giovedì 1 aprile 2010

Sul carro del vincitore

Rino Fisichella, quello che definirei un "pezzo grosso" delle gerarchie vaticante, commenta i risultati delle elezioni amministrative di domenica scorsa. E perde l'ennesima occasione per fingere di ricordare che cosa significhi "separazione tra Stato e Chiesa", come già prima di lui Angelo Bagnasco (ultimi di una lunga lista di "illustri" personaggi illegalmente votati all'ingerenza).

Questa volta però l'illustre accademico pontificio (quello che sempre viene mandato a parlare dei problemi di pedofilia nel clero cattolico, compito svolto in genere dando degli ignoranti agli interlocutori e fingendo di non essere in grado di comprendere l'aritmetica) supera se stesso, sparandola davvero enorme: parla con evidente e morbosa eccitazione (ah!, il potere!) dei nuovi potenti d'Italia, commentando "Quanto ai problemi etici, mi pare che [la Lega] manifesti una piena condivisione con il pensiero della Chiesa". Ora: che le gerarchie vaticane siano da sempre molto più sensibili al fascino del potere e dei potenti che non alle istanze della gente comune od al lavoro di tanti religiosi che dedicano la loro vita agli ultimi, non è cosa che si scopre oggi: basti pensare all'affettuosa e nota amicizia tra il pontefice precedente ed un dittatore sanguinario. Così come non si scopre oggi che l'eccitazione quasi sessuale per il potere (proprio od altrui, cambia poco) da parte degli alti prelati sia quasi sempre più forte dei tanto sbandierati "principi irrinunciabili": la famiglia prima di tutto, e poi via a leccare il culo a politici pluri-divorziati, noti libertini, frequentatori di minori (ok: in questo caso è chiaro dove sia il comune sentire con Santa Madre Chiesa) ed utilizzatori finali di prostitute.

Più singolare è scoprire la condivisione con il pensiero della Chiesa da parte di un partito noto per le posizioni xenofobe e le innumerevoli attività razziste. Evidentemente, l'ossessione per la RU486, che spinge Santa Madre Chiesa a sponsorizzare Cota o Polverini,  è ben più forte dell'idea evangelica dell'essere tutti egualmente figli di dio: come dire che un embrione bianco vale più d'un adulto nero (o forse pesa il discorso che un embrione diventerà, prima o poi, un bambino: e si sa come a certa gente i bambini piacciano più degli adulti).

Penso a come si devono sentire, di fronte a certe affermazioni, tanti uomini e donne che agli ultimi, agli emarginati, ai "diversi" hanno scelto nella Chiesa di dedicare la propria vita, seguendo un ideale che il magistero della Chiesa non perde giorno per sminuire ed insultare.

Per parte mia, ho il grande vantaggio di non essere cattolico, e la soddisfazione di poter pensare, ancora una volta con fin troppo facile orgoglio, io non sono come voi. Soddisfazione che nulla toglie al fastidio per l'ipocrisia di chi, da sempre, da duemila anni a questa parte, trova il modo - spudoratamente - di salire sul carro del vincitore, senza alcuna considerazione per quanto sanguinario o razzista od immorale tale vincitore sia.

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