venerdì 14 agosto 2009

Non dire falsa testimonianza

Avrei voluto intitolare questo post "Bugie cattoliche", ma sarebbe stato in fondo poco originale: non certo una novità, diciamo. Preferisco quindi intitolarlo con una delle "massime" tanto care alle alte sfere religiose, quando si tratti - ovviamente - di applicarle agli altri (premier ed altri politicanti esclusi).

Ho avuto modo di intravedere, qualche tempo fa, una copertina di "Famiglia cristiana", settimanale che certo non leggo abitualmente ma con le cui posizioni, non mi dispiace dirlo, spesso mi sono trovato d'accordo. In questo caso, tuttavia, non ho potuto fare a meno di notare la bugia bellamente sbattuta in prima pagina, con un titolo (che rimandava ad un articolo "di spicco", assolutamente da non perdere) che recitava "RU486: la pillola della morte che aggira la legge 194". Ora: definire una pillola abortiva "pillola della morte" è senza dubbio una scelta colorita, altrettanto indubbiamente una scelta opinabile (ritenere che sia "vita" quella di un embrione prima che sia trascorso un certo numero di settimane dal concepimento è questione assolutamente di fede, nel senso che ci si può credere o no, la Scienza dice certe cose, le diverse religioni ne dicono altre, in genere diverse tra loro), ma è una scelta pienamente legittima: nulla che si discosti dalla linea che ci si aspetta da una pubblicazione del genere.

Scrivere invece che l'utilizzo di tale pillola "aggira la legge 194" è una palese falsità, dal momento che tale legge regolamente i casi in cui sia lecito, per una donna, ricorrere all'Interruzione Volontaria di Gravidanza, definendo termini temporali precisi, e l'utilizzo a tal fine di una pillola in luogo di un intervento chirurgico nulla cambia di questa regolamentazione e di questa tempistica.  Semplicemente, rende la procedura meno invasiva per la donna, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico: il vero motivo, in fondo, per cui la nuova possibilità è tanto invisa alla Chiesa Cattolica ed ai suoi tirapiedi...

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