venerdì 30 giugno 2006

Resistenza

Riporto una poesia di Piero Calamandrei, che mi è capitato di trovare in rete cercando tutt'altro...
In un periodo in cui spesso si sente parlare della necessità di parlare delle Resistenza come di una "guerra" tra due fazioni con pari dignità, da ricordare nello stesso modo, mi sembra importante ribadire invece che c'è stata differenza, e grande, tra chi combatteva da una parte e chi combatteva dall'altra: e se oggi siamo qui a discuterne è anche, e soprattutto, grazie al fatto che una dlele due fazioni ha "vinto", se mai è possibile vincere una guerra civile, e non l'altra.

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRÀ
A DECIDERLO TOCCA A NOI
NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITÀ
NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO
NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE
MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIÚ DURO D'OGNI MACIGNO
SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI S'ADUNARONO
PER DIGNITÀ NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO
SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI TROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO
CHE SI CHIAMA
ORA E SEMPRE
RESISTENZA

Piero Calamandrei, 1952

3 commenti:

  1. Beh caro Pietro se cerchiamo di ragionare senza farci prendere dai sentimenti, una guerra civile è un qualcosa di terribile, nemmeno paragonabile ad una guerra "tradizionale"; gente che si conosce e fino al giorno prima siede di fianco al proprio vicino, il giorno dopo imbraccia il fucile per ammazzarla in nome di una qualche ideologia.... basta pensare alla tragicità della guerra in bosnia, in cui tutto il peggio dell'animo umano ha avuto libero sfogo senza freni. Naturalmente nessuno ricorda che a Sarajevo, pur sotto le bombe, continuava a sopravvivere una vita normale, dove i matrimoni fra serbi, croati e mussulmani si celebravano regolarmente, dove i vicini continuavano a darsi una mano pur se di etnie diverse; ma questo avrebbe creato dei problemi all'opinione pubblica: "ma come a sarajevo sopravvive una civile convivenza fra i tre popoli?".

    Tornando all'argomento principale del tuo intervento dire di fare così: fino all'8 settembre le ragioni potevano trovarsi da ambo le parti, anche se in misura minore da quell'altra; dopo l'8 settembre il nemico era diventato il tedesco, quindi rimanerne al fianco voleva dire tradire la patria e porsi fuori dalle ragioni di difesa del suolo italiano. Insomma la resistenza l'hanno fatta tutti gli italiani, chi + chi - contro l'invasore, i repubblichini aiutavano le ss a sterminare interi paesi, come marzabotto e altri sugli appennini toscani. Non vedo come si possano equiparare le posizioni dopo l'armistizio.

    Ma naturalmente noi siamo sognatori e raccontiamo storie, bahhhhh sarà ma alla fine noi dormiamo sonni tranquilli e non abbiamo fantasmi che debbano inseguirci. :-)

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  2. Grazie Amico fragile, per avere dato spazio sul tuo blog ad un argomento così a cuore a chi come me, è cresciuto sentendo storie sui mitici partigiani...sì è vero, poi si cresce, e si viene a conoscenza di come sono andate le cose, di quanta violenza da entrambe le parti...ma tutto ciò non mi ha fatto perdere l'ammirazione per chi mollava tutto e si rifugiava sui monti per combattere, per difendere, per portare notizie, per controllare il proprio territorio...non così verso i vendicatori o altrettanto snaguinari come i nemici.
    Il fatto è che si può e si deve distiguere proprio epr q

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  3. (continua per inavvertito invio...) per i motivi che dici, per lo scopo perseguito, che non giustifica la violenza, ma permette di ricordare le morti come sacrifici moralmente alti, non come sconfitte bieche.
    Io sono orgogliosa di essere italiana qundo cammino sui sentieri idei partigiani in montagna, mi si apre il cuore e mi sento parte di una nazione perchè in sintonia con quei ragazzi...il fatto è che vorrei sentirmi parte vivendo adesso, con i giovani di oggi, non solo ricordando il coraggio d quelli di ieri.

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