mercoledì 19 novembre 2008

Versi

Lavoro, con De Gregori nelle cuffie.

E, di colpo, mi si fermano in mente due versi, che mi chiamavano da un paio di giorni, e non capivo il perché.

Improvvisamente, li associo, non senza tristezza, a tutto ciò che in questi giorni certi benpensanti sproloquiano a proposito di Eluana Englaro, senza alcun rispetto per il dolore di una famiglia, le scelte e le convinzioni di una ragazza, le sentenze della magistratura, la libertà delle persone. Di vivere, di morire. Di non voler vivere una nonvita. Di non essere, appunto, condannati a morte per la vita...

"Fuori dall'orizzonte con il muro di fronte,
risultato senza soluzione
Condannato a morte
Condannato a vita
Condannato a morte per la vita
Condannato a morte
Condannato a vita
Condannato a morte per la vita
Che silenzio che c'è qui intorno
Che paura che c'è qui intorno
Religione può essere un sentimento,
religione può essere una fuga d'amore
Religione può essere intrattenimento,
religione può essere terrore
"

[F. De Gregori, da "Condannato a morte"]

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