto social</i>. Ed eccolo qui:</p><p style="text-align: justify;">Regole per "condividere" contenuti altrui:</p><p style="text-align: justify;"></p><ul><li>argomento generale di mio interesse</li><li>tema specifico abbastanza ben approfondito da permettermi di dire che sono d'accordo</li><li>buona forma italiana, se applicabile</li></ul><div>Regole per "pubblicare" contenuti "miei":</div><div><ul><li>chiarezza circa il fatto che si tratta di mie opinioni, salvo diverse ed esplicite citazioni o indicazioni</li><li>chiarezza circa il tono che voglio dare alla cosa: se sto scherzando, se sto facendo del sarcasmo indipendentemente dal tema e dallo specifico contenuto, dev'essere evidente che <i>tono</i> e <i>merito</i> sono due aspetti della cosa che non devono necessariamente andare di pari passo</li><li>totale libertà nell'esprimere me stesso: se per qualche motivo non posso esserlo fino in fondo, che si tratti di considerazioni filosofiche sulla natura dell'universo o della battuta stupida che non fa ridere nessun altro, tanto vale non scrivere - e va bene lo stesso, non me l'ha certo ordinato il medico</li></ul><div>Il che significa fondamentalmente che, per quanto possibile, cerco di pubblicare solo <i>contenuti</i> che il <i>contesto</i> renda completamente ed esplicitamente riferibili a me: <i>tutto il resto è letteratura</i>, avrebbe aggiunto Verlaine.</div></div><div><br></div><div>E - niente. Visto che cosa succede a <i>farsi i cazzi degli altri</i>? ;-)</div><p></p>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-17057756175436132512020-12-08T10:48:00.003+01:002020-12-08T10:48:20.994+01:00Bilanci e buoni propositi - anzi no<p style="text-align: justify;">È di <i>moda</i> (nel <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Moda_(statistica)" target="_blank">senso statistico</a> del termine, ma non solo), in questo periodo dell'anno, tracciare bilanci dell'anno passato e stilare liste di buoni propositi cui non dare seguito nell'anno che verrà.</p><p style="text-align: justify;">Si tratta di una tendenza che assume le più varie forme, in funzione di chi <i>stila</i> e <i>traccia</i>, del contesto più o meno personale in cui tali attività prendono forma e della pubblicità che alla cosa si vuol dare.</p><p style="text-align: justify;">Io stesso, che pure nutro teorica, filosofica avversità nei confronti dell'abitudine in questione, non ne sono a ben vedere completamente scevro: pur essendo incline, generalmente, ad un rispetto quasi ossessivo e fin troppo ostentato delle mie posizioni teoriche, soprattutto quando esse si collocano in controtendenza rispetto al <i>caso più comune</i>, mi trovo infatti talvolta a riflettere, in momenti di particolare, colpevole distrazione, su <i>quante volte mi è successa la cosa X nel periodo Y</i>. È mia convinzione che non vi sia in generale niente di male, ma che sia altresì molto vicino alla mia idea di <i>ridicolo</i> farlo in corrispondenza di particolari valori di Y, quasi mai nemmeno lontanamente correlati con la rilevazione (<i>quante volte mi è successa la cosa X</i>) che si sta facendo.</p><p style="text-align: justify;">Di questa serie: km percorsi in bicicletta nell'anno solare (varianti: metri di dislivello, ore in sella); blog post con più visualizzazioni nel secondo semestre dell'anno (varianti: post LinkedIn con più <i>hype</i> (giuro, non sto inventando), hashtag di maggior tendenza), numero di giornate dedicate ad uno specifico aspetto della mia attività lavorativa, numero di parole/espressioni imparate (<i>hype</i>!) o coniate nel corso degli ultimi mesi... e via vaneggiando.</p><p style="text-align: justify;">E poi la serie gemella: i (buoni: se non altro quelli pubblicizzati) propositi per il futuro: <i>quante volte punto a fare la cosa X nel periodo Y</i>. Si tratta, spesso, di semplici proiezioni sul futuro dei bilanci del passato, diciamo con un venti/trenta per cento in più tanto per essere ottimisti e (parole imparate: +1) <i>proattivi</i>. In qualche caso la fantasia - che col futuro gioca più facilmente che col passato - si lascia andare e ci proponiamo di imparare lingue, leggere libri, compiere imprese sportive, raggiungere traguardi professionali.</p><p style="text-align: justify;">Personalmente, sono dell'idea che sia sempre un buon momento per tracciare una linea, guardarsi alle spalle e chiedersi dove si vuole andare - non serve che sia la fine dell'anno (o di qualche arbitrario periodo Y), come non è certo necessario (trovo anzi sia molto ipocrita pensarlo) che sia Natale per <i>essere tutti più buoni</i>. A volte farebbe bene ricordare come - al di là delle corrispondenze con fenomeni astronomici, che si limitano a dare un ritmo, una periodicità, ma lasciano all'umano arbitrio fissare l'origine del sistema di riferimento - i nostri calendari altro non siano che <i>convenzioni</i>: sarebbe dunque assai più significativo tracciare bilanci e porsi obiettivi relativamente ad intervalli di tempo significativi dal punto di vista della <i>cosa che si sta misurando</i>.</p><p style="text-align: justify;">Trovo dunque piuttosto fuori luogo la <i>moda</i> di cui sopra, che tendo a considerare <i>divertente</i>, in piccole dosi; <i>ridicola</i>, in dosi più massicce; decisamente <i>fastidiosa</i> quando sembra essere considerata un <i>must have</i> (altro +1, tanto per non farci mancare niente).</p><p style="text-align: justify;">E niente, mi faceva piacere dirlo - e ora scusate, ma devo andare a redigere la lista dei miei <i>video preferiti</i> del 2020 ;-)!</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-15724532283838819442020-11-19T22:49:00.003+01:002020-12-27T22:05:40.630+01:00Racconto nerd<p style="text-align: justify;">Sono decisamente un <i>nerd</i> un po' atipico: l'etichetta (per quanto possa valere qualcosa di simile ad un'etichetta: nel mio <i>sistema di pensiero</i>, zero) si adatta bene al lavoro che faccio, a ciò che ho studiato, ad una percentuale non trascurabile di ciò che suscita il mio interesse intellettuale - e, me ne rendo conto, al fatto che io scriva cose tipo "<i>una percentuale non trascurabile di ciò che suscita il mio interesse intellettuale</i>".</p><p style="text-align: justify;">Non è tuttavia un'etichetta che io utilizzerei per definirmi - nemmeno al netto della mia tendenza a non assegnare con eccessiva facilità etichette a persone, pensieri, cose, se non accompagnandole con una lunga dissertazione (invero forse un po' <i>nerd</i>) su come tali etichette vadano prese, nel migliore dei casi, come una provocazione.</p><p style="text-align: justify;">È però evidente che ad alcune persone piace incasellare gli altri: c'è chi affibbia <i>etichette</i>, chi assegna <i>colori (</i>bianco o nero ma mai bianconero, giallo o rosso ma non giallorosso<i>)</i>, chi divide il prossimo sulla base delle "<i>case</i>" di Harry Potter (<i>serpe verde</i> o <i>tasso rosso</i>?), chi si riferisce a specifiche <i>categorie umane</i> sulla base dei personaggi di romanzi famosi o di serie tv (Emma Bovary o Sheldon Cooper?). Personalmente trovo che, qualunque sia il criterio di classificazione, si tratti sempre di una semplificazione rispetto all'infinita gamma di umanità, arcobaleno di sfaccettature e singolarità. Spesso ho la sensazione che, più che di semplificare, si tratti solo di essere superficiali.</p><p style="text-align: justify;">Dato però che esserlo non costa nulla, provo a stare al gioco, arrivando alla fatidica domanda: che tipo di <i>nerd</i> sono? Rispondo (per contrappasso) con una (breve?) lista (in ordine sparso) di caratteristiche per le quali mi allontano dallo stereotipo del <i>nerd</i> - o, se non altro, dalla versione che ho in mente io in questo momento, che è l'unica che in fondo mi interessa e certo l'unica di una qualche importanza in un <i>post</i> in cui si parla di superficialità e si prova a <i>giocare</i> con essa.</p><p style="text-align: justify;"></p><ul><li>non mi piace la birra (ok, la lista potrebbe finire qui)</li><li>non mi piace la birra!!! (proprio per niente)</li><li>non mi piace particolarmente il caffé e comunque non bevo, salvo rarissime eccezioni (diciamo una o o due volte all'anno e solo per cortesia nei confronti di chi me lo offre), caffé non decaffeinato</li><li>mi piace (mi è sempre piaciuto molto) praticare sport</li><li>non sono un particolare fan de <i>Il Signore degli Anelli</i> (<i>One ring to rule them all</i>, eccetera eccetera eccetera... Yawn...)</li><li>non sono particolarmente interessato alla <i>saga</i> di Star Wars</li><li>non ho particolari problemi a fare amicizia, conoscere persone, stare in compagnia</li><li>non ho particolari difficoltà (intendo: non vivo la cosa come una forma di <i>emarginazione</i>) a stare da solo, tanto che lo sport che preferisco è uno sport che si pratica, generalmente, in solitudine e tanto che stare in <i>lockdown</i>, bene o male, non mi è pesato poi troppo</li><li>non mi piace (forse l'ho già detto) la birra</li></ul><p></p><p style="text-align: justify;">Il solo <i>superpotere nerd</i> che effettivamente accompagna le mie giornate è la tendenza ad essere un tantinello sarcastico - chissà se è sufficiente per meritare l'etichetta - chissà se sono <i>del colore giusto - maledetto</i> grifondoro!</p><p style="text-align: justify;">E voi, che tipo di <i>nerd</i> siete? Il birraiolo, Luke Skywalker, Frodo Baggins? Siete rossi o gialli? Serpeverde o caffeinomani? ;-)</p>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-40444632585811200592020-11-15T16:18:00.000+01:002020-11-15T21:32:02.480+01:00Smartworking, Gaber ed il senso di colpa<p style="text-align: justify;"><i>Smartworking</i> è, senza dubbio, la <i>buzzword</i> del momento: ne parlano in tanti, dai nostri governanti alla vicina di casa di una certa età che, tutto sommato, è contenta di non essere più l'unica del palazzo a passare la giornata in casa; dalle mie figlie - <i>il mio papà insegna ai computer, lavora da casa ed è sempre in collconferenz</i> - ai titoli dei giornali nazionali.</p><p style="text-align: justify;">Si passa da chi <i>per esperienza</i> ha <i>la ricetta giusta per farlo bene</i> a chi stabilisce una soglia minima accettabile, in tempi di semi-lockdown, per i valoratori della Pubblica Amministrazione; da chi ha fatto di necessità virtù, si è convertito tutto sommato con entusiasmo ad una nuova modalità di lavoro e probabilmente non tornerà indietro, a chi lo detesta, lo vede come un'imposizione, un ostacolo al controllo del tempo dei propri collaboratori. C'è chi a casa alla lunga si sente solo, chi sente la mancanza del caffé alle macchinette con i colleghi.</p><p style="text-align: justify;">Personalmente ho la fortuna di lavorare per un'azienda che, già in tempi pre-Covid, ha iniziato a puntare molto sul lavoro remoto e <i>smart</i>: da casa, dalla montagna, da un agriturimo in Toscana... conta essere disponibili con i colleghi e concludere in tempo le attività pianificate. Così... lavoro da casa a tempo pieno - per ovvi motivi - da oltre otto mesi ma da più di un anno ho iniziato ad alternare giornate in ufficio a giornate a casa a giornate "metà e metà", secondo le mie comodità, le necessità dei colleghi ed il tipo di attività da svolgere. Ho imparato a comportarmi bene quando parlo con qualcuno da remoto, aspettando la fine di una frase per interloquire (dove mamma e papà hanno fallito miseramente, hanno avuto successo in una manciata di mesi Google Meet, Slack e Zoom); a spegnere il microfono quando non sto parlando; ad accendere la webcam, tranne quando le mie figlie si fanno importune o qualche interlocutore ha problemi di banda; a dimenticarmene, di tanto in tanto, che è un po' come andare in ufficio e parlare con qualcuno senza guardarlo in faccia; a non rimanerci male se qualcuno spegne la propria, perché avrà i suoi motivi - la banda da risparmiare, la canotta da spiaggia per il caldo, la voglia di mantenere un minimo di privacy in quella <i>finestra</i> sulla sua vita domestica che ogni conversazione di lavoro è diventata.</p><p style="text-align: justify;">E: mi piace.</p><p style="text-align: justify;">Mi piace uscire di casa per accompagnare le bimbe a scuola per poi tornarci quasi subito, a lavorare ed aspettare il rientro delle <i>mie donne</i>. Mi piace avere a portata di mano la <i>mia</i> cucina, il <i>mio</i> bagno, il giardino del <i>mio</i> condominio - i <i>miei spazi</i>. Avere la possibilità di organizzare il mio tempo come preferisco e nel modo più funzionale tanto alle mie attività lavorative quanto alla pianificazione della vita familiare e del mio tempo libero.</p><p style="text-align: justify;">Potermi alzare dalla sedia, cambiare ed uscire in bici in pausa pranzo; farmi spedire un pacco a casa anziché in ufficio; fare due chiacchiere con il pensionato <i>Amazon-addicted</i> quando entrambi riceviamo una consegna; essere a casa quando Laura ed Irene tornano da scuola o quando Cristina passa a casa a pranzo; poter togliere il bucato dalla lavatrice e metterlo in asciugatrice a metà mattina o sgranchirmi le gambe portando l'umido al cassonetto; mi piace l'idea che tenda in qualche modo a perdersi una certa <i>struttura statica</i> del <i>tempo</i> - non nel senso della fisica teorica: quello è un altro discorso - in favore di un'organizzazione più <i>in divenire</i>, che tenga conto degli obiettivi da raggiungere sul lavoro e della qualità della vita sul lavoro ed attorno ad esso.</p><p style="text-align: justify;">Di nuovo, sono <i>felice</i> (se l'idea stessa di <i>senso di appartenenza</i> non fosse completamente estranea al mio modo di essere direi: <i>fiero</i>) di lavorare per un'azienda che valuta la possibilità di ufficializzare una gestione <i>smart</i>, flessibile e libera, del tempo - e non solo dello spazio (Einstein direbbe che sono, in qualche modo, <i>la stessa cosa</i>) - dedicati al lavoro.</p><p style="text-align: justify;">E tuttavia.</p><p style="text-align: justify;">Tuttavia, mi accade di sentirmi un po' a disagio per il fatto di avere questa possibilità: perché la <i>libertà</i>, vista <i>da sinistra</i> più che in senso liberale, è tale solo quando è di tutti, diversamente andrebbe chiamata <i>privilegio</i> - e sono stato cresciuto con l'idea che i privilegi siano da guardare con sospetto, anche quando sono a nostro favore (per dire: non si può dire che in Italia vi sia <i>libertà</i> di sposarsi, dato che il matrimonio è un <i>privilegio</i> riservato agli eterosessuali; personalmente, da eterosessuale sposato, trovo la cosa molto fastidiosa).</p><p style="text-align: justify;">Così, forte del <i>senso di colpa</i> che la mia educazione cattolica e di sinistra mi garantisce di aver sempre a portata di mano, tendo a sentirmi un <i>privilegiato</i> per il fatto di poter lavorare con modalità organizzative che <i>potrebbero</i> - e, nel contesto attuale, certo <i>dovrebbero</i> - essere disponibili a chiunque svolga un'attività lavorativa per cui la presenza fisica non sia strettamente necessaria... mentre l'evidenza di conoscenti e parenti è che molte aziende, o molti diretti "superiori", continuano - nel 2020 ed in piena pandemia - a considerare un problema rinunciare al controllo diretto - visivo - dei proprio collaboratori, arrivando al punto di rendere abituali chiamate-fiume su un qualche strumento di comunicazione via web solo per ricostruire una parvenza di <i>vita da ufficio</i>. </p><p style="text-align: justify;">Mi chiedo se sia questione di mancanza di fiducia nei confronti dei colleghi; di inconsapevole mancanza di auto-stima (<i>se non potessi controllare che cosa fanno gli altri non saprei che fare del mio tempo</i>); di incapacità di ripensare i tradizionali modelli di gestione delle persone facendoli evolvere verso approcci più moderni... e mi rispondo che probabilmente si tratta di tutte queste motivazioni e di decine di altre. Nei momenti - frequenti - di ottimismo mi dico anche che il futuro è ogni giorno più vicino e che io ho il "solo" privilegio di essere qualche passo più avanti della media...</p><p style="text-align: justify;">Resta la sensazione che si tratti di un privilegio e che non si potrà parlare di vera e propria libertà di lavorare in modo <i>smart</i> fino a quando non sarà una condizione diffusa - <i>del resto, libertà non è uno spazio libero/libertà è partecipazione</i>...</p><p style="text-align: justify;"><br></p>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-21719061664044445992020-06-30T10:00:00.001+02:002020-06-30T10:00:39.476+02:00Una pin-bar per domarli<br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Post un po' <i>nerd</i>: in un mondo sempre più <i>web-centrico</i>, la lista delle webapp che utilizziamo più frequentemente <i>definisce</i>, in un certo senso, se non il nostro modo di essere... be', almeno il nostro modo di <i>pensare</i> la nostra quotidianità.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Ecco quindi l'idea di commentare, brevemente, il contenuto della <i>pin-bar</i> del mio profilo di Chrome: la lista delle webapp che si riaprono ogni volta che apro il browser.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>Comunicazione</b>: GMail, Telegram, WhatsApp</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>Notizie</b>: The Old Reader</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>Organizzazione</b>: Google Keep, Google Calendar</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>Musica</b>: Amazon Prime Music, YouTube</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>Sport</b>: Garmin Connect</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><b>Altro</b>: Blogger</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-TuBF5JBhFA0/Xux5F6rRTfI/AAAAAAAAIFE/ZFjMTyvwfWAhRisS2qzl0J5zFpEekGyCQCK4BGAsYHg/s418/pin-bar.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="31" data-original-width="418" src="https://1.bp.blogspot.com/-TuBF5JBhFA0/Xux5F6rRTfI/AAAAAAAAIFE/ZFjMTyvwfWAhRisS2qzl0J5zFpEekGyCQCK4BGAsYHg/s320/pin-bar.png" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">Abbastanza <i>nerd</i>, in effetti - ma non abbastanza da escludere lo sport ;-) ...</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">E voi - che cosa avete nella vostra pin-bar?</div>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-60235211919037459342020-06-28T21:26:00.000+02:002020-06-28T22:49:08.888+02:00Acqua di montagna, acqua di città<div>Acquedotto di montagna <i>vs. </i>acquedotto di città: quando un cubetto di ghiaccio dice più di mille parole... </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://lh3.googleusercontent.com/-BHqRNyjzeEI/Xvjuy_l1C5I/AAAAAAAAIHQ/s-Y5yNCczAUa9OGAIBdaSRcRkcRPGTr7wCNcBGAsYHQ/s1600/1593372360334887-0.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<img border="0" src="https://lh3.googleusercontent.com/-BHqRNyjzeEI/Xvjuy_l1C5I/AAAAAAAAIHQ/s-Y5yNCczAUa9OGAIBdaSRcRkcRPGTr7wCNcBGAsYHQ/s1600/1593372360334887-0.png" width="400">
</a>
</div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://lh3.googleusercontent.com/-O4UKqzXBsHE/Xvjux-yG9wI/AAAAAAAAIHM/MYXph1qYhxU0QGemXa9F_eETBjRkpGAqACNcBGAsYHQ/s1600/1593372356850279-1.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
<img border="0" src="https://lh3.googleusercontent.com/-O4UKqzXBsHE/Xvjux-yG9wI/AAAAAAAAIHM/MYXph1qYhxU0QGemXa9F_eETBjRkpGAqACNcBGAsYHQ/s1600/1593372356850279-1.png" width="400">
</a>
</div><br></div>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-35467810552909665322020-06-16T08:54:00.002+02:002020-11-21T12:38:03.253+01:00Due cose che ho imparato dal coronavirus<div style="text-align: justify;">Breve elenco, in ordine sparso, di cose che ho imparato - che molti di noi hanno imparato - nei mesi di convivenza col Coronavirus, tra lockdown più o meno severo e timide riaperture.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><ul><li>a lavare le mani: voglio dire, se non abbiamo imparato dopo mesi di video, interviste, <i>schede</i> su quanto sia importante farlo e farlo <i>bene</i>... be', abbiamo capito perché il virus in questione ci ha ridotti così (<i>impara l'arte e mettila da parte</i>)</li><li>lavorare da casa è possibile: c'è chi, come me, aveva la possibilità di farlo almeno per la metà del tempo indipendentemente dal <i>lockdown</i>; ma tanti sono stati forzati a farlo e si è finito per scoprire che, guarda un po' 😱, funziona - non è un danno per le aziende, non è un danno per l'economia (<i>da non dimenticare</i>)</li><li>il mio lavoro mi rende un privilegiato: vedi punto precedente, che ovviamente non vale per tutti; per gli altri, mi aspetterei un sostegno dalle istituzioni più che una corsa a riaprire tutto in tempi brevissimi - ma ne parliamo dopo (<i>senso di colpa</i>)</li><li>la socialità è sopravvalutata: tutti a disperarsi per l'obbligo di distanziamento sociale, l'astinenza da aperitivi ed uscite serali, la mancanza di contatto umano sul lavoro - e poi tutti sorprendentemente sopravvissuti, sfruttando la tecnologia per rimanere vicini, sfrondando forse un po' i rami meno essenziali della propria socialità, e fondamentalmente anche godendosi un po' di solitudine e la compagnia dei propri familiari più vicini (<i>nessun uomo è un isola ma forse un po' anche</i>)</li><li>la corsa all'evento online: davvero, e metto in prima fila quelli che fanno il mio mestiere: avete un po' rotto, con questa patetica corsa a saltare sul treno del <i>lockdown</i> per raccontare di quanto siete bravi a continuare a lavorare e ad organizzare eventi, discussioni, tavole rotonde, e poi post, tweet, retweet, e podcast e conferenze <i>on air</i>... (<i>il troppo stroppia</i>)</li><li>la sanità privata fa più vittime di quella pubblica: incredibile come il pensare la sanità in ottica <i>business</i> prima che in ottica di <i>servizio</i> renda problematico gestire emergenze e picchi come quelli dei mesi scorsi - Lombardia prima in classifica, ancora una volta e non certo nella classifica più ambita, quella delle vittime da Covid-19 (<i>eccellenze della sanità lombarda - ma dove?</i>)</li><li>riavviare l'economia (Riaprire! Riaprire tutto!) sembra più importante che scongiurare una recrudescenza dell'epidemia - tra l'altro, dopo che i ritardi iniziali nel chiudere tutto, soprattutto in certe zone, sono stati tra le cause principali delle stragi dei mesi passati. Anche in questo caso, Lombardia in prima fila (<i>i più ricchi del cimitero</i>)</li><li>la madre degli idioti è sempre incinta: che cos'altro concludere, dopo aver visto le immagini di piazzale Arnaldo (a Brescia) affollata di persone senza mascherina, intente a placare l'astinenza da aperitivo, nel primo venerdì sera di riapertura? (<i>quelli che il virus sono fatti degli altri</i>) </li><li>baci e abbracci: tutti quelli (non molti) che non ho scambiato <i>fuori</i> sono stati ampiamente compensati dal vivere ogni minuto della giornata fianco a fianco con mia moglie e le nostre bimbe; se mai torneremo ad una completa normalità, tutto questo mi mancherà</li></ul><div>E poi tante altre, che al momento non mi vengono in mente e forse non meritano particolare primo piano, ma senza dubbio mi porterò dentro.</div></div>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-35564454498016378392020-06-02T21:42:00.003+02:002020-06-04T12:48:27.425+02:002 giugno<div style="text-align: justify;">
Festa della Repubblica: una delle due feste nazionali legate alla storia italiana, <i>bella e irrinunciabile come un 25 aprile</i>, per dirla con gli <i>Offlaga Disco Pax</i>.</div>
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Ne ho parlato con mia figlia, affascinata - come tutti lo siamo stati, a nove anni - dall'idea di avere - o, meglio, che l'Italia abbia avuto, in passato - un re ed una famiglia reale.</div>
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Al di là dell'attualità, che ha visto i soliti noti, sedicenti patrioti che in Europa votano contro gli aiuti al nostro paese, violare qualunque indicazione anti- contagio ed anti-assembramento, perché va bene legge, ordine e sicurezza, ma solo quando sono loro a dirlo, a parte l'attualità, dicevo, abbiamo parlato dei re di ieri e dei relativi discendenti di oggi - ci fosse bisogno di un motivo per non essere monarchici, rileggetevi la recente <i>querelle</i> tra rami della famiglia Savoia e rispettivi sostenitori sull'appassionante tema l<i>e figlie di Emanuele Filiberto hanno diritto ad entrare in linea di successione?</i></div>
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Non affaticatevi il cervello, sostenitori di questo o di quel discendente di ex casata regnante: <i>chi se ne frega</i> è l'unica risposta, dato che <i>la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale</i>.</div>
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<br /></div>
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Ho ricordato un'altra cosa, alle mie figlie: settantaquattro anni di Repubblica, certo. Ma anche settantaquattro anni dalla prima occasione in cui le donne, in Italia, ebbero diritto di voto: mia nonna, per dire, aveva trentasette anni e sino ad allora mai aveva potuto votare. Ora lo diamo per scontato, ma nel passato del nostro paese monarchia, diritto divino a governare e ventennio fascista vollero dire anche che solo chi portava i pantaloni era considerato degno di prender parte alla vita pubblica...</div>
</div>
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<div style="text-align: justify;">
Viva la Repubblica, una volta di più.</div>
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Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-50312883731393574482020-06-02T16:53:00.001+02:002020-06-02T16:53:11.367+02:00Equipe 84<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/--6A-y5yhocc/XtZnwU1HgUI/AAAAAAAAID8/Z2L7Rh6vuooFAamj4zHz7kmHD0UckarhQCNcBGAsYHQ/s1600/P_20200530_140348.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="900" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/--6A-y5yhocc/XtZnwU1HgUI/AAAAAAAAID8/Z2L7Rh6vuooFAamj4zHz7kmHD0UckarhQCNcBGAsYHQ/s400/P_20200530_140348.jpg" width="225" /></a></div>
<br />Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-22218960051071683902019-05-26T15:06:00.001+02:002019-05-26T15:06:48.008+02:00Una maglietta per bandiera<div style="text-align: justify;">
Dunque: certificato elettorale pronto; carta d'identità pronta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Maglietta rossa pronta.</div>
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Si va a votare.</div>
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<br /></div>
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Riflettendo su quanto mi ha scritto un amico, in genere più lucido del sottoscritto, circa l'idea di voto utile - leggi: <i>mainstream</i> - contro voto "sentito": <i>io voterò un partito di massa a sinistra solo quando al suo interno sia riconciliata e presente una componente socialista, forte e organica. Votare una espressione più pulita ed educata (forse) del neoliberismo non mi interess</i>a.</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Buon voto a tutti.</div>
Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-35764900922556312372019-05-25T15:11:00.004+02:002019-05-25T15:11:51.170+02:00Che fare?<div style="text-align: justify;">
Secondo post "politico" sul mio stato d'animo alla vigilia di un appuntamento elettorale: con lo stesso sgradevole <i>feeling</i> del <a href="https://blog.amicofragile.org/2019/01/ventanni-dopo.html">primo</a>, il quale se non altro aveva il vantaggio di arrivare prima dell'attuale esperienza di governo gialloverde (ma soprattutto verde - e non nel senso dell'ambiente).</div>
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<br /></div>
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Sono abbastanza giovane da ricordare quando andare a votare era una gioia e le settimane precedenti il voto un periodo di entusiasmante attesa; e sono abbastanza vecchio da aver perso per strada, in ventitre anni ai seggi, quasi tutto quel gusto dell'attesa e quasi ogni gioia nel votare.</div>
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Il nocciolo del problema è, manco a dirlo, l'incertezza che fino all'ultimo mi accompagnerà nella "gita al seggio" di domani - e la consapevolezza che se non andassi a votare, in fondo, non avrei la sensazione (<i>di pancia</i>) di essermi perso granché, ma solo la certezza (<i>di testa</i>) di non aver fatto il mio dovere.</div>
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So chi non voterò mai, se non altro - non è una novità che scegliere da chi ci si sente diversi sia, per un elettore di sinistra, molto più facile che scegliere a chi sentirsi simili: ed è tutto qui, probabilmente, il vero dramma delle sinistre di casa nostra, capaci negli ultimi vent'anni di sperperare tutto ciò che poteva essere sperperato tra scissioni, personalismi, distinguo sul (quasi) niente.</div>
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<br /></div>
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Così... fedele all'idea molto gaberiana che <i>libertà</i> sia <i>partecipazione</i> andrò a votare, nella speranza di trovare una lista europeista di sinistra con qualche possibilità di superare lo sbarramento... diversamente, <i>fallback</i> sul PD, che se non altro non è più - non ufficialmente né formalmente, se non altro - quello di Renzi.</div>
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<br /></div>
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E se l'ultima volta l'unica speranza era che non vincesse nessuno <i>da solo</i> (cosa che si è poi verificata ma che non ha dato frutti particolarmente buoni...), questa volta è che qualcuno, sulla strada del seggio, sia colto dall'illuminazione che, se vogliamo lasciare qualcosa in eredità ai nostri figli, dell'Europa abbiamo bisogno e nell'Europa dobbiamo credere, al di là delle convenienze personali o di partito ed al di là delle ideologie (ché dell'Europa ha bisogno anche chi dell'Europa non vuol nemmeno sentir parlare...).</div>
Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-36031280333591638462019-05-12T21:13:00.000+02:002019-05-12T23:05:52.051+02:00La prova del nove<div style="text-align: justify;">
Sono stato tre giorni in montagna con tutti i colleghi, in occasione di un'iniziativa di <i>team building</i> in cui, tra le altre cose, alcuni di noi - immodestamente autocandidati ma democraticamente selezionati - hanno avuto la possibilità di parlare agli altri di un argomento a scelta: tra gli altri, vino, nodi, supereroi "reali" (nel senso della <i>realtà</i>, non nel senso del <i>re</i>: tutti repubblicani, quanto a questo), videogiochi, kung fu.</div>
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<br /></div>
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Io ho scelto una minuscola goccia nel mare della matematica - del resto, c'è altra disciplina che valga la pena studiare?</div>
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<br /></div>
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Così ho parlato della <i>prova del nove</i>, croce e delizia di tanti studenti di medie e superiori: del perché <i>funziona</i> (la funzione che ad ogni intero associa la sua classe di resto in modulo k "si comporta bene" con le operazioni di somma e prodotto - tecnicamente: è un isomorfismo da <span style="text-align: start;">Z</span> in <span style="text-align: start;">Zk</span>), di quali sono i suoi limiti, del perché - benché sia possibile - non si utilizzino la <i>prova del cinque</i> o quelle <i>del sette</i> bensì proprio quella <i>del nove</i>. Conclusione scoppiettante con una moltiplicazione in base quattro il cui risultato abbiamo verificato con la <i>prova del tre</i>.</div>
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Sipario.</div>
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<br /></div>
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Nessuna slide, lavagna di carta ed un paio di pennarelli (lo scopo principale del cui design sembra essere quello di trasferire l'inchiostro dal proprio interno alle mie mani). Una mezz'ora, probabilmente abbondante nonostante le promesse.<br />
<br /></div>
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È stato bello, mi sono divertito (non so se per gli uditori si possa dire lo stesso e qualche faccia perplessa c'era) ed oggi, dopo un paio di giorni di "decantazione", ho realizzato che si è trattato della prima lezione di matematica della mia vita, se escludiamo qualche <i>sproloquio destrutturato</i> alla lavagna in ufficio tanti anni fa e qualche lezione privata ad un amico di mia sorella che, per anonimato e con riferimento al livello di ricettività, chiameremo <i>ciuchino</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ho sempre avuto il dubbio di aver sbagliato qualcosa, nelle mie scelte universitarie ed in ciò che ne è seguito professionalmente. L'esperienza in università mi ha insegnato che nulla emoziona quanto spiegare qualcosa che <i>piace</i>. Questa esperienza mi regala il dubbio che nulla emozioni quanto insegnare qualcosa che <i>si ama</i> - e c'è qualcosa che meriti più amore della matematica?</div>
Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-41369196095110820222019-04-03T19:11:00.000+02:002019-04-03T19:11:13.912+02:00Bootstrap dell'access point<span style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">Quindi: un dispositivo <i>per connettersi alla rete</i>, la cui configurazione è possibile solo mediante apposita applicazione, disponibile per un solo sistema operativo (va be': con licenza parlando - indovinate quale) e comodamente scaricabile <i>dalla rete</i>.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">Ora: sono il solo a vedere che c'è un problema di <i>design di processo</i> grande come una casa? Ma chi l'ha pensato, un ingegnere gestionale??</span><br />
<span style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">Sembra la versione da ufficio del <i><a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Bootstrapping_(compilers)">bootstrap di un compilatore</a></i>...</span><br />
<span style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-27835145824888033762019-02-21T10:36:00.005+01:002019-02-21T10:37:29.484+01:00Ministro dell'Insicurezza<div style="text-align: justify;">
Melegnano, hinterland milanese.</div>
<div style="text-align: justify;">
Profondo nord. </div>
<div style="text-align: justify;">
Una famiglia, che come tante altre ha adottato un ragazzo di colore, <a href="https://milano.repubblica.it/cronaca/2019/02/20/news/razzismo_melegnano_scritta_svastisca-219600187">viene minacciata con scritte razziste</a> sul palazzo in cui vive: "Ammazza il negro" (ovviamente non in italiano: in dialetto - perché va bene <i>prima gli Italiani</i> ma, da sempre, prima che prima gli Italiani viene <i>prima il Nord</i> (do you remember, elettore del Sud che voti Salvini?)).</div>
<div style="text-align: justify;">
La madre del ragazzo in questione esprime un parere, piuttosto scontato vista la consueta sovraesposizione mediatica del Ministro (la maiuscola è per la carica, non per chi la ricopre) dell'Interno su qualsiasi tema (i compiti dei figli, la TAV, il derby di Milano, il caffé al mare...) e l'assordante silenzio in proposito: <i>Salvini dovrebbe condannare il fatto</i>, suggerisce.</div>
<div style="text-align: justify;">
Salvini risponde: <i>rispetto il dolore di quella madre <b>ma</b> </i>(come se il rispetto potesse avere dei <i>ma</i>) <i>lei rispetti la richiesta di sicurezza</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Che cosa significano queste parole: che il Ministro dell'Interno ritiene che scrivere su un muro "Ammazza al negar", con tanto di svastica al seguito, sia una <i>richiesta di sicurezza</i>? Che il Ministro dell'Interno ritiene che adottare un ragazzo di colore minacci (oltre <i>sa va san dire</i> alla purezza dell'italica razza) la sicurezza degli Italiani e dunque in qualche modo giustifichi la comparsa di minacce di morte di stampo razzista?</div>
<div style="text-align: justify;">
Forse significa semplicemente che il Ministro dell'Insicurezza (se, com'egli sostiene, più clandestini significa meno sicurezza, il provvedimento peggiore degli ultimi decenni per la sicurezza degli Italiani è stato probabilmente il suo decreto (Decreto Insicurezza, appunto) che ne moltiplica il numero riducendo le possibilità di ottenimento dello status di rifugiato) ha person un'occasione per tacere - ma questo non ci stupisce più di tanto. Certo, dopo averlo visto bere il caffé a torso nudo tra luglio ed agosto, si poteva pensare che il fondo fosse stato raggiunto ma, a quanto pare, una volta arrivato al fondo il Ministro dell'Insicurezza, da buon milanese lavoratore, prende la pala ed inizia a scavare. Verso Nord, suppongo.</div>
Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-92188912790934409752019-01-11T10:25:00.000+01:002019-01-12T12:54:03.261+01:00Vent'anni dopo<div style="text-align: justify;">
Quale musica ascoltare, oggi, lo decide il calendario.</div>
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<br /></div>
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Le canzoni di Fabrizio De André, ne ho scritto mille volte, hanno accompagnato la mia infanzia (le cantava mia mamma quand'ero piccolo: <i>imprinting</i> musicale assicurato) e la mia crescita e fanno parte, in qualche modo, della persona che, a quarant'anni, sono diventato - del mio modo di vedere il mondo, di pensare gli <i>altri</i>, di immaginare il futuro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Così... è strano, ed un po' triste, pensare che uno dei miei cantanti preferiti - il mio preferito, probabilmente; e comunque quello che mi ha accompagnato quando sono stato felice o triste o arrabbiato o speranzoso o ribelle o (semplicemente) me stesso - è morto da vent'anni: quasi metà della mia vita, vissuta <i>senza di lui</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Al di là di vuote domande come <i>chissà che altro avrebbe scritto, in questi vent'anni</i>, ho un solo vero rimpianto: non averlo mai ascoltato dal vivo. Per il resto, vale - ancora una volta - il verso di una sua canzone: <i>è stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati</i>.</div>
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<br /></div>
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Ciao Fabrizio.</div>
Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-78417929670541817992018-11-04T10:50:00.000+01:002018-11-04T10:50:23.874+01:00Quando l'anima è fashion- Mamma: <i>Laura, preparati, così vieni a messa con me e con Irene...</i><br />
- Laura: <i>No, no, non voglio venire a messa...</i><br />
- Mamma: <i>Dai, andiamo insieme, c'è anche tua sorella...</i><br />
- Laura: <i>No no, io sto a casa con </i>papino<i>...</i><br />
- Mamma: <i>Dai, preparati, così ti metti anche le scarpe nuove!</i><br />
- Laura: <i>Sììììììììì!</i><br />
- Papà (ridendo): <i>hai proprio venduto la tua anima per un paio di scarpe!!!!</i>Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-4104677830248331162018-02-24T16:53:00.000+01:002018-02-24T16:53:05.493+01:00Potere troppe volte delegato ad altre mani<div style="text-align: justify;">
Votai per la prima volta il 21 aprile 1996: diciottenne da poco più di un mese, alle Elezioni Politiche che seguivano la prima nefasta esperienza di Berlusconi al Governo ed il Governo Dini e nelle quali, per la prima volta, si fronteggiavano Prodi e Berlusconi stesso.</div>
<div style="text-align: justify;">
Votai per Rifondazione Comunista, con l'entusiasmo di un ragazzino di quarta liceo e l'idea un po' ingenua che un voto potesse, davvero, cambiare - se non il mondo - qualcosa.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quelle consultazioni andarono <i>bene</i>, se così si può dire: Prodi divenne Presidente del Consiglio anche con il sostegno di Rifondazione e rimase tale fino alla ben nota rottura con Bertinotti sulle cosiddette "Trentacinque ore": Rifondazione si spaccò, Prodi dovette lasciare in favore di D'Alema e poi di Amato e, con la testa ed il cuore di un ventenne, l'idea che un Governo potesse cadere su una questione di principio mi pareva ingenuamente <i>bella</i> - avvertenza per chi, <i>da allora e per sempre</i>, detesta Bertinotti ed i partiti "a sinistra del centrosinistra": la frase precedente rappresenta la cosa più vicina ad un'autocritica che mi sentirete mai fare in proposito.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Voterò di nuovo, tra una settimana ed a pochi giorni dal mio quarantesimo compleanno - in mezzo, ventidue anni ed un crescendo di distacco dall'entusiasmo di allora per la <i>Politica che cambia il mondo</i> che culmina nella totale incertezza su che cosa fare delle schede che mi verranno messe in mano domenica prossima.</div>
<div style="text-align: justify;">
Voterò nuovamente, dopo le Politiche del 2001 (vittoria di Berlusconi su Rutelli, <i>mamma mia</i>), quelle del 2006 (vittoria di un soffio di Prodi su Berlusconi, grazie al cosiddetto Porcellum pensato per evitare la vittoria del centrosinistra e poi rivelatosi incostituzionale), quelle del 2008 (vittoria di Berlusconi su Veltroni, con il primo esperimento, riuscito, di PD mangia-sinistra) e quelle del 2013, alle quali si devono l'esilarante <i>non abbiamo perso</i> di Bersani, la prima massiccia presenza grillina in Parlamento, le porcherie piddine sulla rielezione del Capo dello Stato, le occasioni perse da centrosinistra e Movimento Cinque Stelle per cambiare davvero qualcosa (confesso: un po' ci avevo sperato), l'epico <i>Gianni, stai sereno</i> rivolto a Letta da Renzi poco prima di fargli le scarpe, il PD oltre il 40% alle Europee, il suicido renziano sul Referendum Costituzionale e, <i>dulcis in fundo</i>, l'attuale Governo Gentiloni.</div>
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Voterò, sperando, per la prima volta, che non vinca nessuno: non la destra xenofoba ed antieuropea di Salvini, non il populismo senza ideologia del Movimento Cinque Stelle, non la maschera di <i>vecchio buon senso democristiano</i> del PD (<i>sotto il partito: niente</i>). Voterò sperando in un pareggio a tre a valle del quale nessuno possa, da solo, governare a sua immagine e somiglianza, perché nessuna delle tre immagini rappresenta in alcun modo il mio modo di vedere il mondo e di pensare la società.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi, chiaramente, se uno dei tre mali deve vincere, il minore è ovviamente quello piddino: ma votarlo no, no davvero!, con la stupidità di ricandidare la Boschi o di non prendere le distanze da De Benedetti; con il suicidio ideologico della rielezione di Napolitano al Quirinale, con i franchi tiratori a bocciare Prodi e l'indisponibilità a votare Stefano Rodotà, fondatore del PD graditissimo ai grillini; con la riforma elettorale fatta per tagliar fuori, tra gli altri, la sinistra (se sinistra c'è): avete reso il mio voto inutile togliendo la possibilità del voto disgiunto, non rompetemi le palle col <i>voto utile</i>, non ora e possibilmente mai più.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
PS: poi qualcuno voterò, e sarà Liberi e Uguali (nonostante D'Alema, mamma mia) o +Europa (ché Emma Bonino mi pare una brava persona, come Piero Grasso, ed una persona che si batte per ciò in cui crede). Ma dell'entusiasmo della mia <i>prima volta</i> al seggio elettorale è rimasto, davvero, quasi nulla.</div>
Amicofragilehttp://www.blogger.com/profile/03798843481140367818noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4838134296135619701.post-3294026919917510512018-01-13T14:48:00.001+01:002018-01-13T16:14:09.767+01:00Moti relativi e moti apparenti<div dir="ltr">
Il sistema Sole - Terra - Luna spiegato a mia figlia...</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://lh3.googleusercontent.com/-PZh26dPsL5g/WloON_Lx5RI/AAAAAAAAHVQ/FyEkHEp4yQUcU9fe4kx32Y6NzkfJZlcHQCHMYCw/s1600/P_20180113_144457.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://lh3.googleusercontent.com/-PZh26dPsL5g/WloON_Lx5RI/AAAAAAAAHVQ/FyEkHEp4yQUcU9fe4kx32Y6NzkfJZlcHQCHMYCw/s640/P_20180113_144457.jpg" /> </a> </div>
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