mercoledì 30 gennaio 2008

La Chiesa che non fa politica

Il cardinal Ruini rappresenta la Chiesa che non fa politica. Tipico di chi non fa politica è infatti intervenire su qualunque questione sia anche solo lontanamente in discussione nel mondo politico: dalle consultazioni di Napolitano ("Trovate un accordo", dice mons. Betori) alle valutazioni sulla legge 194, quella tanto per dire che ha permesso di dimezzare il numero annuo di aborti in Italia e che ha azzerato quello degli aborti clandestini (Runi, persino Ratzinger in persona), passando per considerazioni generali sulla situazione politica (si cerchi una soluzione per il bene del Paese, Bagnasco).

Ma il mio preferito è Ruini: interviene su tutto, in qualunque momento. Qualunque cosa stiate guardando, in televisione od in rete, non potete stare tranquilli: Camillo potrebbe essere in agguato e presentarsi a voi da un momento all'altro, dando direttive (per carità, indicazioni per scelte eticamente valide) ed incitando a mettere la dottrina cattolica davanti alle regole di normale convivenza di un Paese laico.

E poi se ne esce affermando che la Chiesa non fa politica, anche se non esiste altro modo di definire il continuo ficcanasare delle alte sfere vaticane in tutto ciò che riguarda lo Stato italiano: ieri i due maggiori quotidiani nazionali, nella loro versione online, titolavano qualcosa tipo "Berlusconi: Elezioni subito. Veltroni: non è un bene per il Paese. La CEI: trovare un accordo". La CEI ? Ma che c'entra la CEI, scusate ? Vi immaginate un titolo - qualche anno fa - sullo stile "Conclave diviso tra martiniani e ratzingeriani. Ciampi: trovare un accordo" ?

Vorrei precisare: nessuno vieta a Ruini di dire quello che pensa (cioè, nessuno: esiste una cosa che si chiama Concordato, della quale il Vaticano si ricorda solo per far pagare allo stato italiano gli insegnanti di religione scelti dalle curie e per ottenere i finanziamenti dell'8 per mille...), nessuno gli vieta di fare politica. Ma non dica che non sta facendo politica, perché sembra proprio che ci voglia anche prendere in giro !

6 commenti:

  1. Cosa vuol dire “far politica”? Evidentemente, nell’accezione in cui la si intende quando si parla della Chiesa e del suo coinvolgimento, “militare in un partito/per un partito”. La Chiesa non milita in e per nessun partito; la Chiesa milita nella difesa di valori in nome dei quali si pronuncia, legittimamente, sulle questioni pubbliche: per informare i credenti delle posizioni conformi al loro credo, e di quelle che non lo sono, al di là di ogni etichetta di partito.

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  2. Legittimamente è tutto da verificare, visto che esiste un accordo tra Stato e Chiesa (sul quale io personalmente non sono molto d'accordo, ma esiste) che prevede che la Chiesa non faccia politica... nel senso che non dovrebbe interferire nella vita politica dello Stato, cosa che continuamente fa attaccandone specifiche leggi o spingendo i parlamentari a sostenerne od approvarne altre. Questo per il Concordato è illegale. Il mio discorso in ogni caso era diverso, e riguardava semplicemente l'incoerenza tra dire una cosa e farne il contrario. Poi sono il primo a dire che il Concordato non dovrebbe esistere, e così i limiti (ahimè solo formali) alle possibilità di intervento di papi e cardinali nella vita politica nonché i privilegi di cui essi e la loro Chiesa godono.

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  3. "La Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese".
    Così recita la Legge 25 marzo 1985, n. 121 che apporta modifiche al Concordato.

    Questo non significa assolutamente che la Chiesa non possa pronunciarsi sulle questioni pubbliche; significa che lo Stato, il Parlamento in particolare, non è tenuto a rispondere alla Chiesa del proprio operato.
    La Chiesa ha il dovere di informare la collettività su ciò che non sia conforme al suo insegnamento, ha il diritto di pronunciarsi "per la promozione dell’uomo e il bene del Paese". Questo non significa "fare politica" né venir meno al Concordato. Nessuna incoerenza.

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  4. "Indipendenti" a casa mia significa essenzialmente non influenzarsi l'un l'altro... nel senso anche di non tentare di farlo. Chiaro, significa anche non farsi influenzare, ed in questo la politica italiana è senza dubbio molto più carente di quella di molti altri paesi, nei quali al Papa ed ai suoi compari si direbbe semplicemente di farsi gli affari loro...
    Ripeto: la cosa ridicola è semplicemente il fatto di negare una cosa che si fa (e questo sarebbe tanto più ridicolo se la cosa in questione, come tu sostieni, fosse perfettamente "limpida" da un punto di vista legale...).

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  5. non influenzarsi l’un l’altro=indifferenti≠indipendenti

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  6. Be', se questa è la tua definizione di indipendenza ed indifferenza... certo !
    Ciò comunque nulla toglie che l'aspetto che ho sottolineato io è che il Papa ed i suoi scagnozzi sono ridicoli quando dicono una cosa e fanno il contrario, e che questo è tanto più ridicolo se parti dal presupposto di essere convinto che tale cosa sia perfettamente legittima !

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