martedì 6 ottobre 2009

Tristemente

Mi dicono che il Santopadre, tanto per non perdere l'abitudine di preoccuparsi di cose che non lo riguardano (a meno che non si voglia accettare il principio che tutto lo riguarda: nel qual caso, sarà felice di sapere che ieri sera ho comperato il latte e che generalmente mi scarico con una certa regolarità), ha affermato (ché non è uso a suggerire né a discutere: Egli afferma) che il rifiuto di Dio porta tristezza ed insoddisfazione.

Ora. Lusingato per l'interesse ma, al di là dell'osservazione meramente formale che il capo di una confessione religiosa potrebbe non sapere molto dello stato d'animo di un ateo, vorrei rassicurare il Pastore tedesco: da quando - una dozzina d'anni fa - ho posto fine alle regolari frequentazioni di cerimonie religiose, prendendo atto del mio sentirle qualcosa di esclusivamente superstizioso e vuoto, la mia vita emotiva e spirituale è sensibilmente migliorata. Mi sento meglio, in poche parole: più felice, più consapevole di me stesso, dei miei rapporti con il mondo, con la realtà, con le altre persone. Più libero.

Badate bene: non sto dicendo che la mia posizione sia quella giusta (orribile termine che un relativista lascia volentieri ai molti assolutisti), né è mia intenzione sostenere che viva peggio (o sia più triste) chi crede in dio di chi si ritiene libero pensatore. Sto dicendo che questa è la mia posizione, e come tale è quella giustaperme. Sto dicendo che l'affermazione del Sommopontefice nel mio caso non è valida e che, trattandosi - ovviamente - di un'affermazione assoluta ed assolutista, non essendo valida in almeno un caso non lo è in generale (poiché non può essere assoluta e dunque, visto l'estensore, non ha senso di essere).

In sostanza, questa è la differenza tra pensare relativo ed affermare assoluto: nel secondo caso si affermano le proprie posizioni come universalmente valide, nel primo si sostiene la propria libertà di avere posizioni personali: con tutto il bagaglio di riflessione, razionalità, rispetto per la diversità che questo comporta. Bagaglio scomodo e problematico, forse, se paragonato all'affermazione assoluta di una presunta Verità: ma bagaglio che sento visceralmente mio, e che tutto mi rende, tranne che triste. E mai mi spingerebbe a permettermi di affermare in modo assoluto che chi la pensa diversamente da me, benché sotto un'eventuale apparenza di vita facile, è in realtà triste ed insoddisfatto.

PS: meriterebbe forse un commento la frase testuale "Chi nega Dio e non rispetta l'uomo sembra avere vita facile, ma sotto la superficie in queste persone c'è tristezza e insoddisfazione" (attribuita al Santopadre nell'articolo linkato), ma l'associazione tra negare dio e non rispettare l'uomo è tanto debole logicamente e tanto lontana dalla storia degli ultimi due millenni (si pensi al rispetto per l'uomo mostrato da chi ha colonizzato il Sud America profondamente credendo in quel Dio in nome del quale Ratzinger parla) da indurmi a soprassedere...

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